CONCITA DE GREGORIO
1 - SESSO E DROGA IN UNA DECLINAZIONE CHE COINVOLGE FIGLI E GENITORI
Concita De Gregorio per “la Repubblica”
Immagino di avere 16 anni e di essere indotta, per desiderio di piacere, a fare come fanno tutti: mostrare disinvoltura sessuale all'altezza dei video che tutti vedono, assumere droghe che abbattano le (credo) istintive resistenze ad unirsi nel sesso a moltitudini indistinte, procacciarle ad altri così da risultare al gruppo ancor più gradita.
Leggo di una ragazzina di sedici anni vittima di uno stupro di gruppo figlia, poniamo, di avvocati ambasciatori o insegnanti di violoncello e penso a quei disgraziati genitori, anche. Perché certo è una responsabilità non aver indotto nei propri figli il senso della tutela di sé e del limite, ma poi quando capita non riesco a pensare solo: è colpa loro.
TOMMASO CERNO
Penso: poveri tutti. La "droga dello stupro", le pasticche, la cocaina come borotalco, tutto proprio come in quella serie tv così realistica, Euphoria , così utile da vedere per capire. Poi leggo di avvocati ambasciatori e insegnanti di violoncello che si fanno recapitare a casa le medesime droghe e provo a pensare povere le mogli, i mariti, i figli di costoro - inconsapevoli.
Da ultimo leggo che le mogli, i mariti, i figli fanno da corriere, mentono menzogne patetiche, l'argenteria da lucidare, addossano la colpa all'amico disgraziato ospitato in casa. Un senatore, un giornalista a suo tempo osannato come prodigio, un brillante uomo d'affari, una signora dedita al volontariato.
concita de gregorio
E dunque tutti, i loro figli i fratelli ma forse chissà anche i nonni, intere famiglie fanno uno di nascosto dall'altro ciò che condannano in pubblico e qui vacilla la qualità fondamentale del cronista, mettersi nei panni. Non so più immaginare dove sia, il bandolo. Forse la matassa è inestricabile, forse è da buttare.
2 - LA FORTUNA DI CERNO? NON È DI DESTRA
Giovanni Sallusti per “Libero quotidiano”
Mai come oggi Tommaso Cerno apprezzerà di non essere un senatore leghista. E non per turbe ideologiche (l'uomo è parecchio intelligente, tanto da non votare il liberticida Ddl Zan nonostante sia omosessuale dichiarato). Ma per motivi assai più prosaici, dunque dirimenti, essendo la vita al 99% scritta in prosa.
TOMMASO CERNO
Se avesse in tasca la tessera di Alberto da Giussano, non sarebbe infatti in una posizione comunicativamente antipatica ma tutelata. Si dibatterebbe piuttosto nel tritacarne, sarebbe già materia inerte, l'ennesima, a disposizione delle iene del circuito mediatico-giudiziario. Noi siamo contenti che non sia così, è ovvietà garantista e liberale. Ma quel che segue, a metacampo politica invertita, non sarebbe per nulla ovvio. Cerno spunta negli atti dell'inchiesta della Procura di Roma sul traffico internazionale di stupefacenti che coinvolge anche la sorella di Ornella Muti.
Cerno compare come "presunto" cliente (come correttamente precisa il Corriere della Sera, voi quante volte ricordate l'aggettivo sacrosanto nelle cronache della storia di Luca Morisi, certo diversa perché lo spin doctor era indagato, ma infarcita di toni splatter?). Il parlamentare democratico è citato, ma appunto non indagato.
GHB
Vengono riportate quattro consegne di cocaina, tra settembre e ottobre 2019, presso la sua abitazione. Cerno (che gli spacciatori intercettati chiamano "il senatore" o "il politico") non figura come acquirente diretto, bensì con il tramite di un altro soggetto identificato.
E infatti i cronisti danno ampio spazio alla sua versione (inutile chiedervi analogie di metodo col caso Morisi, non trovereste mezza riga), che peraltro per noi è quella vera: «Sapevo tutto di questa vicenda rispetto alla quale sono completamente estraneo. All'epoca ero fidanzato con un ragazzo che aveva dei problemi. Evidentemente quando non ero a casa ha ricevuto gli spacciatori».
MATTEO SALVINI E LUCA MORISI
Chiosa a testate unificate: «Non era la persona giusta ma io non ho compiuto alcun reato». Ne siamo certi, lo sono gli inquirenti, lo sono i colleghi, viva Beccaria e il manuale di giornalismo. Chiediamo solo al lettore un piccolo esperimento mentale: dimenticate Cerno, focalizzate l'attenzione su Mario Rossi, senatore della Lega. Pare che a casa di questo Mario Rossi venissero consegnate partite di cocaina, non una, non due, bensì quattro volte.
Lo mettono nero su bianco dei magistrati (categoria ben al di sopra degli evangelisti) che pare non escludano il Rossi fosse proprio uno dei destinatari («d'altronde abita lì!», sbraiterebbero le brutte copie di Travaglio sparse nelle redazioni, è più che sufficiente per montare la ghigliottina), seppur tramite intermediario. Non solo: ci è dentro talmente fino al collo, questo bifolco, che nelle intercettazioni (le quali non vanno mai contestualizzate, sono il Sacro Graal di noi puri al servizio del popolo, stonerebbe il coro tutto) i pusher lo scomodano, più volte.
luca morisi
E pensate, il Rossi ha perfino il fegato di scaricare l'allora fidanzato (sarà un gay omofobo, oltre che reazionario) come se fosse possibile che lui non ne sapesse nulla. Vergogna, dimissioni, morte sociale, nel sacco dell'indifferenziata giustizialista insieme a Morisi! Al massimo, può comparire in qualche vignetta di ottimo gusto del Fatto Quotidiano, come quella di ieri (lo stesso giorno del giusto trattamento morigerato per Cerno) su Salvini che lavora alla campagna anti-droga mentre un suo collaboratore gli assicura che quella gli cola dal naso è con tutta evidenza farina. Risate, sipario. Davvero, caro senatore Cerno, siamo lieti anche noi che lei non sia leghista.