L'OPERAZIONE POLITICO-FINANZIARIA CHE DISEGNERÀ IL FUTURO DELL'ITALIA È IN CORSO (MA NON LO LEGGERETE SUI GIORNALI) – COME MAI A GRILLO È PARTITO L’EMBOLO SULLA RETE UNICA? DOPO GLI ANNUNCI DELL’ENTRATA DEL FONDO KKR IN TIM E DEL FONDO MACQUARIE IN OPEN FIBER, DUE GIGANTI INTERNAZIONALI CHE SI PAPPANO L'INFRASTRUTTURA NEVRALGICA DEL PAESE, GRILLO HA CHIAMATO CONTE ED È PARTITA L’OPERAZIONE TIM TRICOLORE
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA
La lista dei nemici è diventata così lunga, che doveva cercarsi un amico. E Conte l'ha trovato: è Berlusconi. Tra i due all'inizio a far da intermediario c'era Gianni Letta, e c'è ancora. Però Conte e Berlusconi hanno preso a chiamarsi anche direttamente e le loro conversazioni sono tutte un grazie e prego: in fatto di cerimonie sono impareggiabili. Il Cavaliere riconosce al premier di essere «bene educato»: «Mi piace come si porge e come si veste. Lui...».
Il rapporto non si esaurisce certo in questioni di etichetta, perché è agli atti la disponibilità politica al dialogo di Forza Italia nel nome degli «interessi nazionali». Un atteggiamento che il capo del governo apprezza, ricambiando. Già nei mesi scorsi aveva fatto intervenire il ministero del fedele Patuanelli, schierandolo nella guerra tra Mediaset e Vivendi: «Di fatto - aveva commentato il Giornale - è una presa di posizione a favore di MediaFor Europe», il nuovo polo tv creato dal gruppo italiano.
berlusconi letta
Non un gesto occasionale. E nemmeno l'unico. Se è vero infatti che Berlusconi - con qualsiasi interlocutore - non manca mai di lamentarsi riservatamente per la penuria di pubblicità sulle reti del Biscione, Conte dice pubblicamente di voler ridurre gli spot sulla Rai, garantendole una maggior porzione di canone. È Letta a tracciare il solco, sono Conte e Berlusconi a seminarlo.
Non è chiaro se qualche giorno fa sia stato Letta o Berlusconi a consigliare Conte di incontrare i partiti di opposizione «separatamente». È certo che quando il premier l'ha annunciato, la Meloni ha avuto un riflesso andreottiano: «O veniamo tutti insieme o non viene nessuno». La leader di Fratelli d'Italia ritiene, pensando male, di averci azzeccato: Palazzo Chigi infatti il vertice per ora non l'ha calendarizzato.
nicola zingaretti giuseppe conte
La mossa del premier, un po' naif per gli squali di Palazzo, ha avuto l'effetto di far accendere i riflettori nel Pd, provocando l'irritazione del loro segretario. Non che Zingaretti si senta isolato, con Letta ha rapporti quasi quotidiani. È che non accetta il sistema di Conte, questa sua idea di ballare da solo: «Si è messo a fare il furbo, ma a volte ha cadute di ingenuità. Eppoi non capisce le dinamiche parlamentari».
Se un tempo il capo dem difendeva il capo del governo, ora cova uno spirito di rivalsa. E mentre osserva gli uomini del premier, impegnati a chiedere aiuto ai Responsabili vista la penuria di voti al Senato, lavora perché un ramo del Parlamento approvi entro l'estate la legge elettorale proporzionale.
Visto che nel Pd i suoi compagni hanno iniziato ad assediarlo per deficit di «riformismo», Zingaretti carica l'arma contro Conte additato per deficit di «decisionismo»: la tattica del rinvio sta garantendo al premier la permanenza a palazzo Chigi ma sta mettendo a repentaglio la forza del suo partito, che lo sorregge.
gianni letta e berlusconi
Così, se il governo dovesse incespicare e si aprisse la crisi, con la legge elettorale a metà del guado il Pd avrebbe un valido motivo per chiedere al capo dello Stato di verificare l'esistenza di una maggioranza in Parlamento, per completare la riforma del sistema di voto prima del ritorno alle urne.
Ecco il piano, illustrato da Zingaretti al termine di un ragionamento che è figlio di uno sfinimento: «Più volte ho provato a spiegare a Conte che è inutile aggiungere altra carne al fuoco se prima non si sono chiusi i dossier aperti. Perché a lungo andare si perde credibilità».
In Italia e in Europa, dove l'apertura di credito economica va di pari passo con la richiesta di garanzie politiche, in attesa di capire (anche lì) qual è la posizione di Palazzo Chigi sul Mes. Insomma, le telefonate con Berlusconi possono anche allungare la vita, ma il Cavaliere - che all'occorrenza sa farsi concavo o convesso - potrebbe far cadere la linea in nome degli «interessi nazionali». E in caso di crisi, c'è da scommettere, non sarebbe solo il Pd a chiedere di far proseguire la legislatura per varare (intanto) la legge elettorale.