Luca Cifoni per "il Messaggero"
INFLAZIONE STAGFLAZIONE DEFLAZIONE
Le istituzioni europee continuano a parlare di un rialzo dei prezzi temporaneo. Ma il fenomeno in corso da alcuni mesi avrà conseguenze sui consumi di fine anno, che tradizionalmente culminano negli acquisti natalizi: secondo le valutazioni di Confcommercio il calo potrebbe superare i 5 miliardi.
Di inflazione hanno parlato ieri i ministri finanziari europei alla riunione dell'Eurogruppo. Il commissario agli Affari economici Gentiloni ha anche indicato un arco temporale, la metà del prossimo anno, entro il quale la nuova ondata andrebbe a esaurirsi. Mentre a nome della Bce il capo-economista Philip Lane ha avvertito che una stretta monetaria in questa fase sarebbe «controproducente» in quanto non abbasserebbe la spinta inflattiva, ma andrebbe a penalizzare la ripresa economica.
INFLAZIONE
Dietro queste rassicurazioni però il tema è preso sul serio a livello istituzionale. Si guarda anche a quello che succede dall'altra parte dell'oceano: il presidente della Fed di St. Louis James Bullard ha detto che la banca centrale americana potrebbe muoversi prima di quanto si attendesse finora, con due aumenti dei tassi di interesse nel corso del prossimo anno.
LA TRANSIZIONE
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Anche il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire ha giudicato «transitorio» quanto sta accadendo, introducendo però una distinzione: l'incremento dei prezzi generalizzato è destinato a rientrare, ma c'è una componente «strutturale» degli aumenti, che è quella legata all'energia fossile in questa complicata fase di transizione verso un nuovo modello.
Tema quest' ultimo su cui sono attese iniziative anche a livello europeo. In ogni caso nel breve periodo sarà difficile se non impossibile evitare un impatto sui consumi. In Italia Confcommercio ha già provveduto a quantificarlo, ipotizzando due diversi scenari: nel primo, che prevede per l'ultimo trimestre dell'anno una media di aumento del 3 per cento dell'indice dei prezzi su base tendenziale, la riduzione dei consumi sarebbe di 2,7 miliardi.
AUMENTANO I PREZZI DELLE MATERIE PRIME
Un andamento del genere viene dato per probabile: a ottobre la crescita annua è stata del 2,9 per cento (3,1 per l'indice armonizzato europeo). Ma nell'ipotesi, comunque giudicata «non irrealistica» dall'ufficio studi dell'associazione, che il rialzo dei prezzi si spinga fino al 4 per cento, allora il calo sarebbe di 5,3 miliardi.
Come si arriva a questa stima? Confcommercio spiega che per circa il 70 per cento dell'impatto dipende dalla perdita di potere d'acquisto diretto da parte dei consumatori, che dati i prezzi più elevati riusciranno a comprare di meno. Ma c'è anche un effetto più indiretto, legato all'assottigliamento della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida e quindi non protetta dalle dinamiche inflattive.
prezzo del gas in aumento
Il tutto in un contesto in cui ci sono alcune spese incomprimibili, come quelle legate ai trasporti o al riscaldamento, che già risentono degli incrementi dei prezzi internazionali del gas: i margini di movimento dei consumatori risulterebbero quindi ulteriormente limitati.
crisi materie prime 3
LE CONSEGUENZE
Naturalmente se la tendenza proseguisse in modo significativo nel 2022 le conseguenze si farebbero sentire - attraverso i consumi - sulla crescita del prossimo anno che dopo il fortissimo rimbalzo previsto per il 2021 è attesa comunque su valori superiori al 4 per cento.
Insieme al rischio di una ripartenza della pandemia, che in realtà soprattutto al di fuori dell'Italia si sta già manifestando con intensità, quello legato alle materie prime e ai prezzi è il principale rischio al ribasso indicato in tutte le previsioni macroeconomiche delle istituzioni e dei centri studi privati.
materie prime
Nella sua indagine rapida sull'andamento della produzione industriale il Centro studi di Confindustria ha già osservato che il rallentamento registrato nel terzo trimestre dell'anno è imputabile ad una serie di fattori come la scarsità di materiali (e in alcuni casi anche di manodopera) e l'aumento dei costi, in particolari di quelli connessi all'esportazione.
In questo scenario è delicatissimo il ruolo delle banche centrali, che stanno gestendo la graduale fuoriuscita dai programmi straordinari di acquisto di titoli e hanno in mano la leva per possibili rialzi dei tassi di interesse. Rialzi che se non opportunamente calibrati rischiano di assestare un duro colpo alla ripresa.