Elena Tebano per il Corriere della Sera
Sophie Kahn
La prima foto social è oggi una ragazza di vent' anni, Sophie Kahn. Aveva solo pochi minuti di vita quando l' 11 giugno del 1997 suo padre Philippe, informatico, inventore e imprenditore francese trapiantato nella Silicon Valley, spedì via cellulare dal reparto di maternità dell' ospedale di Santa Cruz la sua immagine a duemila persone: amici e parenti suoi e della moglie.
Nasceva così lo strumento (e un modo di condivisione) che ha cambiato per sempre il nostro rapporto con le fotografie: non solo grazie ai social network, uno per tutti Instagram, ma per i miliardi di immagini che ogni anno si scambiano nel mondo in tempo reale. Se ciascuno di noi può catturare e condividere tramite il telefono che ormai teniamo sempre in tasca ogni attimo della nostra vita è grazie all' immagine di quella bambina.
philippe kahn
«Ovviamente all' epoca non esistevano gli smartphone - spiega Kahn da Santa Cruz -. Mi ci sono voluti dieci mesi per preparare l' apparecchiatura e i programmi necessari: ho dovuto costruire sia la piattaforma informatica che l' apparecchio vero e proprio». Lo ha fatto collegando un portatile Toshiba con un telefonino Motorola e una fotocamera della Casio: «L' idea non era soltanto spedire la foto, ma condividerla: il sistema la postava in automatico sul web e i destinatari ricevevano via mail una notifica con un link per vederla.
L' hanno guardata su un computer perché neppure loro avevano gli smartphone». Kahn e la moglie Sonia Lee erano i fondatori di un' azienda, la Starfish Software, che sviluppava programmi per sincronizzare i dispositivi digitali, in particolare wireless, venduta a Motorola per 325 milioni di dollari un anno dopo l' invio di quella immagine. Aveva quindi le competenze necessarie.
Sophie Kahn1 New York University
L' idea però gli è venuta anche perché erano entrambi immigrati: «Le nostre famiglie sono sparse per il mondo - dice -. La mia in Europa, Francia, Inghilterra, Italia, la sua in Corea e Cina. Ero contentissimo di essere riuscito a spedire la foto ed è stato straordinario ricevere subito le loro mail di commento».
Il passo successivo «da scienziato e inventore» è stato registrare il brevetto e fondare una società che si occupasse di fotocamere per cellulari, la LightSurf: «Ho contattato Kodak e Polaroid ma dormivano in piedi e non se ne sono occupati - racconta -. Allora su consiglio del giornalista del Wall Street Journal che si occupava di tecnologia, Walt Mossberg, sono andato in Giappone e l' ho brevettata anche lì». Così nel 2000 la Sharp ha usato la sua tecnologia per il primo telefonino con fotocamera integrata messo in commercio al mondo.
Sophie Kahn New York University
Il resto è storia. Anzi: la nostra vita quotidiana. Per lui è anche un grande successo personale: è arrivato negli Stati Uniti a 28 anni e ha fatto tutto da solo. «Vengo da una famiglia operaia: sono il primo nella mia famiglia ad aver finito le superiori e mia madre, una violinista classica, mi ha tirato su da sola».
Oggi che ha 65 anni e dedica molto del suo tempo alla filantropia guarda alla sua intuizione con molta soddisfazione e un po' di ironia: «Sono sempre concentrato sulla prossima avventura, non sono bravissimo a registrare i ricordi». Quanto a sua figlia, studia alla New York University e oggi non vuole mostrare le sue foto sui media: «È molto divertita da questa storia, ma non vuole essere ricordata come la bambina della foto sul telefonino».