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    COME TI TRASFORMO HONG KONG IN PECHINO – ARRIVA LA CENSURA CINEMATOGRAFICA NELL’EX COLONIA BRITANNICA: NON SOLO CI VORRA' IL VIA LIBERA DI UN’AUTORITÀ PER PROIETTARE NUOVE PELLICOLE, MA SARA' NECESSARIA L'’APPROVAZIONE ANCHE PER I VECCHI FILM: DALLE ARTI MARZIALI DI BRUCE LEE A QUELLE DI JACKIE CHAN, DAI THRILLER DI WOO E TSUI HARK FINO ALLA NARRAZIONE DI WONG KAR-WAI - GLI ESERCENTI RISCHIANO UNA PENA MASSIMA DI TRE ANNI DI CARCERE E… - VIDEO


     
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    Lorenzo Lamperti per “La Stampa”

     

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    A Better Tomorrow. È il titolo di una celeberrima saga cinematografica ideata dal regista e sceneggiatore John Woo nel 1986. A 35 anni di distanza dall'uscita di quel film e a 24 anni dall'handover appare però difficile immaginare un domani migliore per Hong Kong, sempre più a tutti gli effetti Repubblica Popolare Cinese.

     

    Le autorità dell'ex colonia britannica hanno proposto una serie di emendamenti alla legge sulla censura cinematografica per «prevenire o reprimere azioni e attività che possano mettere la sicurezza nazionale» nella città. Sicurezza nazionale, un mantra nella Cina di Xi Jinping che anche i cittadini di Hong Kong hanno imparato a conoscere bene con l'introduzione dell'omonima legge promulgata nel giugno 2020 e che ha accelerato il prepensionamento del modello «un paese, due sistemi» col quale Pechino dovrebbe governare il territorio fino al 2047.

     

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    La nuova legge sulla produzione cinematografica prevede che ogni film debba ottenere il via libera di un'autorità censoria chiamata a verificare che le opere non contengano elementi che possano mettere a rischio la sicurezza nazionale. I censori potranno revocare la licenza di distribuzione di qualsiasi pellicola che si ritiene violi la legge, mentre le sale cinematografiche o i luoghi nei quali verranno proiettati titoli ritenuti «contrari agli interessi della sicurezza nazionale».

     

    wong kar wai wong kar wai

    Gli esercenti rischiano una pena massima di tre anni di carcere e multe fino a un milione di dollari di Hong Kong, circa 110 mila euro. Per fare appello non si potranno usare i canali consueti ma si dovrà passare avviare un riesame giudiziario con una costosa procedura legale. Le misure si applicano non solo sui film in uscita a partire dal prossimo 1° settembre (da quando dovrebbero entrare in vigore) ma anche su quelli già distribuiti.

     

    censura cinema hong kong 3 censura cinema hong kong 3

    Servirà un'approvazione anche per proiettare opere del passato. Un passato a dir poco glorioso per la cinematografia di Hong Kong. Dalle arti marziali di Bruce Lee a quelle di Jackie Chan, dai thriller di Woo e Tsui Hark fino alla narrazione non lineare di Wong Kar-wai, il cinema di Hong Kong ha spesso dato il via a filoni e trend ammirati o replicati su scala globale. Un patrimonio che ora potrebbe essere a rischio, con una nuova legge che avvicina la città al resto della Cina, dove i film sono sottoposti a controlli scrupolosi ed esistono rigide quote per l'importazione di opere straniere.

     

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    La proposta di legge verrà ora sottoposta al Consiglio legislativo, ma la sua approvazione appare scontata visto il progressivo sradicamento dell'opposizione. Il tutto rientra in una più ampia campagna "patriottica" che mira a rafforzare la fedeltà nei confronti di Pechino. La stretta su diritti politici e libertà di espressione sembra inesorabile sin dalle proteste di massa del 2019, che hanno convinto le autorità locali e il Partito comunista cinese della necessità di mettere "in sicurezza" la città. Lo scorso 27 luglio il 24enne Tong Ying-kit è diventato il primo condannato sulla base della legge sulla sicurezza nazionale con le accuse di terrorismo e incitamento alla successione per aver esposto una bandiera con la scritta "liberate Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi" mentre guidava una motocicletta.

     

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    La riforma elettorale ha colpito invece l'opposizione parlamentare, mentre è a rischio estinzione anche l'associazionismo non allineato. A luglio erano stati arrestati cinque membri del sindacato dei logopedisti perché accusati di aver pubblicato libri per bambini «sediziosi». Nei giorni scorsi si è sciolto l'Hong Kong Professional Teachers' Union, che rappresentava l'80% degli insegnanti. Stessa sorte per l'ente organizzatore della veglia annuale per Tiananmen. Centinaia di copie dell'ultimo numero della rivista dell'unione degli studenti del Politecnico sono state ritirate dagli scaffali del campus perché presentavano contenuti che riportavano slogan delle proteste. Hong Kong, per dirla alla Wong Kar-wai, non sembra più in the mood for love.

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