Fa.To. per “la Repubblica”
alex schwazer
E adesso che succede? Adesso che il gip di Bolzano Walter Pelino ha stabilito che l' accusa di doping per Alex Schwazer va archiviata perché il marciatore «non ha commesso il fatto», come prosegue questa storia di bugie, intrighi e complotti? Chi ha messo il testosterone nell' urina conservata nel laboratorio di Colonia? E cosa ne sarà della squalifica sportiva di otto anni per un fatto che non ha commesso?
Nel giorno della riabilitazione giudiziaria, Schwazer e il suo allenatore Sandro Donati sono stati chiamati dal presidente del Coni Giovanni Malagò: l' Italia è pronta ad accoglierlo nella spedizione alle Olimpiadi di Tokyo. Però c' è un verdetto del Tribunale arbitrale dello sport da ribaltare (squalifica fino ad agosto 2024) e può essere solo lo stesso Tas a farlo. Schwazer, se vuole tornare a correre in gare ufficiali, dovrà presentare un ricorso a Losanna portando nuovi elementi. E in questo, l' ordinanza di Pelino è qualcosa di più di un buon viatico.
alex schwazer
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NON ERA DOPING
Michela Allegri e Emiliano Bernardini per “il Messaggero”
La marcia più lunga della sua carriera, durata quasi 5 anni. E la medaglia più importante da appuntarsi al petto: quella dell' innocenza.
Nel 2016, quando era stato escluso dalle Olimpiadi di Rio, Alex Schwazer non era dopato. L' atleta azzurro che vinse l' oro della 50 km a Pechino 2008 e fu squalificato per 8 anni era finito al centro di un intrigo internazionale: provette incustodite e test manipolati, prove false presentate a processo, mail compromettenti recuperate da un gruppo di hacker russi, addirittura doping di Stato. A scriverlo, nelle 87 pagine di ordinanza che dispone l' archiviazione del procedimento penale a carico del campione, è il gip di Bolzano, Walter Pelino: «Siamo in presenza di un castello di carte e costruito ad arte per ingannare».
alex schwazer
L' atto di redenzione di Schwazer contiene accuse pesantissime nei confronti della Federazione mondiale d' atletica (Iaaf) e dell' agenzia mondiale antidoping (Wada).
Avrebbero fabbricato prove e documenti falsi per insabbiare un dato choc: il campione di urine dell' atleta era stato manipolato per farlo risultare positivo alla presenza di testosterone.
IL SOGNO Adesso il marciatore punta a chiudere la carriera alle Olimpiadi di Tokyo - «io ci spero», ha detto -, ma la squalifica fino al 2024 comminata dal Tas di Losanna non è ancora stata annullata. Ma a Bolzano ci saranno nuove indagini: il gip ha rispedito gli atti al pm ribaltando le carte in tavola. La procura dovrà smascherare chi ha incastrato il campione e il suo allenatore, Sandro Donati. Il giudice, che parla di «macchina del fango», ravvisa i reati di falso ideologico, frode processuale, diffamazione. Alex, assistito dall' avvocato Gerhard Brandstaetter, ha saputo la notizia mentre si stava allenando: «Giustizia è fatta, un giorno che mi ripaga di anni di battaglie».
alex schwazer pechino 2008 foto mezzelani gmt 25
Nell' ordinanza vengono ripercorse le tappe di quello che il giudice descrive come un imbroglio gigantesco. Viene ipotizzato anche un movente: la decisione di effettuare il controllo a sorpresa era partita il 16 dicembre 2015, «cioè, guarda caso, il giorno in cui Schwazer aveva testimoniato contro due medici della federazione di atletica che avrebbero spinto gli atleti a doparsi».
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Una tesi proposta dalla difesa, che il giudice accoglie e così riassume: «Doping di Stato e una testimonianza pericolosa, che non solo veniva dall' interno di quel mondo, ma anche da un atleta che aveva scelto come allenatore il paladino dell' antidoping, Donati. Colpire Schwazer significava neutralizzare quella pericolosa testimonianza e, al tempo stesso, neutralizzare Donati». I due medici, condannati in primo grado, erano poi stati assolti in appello: «La testimonianza di Schwazer, squalificato per doping per 8 anni dopo una precedente squalifica sempre per doping, non era apparsa credibile», scrive il gip.
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L' INTRIGO Ma ecco tutte le anomalie riscontrate dal giudice, fin dal primo gennaio del 2016. Il prelievo delle urine viene fatto a Capodanno e il marciatore è positivo al testosterone. Agli occhi del mondo è una ricaduta imperdonabile: Alex era stato squalificato dalle Olimpiadi di Londra 4 anni prima, sempre per doping, e l' ingaggio di Donati era stato un modo per dimostrare il suo pentimento. Inizia la guerra legale, serratissima: Schwazer e Donati sostengono che le provette esaminate dal laboratorio di Colonia sono state manipolate, accusano Iaaf e Wada. Adesso il gip dà loro ragione.
