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    CONI GELATO - RENZI: “ROMA 2024? SE LA RAGGI DICE NO, CI FACCIAMO DA PARTE” - MALAGO’ NON SI RASSEGNA: "AVANTI COMUNQUE A PRESCINDERE DALLA DECISIONE DELLA SINDACA" - È GIÀ SUCCESSO CHE UNA CITTA' CANDIDATA SI SIA PRESENTATA SENZA IL SOSTEGNO DELLA GIUNTA MUNICIPALE


     
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    virginia raggi virginia raggi

    Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

     

    «Sulle Olimpiadi di Roma non esiste un piano B. Finirebbe per diventare un regalo ai 5 stelle ». Matteo Renzi e il presidente del Coni Giovanni Malagò continuano a condividere la strategia per strappare il sì ai Giochi da parte della Raggi. Ma se alla fine arrivasse il no, le strade del governo e dei vertici sportivi potrebbero dividersi. Perché, come ha detto in Cina il premier, «non ci inventeremo un marchingegno, non bypasseremo la scelta di Roma».

    MALAGO MONTEZEMOLO RENZI MALAGO MONTEZEMOLO RENZI

     

    La linea del dialogo e dell’attesa è concordata con Malagò ma per Palazzo Chigi il punto fermo rimane la scelta del sindaco. «Nessun’altra strada è percorribile. Non esiste l’ipotesi del commissario speciale, l’esecutivo non darà, da solo, le garanzie per sfidare le altre città candidate — spiega da giorni Renzi ai suoi collaboratori — Io farò di tutto per conquistare l’appoggio dei grillini. Se la Raggi vuole incontrarmi per parlarne, la porta è aperta. Ma se dice di no, a malincuore visto che è un’occasione unica, ci facciamo da parte».

    giovanni malago giovanni malago

     

    Per il momento si confrontano due “meline”. Quella dei 5 stelle che ritardano la risposta definitiva, sebbene sia quasi scontato lo stop. Anche ieri Luigi Di Maio ha preso tempo: «Sul sì o sul no decidiamo noi, non ci facciamo dettare i tempi da Caltagirone », è stata la sua risposta con un riferimento al costruttore romano proprietario del Messaggero. Malagò è altrettanto prudente: «Rispetto la tregua paralimpica, a Rio le gare finiscono il 17. Dopo di che verrà fissato l’appuntamento con la Raggi e ci incontreremo », ha spiegato agli amici.

     

    La data del 7 ottobre, giorno in cui andrebbe spedito al Cio il secondo dossier su Roma 2024. serve solo a mettere un po’ di fretta al Campidoglio. In verità il problema tempo è molto relativo. Va bene anche un rinvio di un paio di mesi, i membri del comitato internazionale chiuderanno un’occhio. Basta che si lavori a una soluzione positiva.

     

    DI BATTISTA MALAGO' MONTEZEMOLO DI BATTISTA MALAGO' MONTEZEMOLO

    Il Coni resta ottimista. Pensa che non sia facile per i grillini dire di no a un’opportunità di sviluppo, a un intervento che porterebbe subito dei soldi per migliorare i 150 impianti sportivi della Capitale di cui ha parlato la stessa Raggi. Malagò conta anche sul confronto interno ai 5 stelle, dove non mancano i favorevoli come l’assessore all’Urbanistica Berdini e il neonominato al Bilancio De Dominicis.

     

    Sottotraccia si continua a lavorare con chi può garantire una sponda: il vicesindaco Daniele Frongia per esempio, uomo chiave della giunta. A Palazzo Chigi invece sono più pessimisti: «Alla fine decideranno Di Maio e Di Battista...», e il veto sarà quasi certo.

     

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    Questo non significa uno smarcamento di Renzi. Il premier ci prova con tutte le sue forze, concordando la linea con Malagò: «Non dobbiamo irrigidirli, semmai lanciamo dei ponti». Quindi, è utile dichiarare che pure il no sarebbe accettato, che si rispetta il voto dei romani , salvo esercitare una forma di pressing che fa leva sul campanilismo della Capitale. «Se salta Roma, nel 2028 candideremo Firenze o Milano », ripete Renzi. Come dire: l’occasione (denaro fresco) è adesso, poi non ripassa più.

     

    L’avvertimento spiega il rinvio dei vertici grillini, non è uno scherzo rinunciare a risorse in una città disastrata. Anche durante il G20 Renzi ha lavorato per Roma 2024 cercando di garantirsi i 3 voti dei membri Cio cinesi. Lo ha fatto ricordando alle gerarchie di Pechino che i 3 italiani hanno votato a favore dei Giochi invernali in Cina nel 2022. Voti che hanno permesso di battere la città kazaka di Almaty 44 a 40.

     

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    Ma il presidente del Coni non si rassegna a un eventuale bocciatura. E studia comunque la sfida a Los Angeles, Parigi e Budapest - le altre città in lizza - a prescindere dalla decisione della Raggi. È già successo che una candidata si sia presentata senza il sostegno della giunta municipale e arrivò a giocarsi l’assegnazione delle Olimpiadi al rush finale (ma ha perso).

     

    È capitato persino che la Francia abbia presentato, nel 2005, la candidatura di Parigi senza una legge anti- doping adeguata agli standard internazionali. Un handicap non da poco nello sport, paragonabile alla mancata firma di sostegno di un sindaco. Eppure Parigi prosegui la sua corsa fino alla fine e perse le Olimpiadi del 2012 contro Londra per soli 3 voti.

     

    In quel caso l’impegno del governo nazionale fu totale. L’allora presidente della Repubblica Jacques Chirac si presentò alla riunione decisiva del Cio a Singapore. Chiese la parola e tirò fuori dalla 24 ore un foglio di carta: «Questo è il decreto che presenterò domani all’assemblea nazionale.

     

    Istituisce una durissima legge antidoping nel Paese. Se date le Olimpiadi a Parigi non avrò alcun problema a farlo passare ». Chirac si mosse contando sull’unità della Francia. Nel caso di Roma la situazione è diversa. E il voto dei cittadini ha detto che tocca ai 5 stelle decidere. Anche sulle Olimpiadi.

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