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    COMUNIONE E FATTURAZIONE - ANCHE LA SUORA LAICA IN “COMUNIONE” DI BENI CON LA CRICCA CIELLINA DEL FORMIGA: ALESSANDRA MASSEI, UNA DELLE 60 DONNE DEI “MEMORES DOMINI”, COME DIRIGENTE NELL’UNITÀ ORGANIZZATIVA DI PROGRAMMAZIONE SANITARIA DELLA REGIONE LOMBARDIA, SI SAREBBE OCCUPATA PERSONALMENTE DI ACCREDITARE ALCUNE CLINICHE PRIVATE PER POI SPARTIRSI I GUADAGNI ILLECITI CON DACCÒ E SIMONE…


     
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    Davide Vecchi per il "Fatto quotidiano"

    MARIA ALESSANDRA MASSEIMARIA ALESSANDRA MASSEI

    Regole ferree scandiscono la vita dei Memores domini, l'associazione laica cattolica nata sotto l'egida di Comunione e liberazione. La prima è il triplice voto di castità, obbedienza e povertà. Alla quale molti sono venuti meno creando un notevole imbarazzo ai vertici. Al presidente don Julián Carrón in primis. Cl, scrisse un mese fa, è stata "umiliata da chi ha sbagliato". Se il movimento di Comunione e liberazione "è continuamente identificato con l'attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato".

    Jullian Carron - Foto PizziJullian Carron - Foto Pizzi

    E dopo Roberto Formigoni, il più noto dei memores che ha "umiliato Cl" con le vacanze pagate dal faccendiere Pierangelo Daccò e poi dall'inchiesta sui 70 milioni distratti dalla Fondazione Maugeri e trasferiti all'estero, anche un altro esponente dell'associazione di don Giussani è coinvolta nei traffici legati alla sanità lombarda: Alessandra Massei. Con un'aggravante ulteriore, per Cl, rispetto a Formigoni: la donna, come referente di Daccò, secondo quanto scritto ieri da Repubblica, avrebbe ricevuto pagamenti per viaggi e ristrutturazioni edilizie e soprattutto si sarebbe intestata dei beni.

    Per i memores equivale a venir meno al principio fondativo della stessa Cl: la condivisione, mettere in comune con i membri della formazione i proventi del proprio lavoro, non avere proprietà, non essere legati a beni. Inoltre è una delle circa sessanta donne che fanno parte del cosiddetto Gruppo Adulto. Una sorta di élite dell'élite, suore laiche che hanno scelto di dedicare la propria vita, seppur da laiche, alla chiesa. Quattro di loro, ad esempio, si prendono cura del pontefice.

    IL POLLICE VERSO DI ROBERTO FORMIGONIIL POLLICE VERSO DI ROBERTO FORMIGONI

    L'unica volta che il Papa ha firmato di suo pugno un necrologio sull'Osservatore Romano, per esempio, è stato il 25 novembre 2010 in ricordo di Manuela Camagni, una delle memores che lo accudivano morta investita da un'auto. Solitamente i necrologi portano la firma del Segretario di Stato, in quel caso lo fece direttamente Benedetto XVI.

    Regole ferree e chiare. Triplice voto, poi condivisione degli averi e nessun legame con i beni, infine vivere in comunione nella formazione: case in cui si vive assieme ad altri membri dell'associazione. Roberto Formigoni, ad esempio, ha vissuto con altri tre uomini tra cui Alberto Perego. Il manager brianzolo amico di una vita, che sette mesi fa si è comprato una villa da sogno in Costa Smeralda: 3 milioni di euro di cui 1,1 inviati con un bonifico dal presidente della Regione Lombardia.

    ALBERTO PEREGOALBERTO PEREGO

    La formazione, secondo le regole di don Giussani, condivide l'abitazione dividendo le spese e facendo cassa comune. I memores, inoltre, nel caso in cui ricevano in eredità dei beni fanno testamento per lasciarli alla comunità in cui vivono: una condivisione anche post mortem. La vita comune è scandita dalla colazione, dalla cena e dai momenti di preghiera: le Lodi al mattino, i Vespri la sera e la Compieta prima di dormire.

    E Formigoni forse rispettava i momenti di preghiera, visto che nella barca di Daccò su cui era solito trascorrere le vacanze, si era fatto allestire una sorta di altare con crocifissi e santi. E, in fondo, anche il mare della Sardegna, gli yacht, gli alberghi extra-lusso, sono una sorta di condivisione: il Celeste godeva dei beni di Daccò, mica dei suoi.

    Così anche Alessandra Massei. Secondo gli inquirenti, infatti, la memores 51enne, interrogata mercoledì dai pm Antonio Pastore e Laura Pedio in merito alla vicenda della Fondazione Maugeri, era referente del faccendiere e per questo è stata iscritta nel registro degli indagati. La donna, inoltre, era legata anche all'ex assessore alla sanità della Regione Antonio Simone, anche lui ciellino e arrestato lo scorso 13 aprile. Massei nel 2006 coordina il progetto della Belforte srl, società che realizza l'Rsa di via Camaldoli a Milano: per l'intermediazione immobiliare Daccò e Simone guadagnarono 5,5 milioni di euro.

    LOGO FONDAZIONE MAUGERILOGO FONDAZIONE MAUGERI

    E, come ricostruito ieri da Repubblica, arrivata a Milano nel 2011 si interessa all'accreditamento della Rsa in via Dardanoni: Daccò e Simone si spartiscono altri 5 milioni di euro. Secondo i pm ci sarebbero stati "pagamenti riservati della Fondazione Maugeri anche a favore di esponenti politici o loro familiari". Una memores domini sui generis, dunque, Alessandra Massei. Figlia di Oscar Alberto Massei, ex goleador italo-argentino a cui è intestato un contratto di affitto per una villa a Bonassola con una delle società di Daccò, Massei è dirigente Asl di Venezia poi funzionaria della Regione Lombardia.

    Qui diventa dirigente nell'unità organizzativa di programmazione sanitaria, quella che accredita le Rsa. E anche qui, come nel caso delle vacanze del Celeste, ci potrebbe essere la condivisione: il bene comune diviso con gli amici ciellini. Formigoni, Daccò, Simone, Massei. Anche questa una formazione, del resto. E magari con regole ferree. Non necessariamente quelle di don Giussani.

     

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