Nell' ordinanza rievoca l' affare Dreyfus, scrive che Iaaf e Wada hanno messo in piedi un sistema in cui «gli atleti sono senza alcuna garanzia» rispetto ai «peggiori intrallazzi». I periti nominati dai due enti avrebbero mostrato «alterigia baronale» e «pressapochismo». E, soprattutto, ci sono prove evidenti della manipolazione dei test. I campioni di urine non erano anonimi e sigillati, non sarebbero stati subito consegnati dall' ispettore, ma sarebbero rimasti per diverse ore a Stoccarda, alla portata di chiunque.
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Il laboratorio di Colonia avrebbe anche mentito sulla quantità (6 ml invece di 18) per evitare di consegnare un campione al perito nominato dal giudice. Nelle urine dell' atleta, inoltre, era stato trovato un livello altissimo di Dna, anomalo in condizioni di buone salute - Schwazer stava bene - e compatibile con una manipolazione del contenuto della provetta. Sono poi state trovate alcune mail, hackerate da Fancy Bear, un gruppo di hacker russi, tra il capo dell' antidoping Iaaf e il legale della federatletica: il primo parla espressamente di «complotto verso A.S. di cui il laboratorio di Colonia è parte».
LA GIUSTIZIA SPORTIVA CONTINUA IL SUO CORSO CORTE EUROPEA, REVISIONI: CHE COSA PUÒ ACCADERE
Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”
1 Chi ha squalificato Schwazer? Quando termina la sanzione?
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Quello di Alex Schwazer (per la positività al testosterone del 1° gennaio 2016) è stato un processo sportivo anomalo e sommario. A causa della notifica tardiva della sua positività, per provare a partecipare ai Giochi di Rio il marciatore rinunciò al procedimento di primo grado davanti al Tribunale dell' atletica optando per un appello diretto davanti alla sezione speciale «olimpica» del Tribunale di arbitrato sportivo, che a Rio trattò il caso in poche ore. La squalifica (8 anni, il massimo della pena considerata la recidiva) scadrà il 15 agosto 2024 quando l' atleta altoatesino avrà quasi 40 anni: una data che lo taglia fuori dai Giochi di Parigi.
2 Ci sono precedenti di atleti condannati sul piano sportivo e assolti sul fronte penale?
In Italia la discordanza tra esito del processo penale (favorevole all' atleta) e condanna sportiva è comune. I giudizi in genere concordano sulla colpevolezza solo in caso di confessione dell' incolpato o evidenze giudiziarie contro l' atleta raccolte dall' autorità giudiziaria. Se queste mancano, spesso la sola positività al controllo non è ritenuta sufficiente dal giudice penale per raggiungere il grado di prova.
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Casi noti di difformità delle due sentenze sono quelli del ciclista Davide Rebellin (argento olimpico a Pechino 2008, poi revocato) e del maratoneta Alberico Di Cecco, entrambi colpevoli per la giustizia sportiva e innocenti per quella penale.
3 Schwazer può ancora presentare appello?
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No: il Tas di Losanna è giudice ultimo internazionale in materia. Contro le sue sentenze si può ricorrere (solo per gravi pregiudizi nei confronti dell' incolpato, l' ha fatto con successo il nuotatore Sun Yang che ha ricusato Franco Frattini presidente del collegio) al Tribunale federale svizzero. I legali di Alex hanno presentato ricorso nel 2020, richiesta rigettata il 5 maggio perché immotivata.
4 È possibile ricorrere alla Corte europea per i Diritti dell' Uomo?
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Sì. L' ha fatto Caster Semenya (il procedimento in corso) contro i nuovi regolamenti dell' atletica leggera che la discriminano in quanto atleta con differenze dello sviluppo sessuale. L' ha fatto Michel Platini avverso la squalifica comminatagli dalla Fifa prima e dal Tas poi: la Corte l' ha respinta giudicando la sanzione equa e ragionevole. I ricorsi per casi di doping sono rarissimi (il ciclista Erwin Bakker nel 2019, ad esempio) e tutti finora respinti.
5 Su cosa potrebbe basarsi l' appello alla Corte europea?
Sul diritto di Schwazer a un «giusto processo». Per farlo i suoi difensori dovranno dimostrare che tra gli elementi emersi nell' inchiesta di Bolzano ve n' erano di importanti, già noti nel 2016 al momento del giudizio sportivo, che sono stati colposamente o dolosamente trascurati dai magistrati del Tas.
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6 È possibile chiedere la grazia? E a chi?
L' istituto della grazia è previsto dall' ordinamento sportivo. Ma solo per fatti disciplinari (doping escluso) su iniziativa delle singole federazioni e mai del Cio. Viene di norma concessa ai dirigenti (anche se radiati) dopo almeno 5 anni dalla sanzione.
7 È ipotizzabile una revisione del processo?
Non ci sono precedenti, ma alcuni giuristi sportivi non lo escludono nel caso in cui emergano clamorosi elementi probanti a favore di un complotto o una manipolazione, ad esempio una piena confessione o prove documentali inoppugnabili.
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