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FARAH, la ragazza pachistana residente a Verona che era stata riportata in patria con l'inganno per costringerla ad abortire, è tornata in Italia dopo alcuni giorni trascorsi nella residenza dell'ambasciatore italiano ad Islamabad. E' atterrata all'aeroporto di Malpensa su un volo in arrivo da Abu Dhabi alle 7.30. La diciannovenne ha passato i controlli di rito ed è poi stata fatta uscire dallo scalo da un passaggio secondario.
"Farah è finalmente tornata in Italia e si trova adesso in un luogo sicuro - dice il ministro degli Esteri, Angelino Alfano - Grazie al lavoro diplomatico dell'ambasciata italiana a Islamabad e alla collaborazione con le autorità pachistane".
La vicenda della ragazza è stata seguita da vicino dalle autorità italiane, dopo la terribile morte di Sana, la 25enne di Brescia uccisa in Pakistan dal padre e dal fratello perché voleva sposare il ragazzo di cui si era innamorata in Italia.
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Farah frequenta l'ultimo anno dell'istituto professionale Sanmicheli ed è fidanzata con un ragazzo di Verona. Qualche mese fa è rimasta incinta e, insieme al suo ragazzo, ha deciso di tenere il bambino. Aveva chiesto alla scuola un provvedimento straordinario per poter sostenere prima gli esami di maturità, che sarebbero caduti in prossimità del parto, per non perdere l'anno. Ma a gennaio i familiari l'hanno portata in Pakistan e non ha più fatto ritorno a Verona.
"Mi hanno fatto una puntura e hanno ucciso il mio bambino. Mio padre vuole che mi sposi qui", ha raccontato attraverso Whatsapp alle amiche e al fidanzato che si sono attivati segnalando la vicenda attraverso i giornali. In meno di 48 ore, dopo aver appreso del caso, la Farnesina ha messo in moto una serie di passaggi: prima la richiesta di informazioni alla Digos di Verona poi la "sensibilizzazione" delle autorità pachistane, unico spazio diplomatico praticabile visto che la ragazza non è cittadina italiana. Infine la liberazione della ragazza.
E le autorità locali hanno verificato che era tutto vero: Farah a febbraio
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era stata condotta in Pakistan, con l'inganno, dalla famiglia che l'aveva costretta ad abortire con la violenza e contro la sua volontà. La giovane era tenuta prigioniera in casa a Islamabad dalla madre e dalla sorelle che le hanno sottratto i documenti. Farah è apparsa molto scossa ma le sue condizioni di salute sono apparase buone: "Grazie, non posso crederci, mi avete trovata. Fatemi tornare subito in Italia", ha detto ai suoi soccorritori.