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DALL’IDILLIO BERGOGLIO-OBAMA AL DISSENSO GEOPOLITICO CON IL CATTOLICO BIDEN, FINO ALL’OPPOSIZIONE A TRUMP: IL COMPLICATO RAPPORTO TRA PAPA FRANCESCO E L’AMERICA – L’AGENDA LGBTQ+ HA MESSO IN CRISI L’ASSE DEL PONTIFICATO DI BERGOGLIO CON I DEMOCRATICI USA - LA CHIESA CATTOLICA AMERICANA SI È SPOSTATA ANCORA PIÙ A DESTRA, E ALL’OPPOSIZIONE, NEI CONFRONTI DI PAPA FRANCESCO - CON IL CATTOLICO BIDEN I RAPPORTI SI SONO RAFFREDDATI PER LE POSIZIONI SU UCRAINA, GAZA VISTE COME ANTIAMERICANE DALL'AMMINISTRAZIONE DEM...
Federico Rampini per il “Corriere della Sera”- Estratti
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Dall’idillio Bergoglio-Obama al dissenso geopolitico con il cattolico Biden, per finire con l’opposizione a Trump. Per ricostruire il rapporto fra papa Francesco e l’America bisogna fare un salto indietro di dieci anni. Accadeva il 24 settembre 2015 a Washington. E sembra un secolo fa. «La maggior parte di noi sono stati stranieri. Ricordiamo la regola d’oro: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.
L’America è stata grande quando ha difeso la libertà e i diritti per tutti, con Lincoln e Martin Luther King».
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Quel giorno papa Francesco è il primo Pontefice nella storia a parlare al Congresso americano a Camere riunite. Fa un discorso appassionato e anche duro: chiede l’abolizione della pena di morte e della vendita di armi, invoca politiche di accoglienza per immigrati e profughi, un impegno contro le diseguaglianze, la lotta al cambiamento climatico.
(…)
Papa Bergoglio ha delle affinità elettive con Barack Obama. Ma un’America diversa lo aspetta al Congresso. C’è una maggioranza di repubblicani, in piena campagna per la nomination presidenziale: a destra è già apparso Donald Trump.
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Il Papa non fa concessioni, non smussa le asperità. Parla davanti a un Congresso dove oltre a senatori e deputati ci sono governatori degli Stati, candidati presidenziali. Con una sovra-rappresentazione del mondo cattolico: sono cattolici l’allora vicepresidente democratico Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry, il presidente della Camera (repubblicano John Boehner) e la capogruppo democratica Nancy Pelosi.
31 per cento di cattolici al Congresso, mentre nella popolazione americana sono il 22 per cento.
American Dream e accoglienza degli stranieri, è il primo tema forte del discorso, Bergoglio lo affronta partendo dalla sua biografia e lo declina parlando di Americhe al plurale, come gli è congeniale. Un argentino vede gli Stati Uniti con una prospettiva particolare, nell’emisfero Sud lo Zio Sam è stato sinonimo di prepotenze imperialiste, ma l’approdo agli Stati Uniti è anche il traguardo della speranza per chi emigra.
«Milioni di persone sono venute qui inseguendo il sogno di costruirsi un futuro nella libertà. Noi, i popoli di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri perché molti di noi lo erano. Ve lo dico da figlio di immigrati, sapendo che molti di voi discendono da immigrati».
Quando il Papa visita per la prima volta gli Stati Uniti, l’asse Obama-Bergoglio ha già avuto un collaudo. Cinque mesi prima di quel discorso al Congresso di Washington, il 10 aprile 2015 a Panama c’è stato un incontro fra Obama e il suo omologo cubano: Raul Castro, fratello di Fidel. Il primo incontro da più di 50 anni, fra i presidenti di due Stati che la Guerra fredda aveva contrapposto.
Il passato che Obama e Castro tentavano di chiudere, ha segnato la memoria di intere generazioni, e non solo in America latina.
Ha «formato» la visione del mondo del Papa argentino. Il golpe del generale Pinochet che depose il presidente Salvador Allende in Cile nel 1973, con l’appoggio della Cia, rimane una tragedia che segnò l’immagine degli Stati Uniti. Poi vennero le prepotenze di Ronald Reagan. L’invasione di Grenada nel 1983.
Lo scandalo Iran-Contras, la fornitura di armi alle milizie di destra in Nicaragua, a partire dal 1985, nella guerriglia contro il governo sandinista.
Oggi la stagione idilliaca Bergoglio-Obama appartiene al passato, ma non soltanto perché l’avvento di Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2017 ha tolto al Pontefice una sponda preziosa.
Molte scommesse del periodo obamiano hanno deluso. In America latina non c’è stato l’atteso miglioramento dei diritti umani a Cuba; in Venezuela un altro regime di estrema sinistra ha inasprito la deriva autoritaria.
La questione migratoria all’interno degli Stati Uniti ha preso una piega imprevista: divenuto presidente, Biden e la sua vice Kamala Harris hanno pagato un prezzo elevato per non aver controllato il flusso di clandestini. Risultato: alle elezioni del 2024 i consensi per Trump sono aumentati anche tra le minoranze etniche. Pure i latinos si sono spostati a destra, spaventati dal senso di insicurezza, e danneggiati economicamente dalla concorrenza degli illegali sul mercato del lavoro.
Infine, l’asse tra questo papato e i democratici Usa è stato messo a dura prova dall’agenda Lgbtq+. Tra le minoranze etniche negli Stati Uniti, così come nel Grande Sud globale, prevale l’attaccamento ai valori tradizionali e alla visione classica della famiglia.
Incalzata dalla concorrenza degli evangelici, la Chiesa cattolica americana si è spostata ancora più a destra, e all’opposizione nei confronti di questo papato. Nel frattempo anche con il cattolico Biden i rapporti si erano raffreddati.
Sull’Ucraina e su Gaza il Vaticano ha spesso scelto posizioni più vicine al Grande Sud globale, che l’Amministrazione Biden ha percepito di volta in volta come russofile, filo-palestinesi, o perfino implicitamente antiamericane.
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IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AL CONGRESSO AMERICANO NEL 2015
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