Marco Cremonesi per il ‘Corriere della Sera’
SALVINI CON AGENTI POLIZIA
Quella che si fa trapelare a caldo è la più scontata delle reazioni: stupore. Matteo Salvini avrebbe appreso del fastidio fatto filtrare dal Quirinale per i suoi diktat nei confronti del capo dello Stato cadendo dalle nuvole. «E cosa avrei mai detto? Che sono favorevole al professore Paolo Savona come ministro all' Economia? Mai stato un segreto».
Parecchi dei suoi gli suggeriscono di non esasperare il clima, di non andare allo scontro diretto con il Colle. Lui, il segretario, sembra convinto di non voler dire altro. Anche se poi, più avanti nella giornata, torna sull' argomento pubblicamente, all' uscita dall' incontro con il premier incaricato: «Ma quale diktat? Piuttosto idee, proposte e suggerimenti...». Prima di ripartire con le ragioni del suo sostegno: «C' è un economista che rappresenta la volontà degli italiani di contare di più in Europa». Il senso politico, però, è quello di dire che di alternative in vista non ce ne sono: «Abbiamo già il migliore a disposizione, Savona è la garanzia che l' Italia può sedersi ai tavoli da protagonista. Mi sfugge il perché si dovrebbe dire «no» a Savona».
franco gabrielli prefetto di roma (2)
E infatti, gli spin doctor di Salvini (che ieri sera avrebbe avuto anche un incontro riservato con il capo della polizia Franco Gabrielli) avrebbero già preparato la nuova trincea, la difesa «pop» di Savona quasi fosse un campione anti sistema: molto citata la trasmissione La zanzara di ieri, con ascoltatori inneggianti al professore, e i tributi sui social network. E pazienza se Savona è una personalità che è assai difficile da assimilare a una rock star. Ma il clima, ormai, è quello: nella Lega si è preso a chiamare lo staff del Quirinale come «loro», quasi fosse una controparte.
Il problema è che nell' escalation di tensione con il Colle, i più innervositi di tutti sarebbero i 5 stelle: Luigi Di Maio sulla maggiore affidabilità che gli sarebbe riconosciuta dal Quirinale - con credibilità connessa - continua a investire molto. Il fatto è che nella Lega c' è chi ammette che l' alzare i toni sul Quirinale «ha per eterogenesi dei fini il vantaggio di nascondere una verità innegabile. E cioè, che le trattative sui ministeri sono e restano in alto mare». E dunque, la sensazione che Giuseppe Conte potrebbe avere bisogno di qualche ora in più non è stato accolto con troppo fastidio.
SALVINI CON DIVISA POLIZIA 2
Anzi, di Matteo Salvini si riporta anche un' altra frase: «Io sono d' accordo a sostenere tutti coloro che ci siamo detti. Ma non posso farlo se sono da solo». Il riferimento è al pacchetto dei ministri di «garanzia». Che ieri ha perso uno dei nomi chiave, quello di Giampiero Massolo. L' ex segretario generale della Farnesina sarebbe stato infatti stato sostituito, nel gradimento dei 5 stelle, dall' ambasciatore nel Qatar Pasquale Salzano, già direttore dei rapporti istituzionali dell' Eni.
MASSOLO
E la situazione si ingarbuglia: la Lega chiede, a dispetto della difesa a spada tratta, che Savona, nella trattativa sui ministeri, non sia calcolato come propria espressione: «È sempre stato - dicono nel partito - un nome condiviso con i 5 stelle, un tassello importante del pacchetto di garanzia del governo del cambiamento. Non è un leghista». Insomma, la mobilissima suddivisione dei posti ministeriali è ancora distante dall' equilibrio.
PASQUALE SALZANO
A punto che, un po' a sorpresa, in Lega si comincia a puntare sulle doti di Giuseppe Conte anche se fino al giorno prima qualcuno faceva previsioni fosche sul suo «deficit di autonomia» dai 5 stelle. E così, sempre più a sorpresa, si sente riferire proprio dai leghisti che il presidente incaricato sarebbe piaciuto «moltissimo» anche a Silvio Berlusconi e che avrebbe tutte le doti per «muoversi adeguatamente» nell' intricatissima partita.
Insomma, i leghisti sono i primi a dire che «oggi Conte potrebbe conquistarsi il suo primo gallone». E già resta agli atti l' apprezzamento per il fatto che il giurista, prima di vedere questa mattina il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco, abbia scelto di incontrare ieri sera i rappresentanti dei risparmiatori «che hanno sofferto per il default di alcune banche: queste persone hanno il diritto di essere ascoltate dalle istituzioni». Un’audizione non per modo di dire: è durata novanta minuti filati.