1 - CONSIP, RENZI ATTACCA I PM "TANTE INCHIESTE FINITE NEL NULLA"
Carmelo Lopapa per la Repubblica
logo trolley per il lingotto del pd renziano
Il governo e il Pd renziano fanno quadrato attorno ai vertici Consip e al ministro Luca Lotti. L'inchiesta e i suoi strascichi politici tengono banco, sarà così almeno fino alla prova del nove della mozione di sfiducia mercoledì al Senato. Alla vigilia della kermesse al Lingotto per lanciare la sua candidatura alle primarie, Matteo Renzi torna davanti alle telecamere (di Porta a Porta) per tenere il punto e contrattaccare.
«Alcuni pubblici ministeri sono specializzati in inchieste che arrivano al nulla di fatto, pm che hanno un ruolino, una carriera che parla per loro» è l' esordio tutt' altro che diplomatico sulla vicenda. Sulla opportunità di rimuovere l'ad di Consip non si sbilancia, «spetta al governo, non a me». Ma su altro ha voglia di dire la sua eccome. Per esempio sul "giglio magico" fatto passare come «un sistema toscano di potere: esiste forse un reato di toscanità?» si inalbera.
SALTALAMACCHIA RENZI
«Che in qualche salotto della capitale siamo stati considerati corpo estraneo è estremamente vero, ma l'ho cercato». Si dice «certo dell' innocenza» di Lotti e del comandate del Carabinieri Tullio Del Sette. E torna sul coinvolgimento del padre, Tiziano. Per dirsi «umanamente preoccupato: ma sto dalla parte dei giudici e non metto bocca, sulla mia onestà e trasparenza non prendo lezioni da nessuno».
Come pure rigetta l' accusa di aver usato «due pesi e due misure» rispetto ai casi dei ministri Cancellieri (di cui chiese a suo tempo le dimissioni) e di Lupi. «La Cancellieri non aveva avviso di garanzia - spiega a Vespa - Ho chiesto le dimissioni perché alzò il telefono e chiamò la famiglia di un indagato per dare solidarietà: quella cosa lì non si può fare». Ieri a Montecitorio è stato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a finire sotto il fuoco di fila di Forza Italia e di Sinistra italiana, nel question time.
Matteo Renzi
Non ci sarà la rimozione dell'ad della società statale Consip Luigi Marroni, lascia intendere il responsabile di via XX Settembre. Nonostante due giorni fa il ministro dei Trasporti Graziano Delrio non lo avesse escluso, se le indagini dimostrassero che ha mentito. Il mandato del manager che ha accusato Lotti di avergli rivelato l'esistenza di un' inchiesta sugli appalti della Consip, del resto, va in scadenza a primavera. Per Sinistra italiana Marroni non aveva nemmeno i requisiti per essere nominato dal governo Renzi nel 2015.
RENZI LOTTI
Renato Brunetta ha chiesto la destituzione immediata, alla luce di quanto emerso. Marroni aveva i requisiti, ribatte Padoan, e non vi sarà alcuna rimozione. Perché «l'amministratore delegato non si trova in una condizione per la quale lo statuto della società contempla o prescrive la decadenza», spiega il ministro. Stefano Fassina di Si annuncia comunque un esposto all'Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone.
luigi marroni
I grillini scatenati sul tema. Durissimo Luigi Di Maio durante l'informativa del premier Gentiloni sul Consiglio europeo imminente: «Lei non è il capo del governo, non ha la libertà per far dimettere Lotti, né riesce a rimuovere Marroni». Forza Italia però non li seguirà sulla sfiducia individuale. «Le sentenze non si scrivono in Parlamento », chiude il berlusconiano Francesco Paolo Sisto. I numeri per la sfiducia restano lontani, anche se il Pd resta esposto agli affondi da sinistra. «Lotti faccia gioco di squadra, lasci », incalza il bersaniano di Mdp Miguel Gotor. Il renziano Andrea Marcucci avverte: «Vogliono indebolire Renzi ma sbagliano obiettivo, e indeboliscono Gentiloni».
2 - MATTEO DEMOLISCE WOODCOCK
Diana Alfieri per “il Giornale”
henry john woodcock
E due. Dopo l'ospitata a Otto e mezzo di venerdì scorso, Matteo Renzi è ancora una volta costretto dagli eventi a giocare in difesa. Così, nonostante la bufera giudiziaria che ha coinvolto suo padre Tiziano non si sia affatto placata, l' ex premier decide di presentarsi nel salotto di Porta a Porta per dire ancora una volta la sua. La strategia, insomma, è quella del contrattaccare subito e con decisione, così da provare ad arginare i tanti dubbi che anche all' interno del si vanno affacciando sulla tenuta di Renzi.
TIZIANO RENZI
Perché sono sempre di più quelli che pensano che l' ex presidente del Consiglio non sia più in grado di gestire il Pd, soprattutto se dalle primarie del prossimo 30 aprile dovesse uscire un segretario per così dire dimezzato. Nel caso uno dei tre candidati non superi il 50% dei consensi, infatti, si andrà ad un ballottaggio dove ogni scenario diventa possibile. Compreso quello di accordo dell' ultima ora tra Andrea Orlando e Michele Emiliano che oggi appare impensabile ma che finirebbe per mettere Renzi in minoranza.
L'ex premier, dunque, spinge sull'acceleratore. Inizia tranquillizzando tutti - in particolare il Quirinale - sulla durata della legislatura: «Lo abbiamo detto in tutte le salse, l'importante è che si facciano le cose. C'è il pieno accordo con Gentiloni e siamo tutti impegnati a sostenerlo fino al febbraio 2018, quando termina il percorso della legislatura».
henry john woodcock
E aggiunge: «L'idea è però quella di occupare il tempo senza parlarsi addosso tra politici, ma confrontandoci su cose concrete». Quale siano non si è ben capito se passati neanche cinque minuti Renzi non resiste alla tentazione di affondare il colpo su Emiliano. «La cosa dei vaccini mi ha fatto male», spiega. E ancora: «Emiliano non è stato chiaro come sono stati altri Governatori. Non giochiamo sulla pelle della gente alle primarie. Su queste cose non si scherza. Evitiamo di strumentalizzare le questioni che riguardano la vita di tutti. Sui vaccini per prendere un voto in più si perde la faccia e la dignità del Pd».
Poi affronta il caso Consip per ribadire che sta «con i giudici», anche se dà una stoccata alle Procure: «Ci sono stati in passato alcune inchieste con alcuni pm specializzati in queste inchieste, che hanno un ruolino, una carriera che parla per loro, che sono arrivati a un nulla di fatto».
TIZIANO RENZI
«Mio padre ha un avvocato e si difenderà», dice l' ex premier. Che se per il ministro dello Sport Luca Lotti era arrivato a spendersi fino a dire di non aver dubbi sul suo operato, ancora una volta usa toni più sfumati per il padre. E lo spiega: «Ci sono due dimensioni diverse. Una è quella del figlio, che quando vede il padre in difficoltà è umanamente preoccupato. Ma dal punto di vista istituzionale io non entro nella questione delle indagini, non la giudico». Per il futuro, invece, dovesse andare male la corsa alla segretaria dem, Renzi ha già qualche progetto: «Ho una serie di iniziative mie: un libro, un professore universitario. Come arrivare alla fine del mese me lo trovo. Non facciamo battute sui disoccupati, quelli veri».
EMANUELE SALTALAMACCHIA tullio del sette comandante generale dei carabinieri