Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
SCAFARTO
Nella sua informativa ai magistrati aveva denunciato il «ragionevole sospetto di ricevere "attenzioni" da parte di qualche appartenente ai servizi segreti», sulla base di «inquietanti evidenze» che si sono ribaltate in un' accusa di falso.
Alla quale ora si aggiunge quella di rivelazione di segreto d' ufficio che lo stesso capitano dei carabinieri Gianpaolo Scafarto avrebbe commesso verso alcuni sottufficiali che vestono i panni degli 007. In particolare un paio di marescialli in forza all' Aise, l' Agenzia per la sicurezza esterna, che fino allo scorso anno stavano con lui al Noe, il Nucleo operativo ecologico che svolgeva le indagini sugli appalti Consip per conto della Procura di Napoli.
forte braschi sede aise
Insomma, l' investigatore che - secondo il capo d' imputazione - s' inventò di essere spiato, è ora inquisito per aver soffiato informazioni alle spie. Una sorta di contrappasso dietro il quale si possono sospettare trame tutte da chiarire e interpretare. Quello che gli inquirenti e altri carabinieri - il Nucleo investigativo del Comando provinciale, dopo che la Procura di Roma ha tolto l' indagine al Noe - è che Scafarto in più occasioni, nei mesi scorsi, ha trasferito informazioni e contenuti di atti dell' inchiesta Consip agli ex colleghi che lavorano all' Aise.
capitano ultimo
Senza che ce ne fosse alcun presupposto, ritengono i pubblici ministeri, e in violazione della legge. Si tratterebbe di notizie attinenti alle indagini acquisite da intercettazioni e altre attività, ma anche di scarso o nessun interesse investigativo.
Perché ciò sia avvenuto, e soprattutto se i marescialli fossero l' ultimo anello della catena informativa illegittima o dovessero a loro volta trasmettere i dati a qualcun altro, è quel che il procuratore Giuseppe Pignatone, l' aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi proveranno a capire nel nuovo interrogatorio di Scafarto fissato per lunedì.
EMANUELE SALTALAMACCHIA
Dal Noe all' Aise sono transitati, di recente, anche il colonnello Sergio De Caprio (l' ex capitano Ultimo che nel 1993 arrestò Totò Riina) e il maggiore Pietro Raiola; due superiori di Scafarto, quando stavano nell' Arma. M
a prima di costruire congetture ed eventuali scenari, i pm vogliono ascoltare la versione del capitano; il quale nel precedente interrogatorio ha affermato di non aver rivelato loro alcunché dopo che avevano lasciato il Noe (anzi: «ho raccomandato ai miei uomini di non parlare delle indagini neppure con De Caprio che ormai fa parte di un' altra amministrazione, e lo avremmo messo in difficoltà; non ho pensato a fare analoghe raccomandazioni con riferimento a Raiola perché mi sembrava superfluo»).
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
Sempre a proposito di fughe di notizie (ma stavolta quelle che dall' interno dell' Arma sarebbero arrivate fino alla Consip, per cui sono inquisiti il comandante generale Tullio Del Sette e il comandante della Toscana Emanuele Saltalamacchia, insieme al ministro Luca Lotti) gli inquirenti attendono anche di sapere se l' attuale superiore di Scafarto, il colonnello Alessandro Sessa, tornerà in Procura per rispondere alle loro domande.
IELO
Lo scorso 7 giugno Sessa bloccò l' interrogatorio quando i pm gli chiesero lumi sulle «cose brutte» di cui il pm napoletano Henry John Woodcock avrebbe parlato con lui e con Scafarto.
Il colonnello prima ha dato spiegazioni poco credibili, poi ha smesso di parlare. Mentre dopo ripetute contraddizioni con quanto emergeva dai messaggi scambiati con Scafarto, e consultazioni col suo avvocato, ha ammesso di aver parlato dell' indagine Consip con il capo di Stato maggiore dell' Arma, Gaetano Maruccia fin dal giugno 2016.
RENZI DEL SETTE eceb71372
«Gliene accennai», ha detto. Scafarto, però, aveva scritto «è stato un errore parlare direttamente di tutto con il capo attuale», un rammarico che non si spiega con qualche accenno generico. Risposta di Sessa alla contestazione dei pm: «Mi dispiace, non ricordo».