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    CONTE E SPERANZA HANNO MESSO A RISCHIO PURE MATTARELLA - IL DOSSIER SEGRETO DEL MINISTERO DELLA SANITA' DEL 12 FEBBRAIO PREVEDEVA ''FINO A 800.000 VITTIME SE L'ITALIA NON CHIUDE IN CASA I CITTADINI''. MA IL 23 SI RADUNARONO 40.000 PERSONE A BARI PER IL PAPA. CON MATTARELLA PRESENTE E CONTE ASSENTE. INDOVINATE PERCHE'?? - ORA IL COPASIR, CHE È DIVENTATO UN PO' COME IL CODACONS O IL MOIGE, E SI OCCUPA DI TUTTO, CHIEDE INFORMAZIONI SU COME FU GESTITO QUEL RAPPORTO SCOTTANTE


     
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    1 - NASCOSTO ANCHE A MATTARELLA IL PIANO CHE AVVERTIVA DELLA STRAGE IN ARRIVO

    Francesco Bonazzi per “la Verità

     

    conte speranza conte speranza

    Ci sono immagini che restano impresse, specie adesso che siamo tutti distanziati e con le mascherine. Immagini gioiose, come le 40.000 persone stipate in piazza Libertà, a Bari, per l' Angelus del papa a conclusione del sinodo «Mediterraneo, frontiera di pace». Era il 23 febbraio, ma sembra una vita fa. Il resoconto dell' Ansa alla fine di quella giornata ha un titolo che oggi sembra imbarazzante: «Messa Papa con 40.000, sconfitta psicosi coronavirus». Ma oggi sappiamo che a Roma c' era un uomo che deve aver sudato freddo, anche perché con Bergoglio c' era pure Sergio Mattarella. Quell' uomo è Roberto Speranza, ministro della Salute, che dal 12 febbraio aveva un rapporto segreto che ipotizzava già una tragedia da centinaia di migliaia di morti. E che è stato zitto, per non allarmare la nazione.

     

    «Quanti si aspettavano una piazza semivuota a causa di una psicosi da coronavirus sono stati smentiti», gioisce l' agenzia Ansa, perché «l' affetto per il Papa e la fede hanno sconfitto ogni paura e in 40.000 hanno atteso Francesco a Bari, dove ha celebrato la santa Messa []. Nel capoluogo pugliese, per assistere alla celebrazione, è giunto anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Avrebbe dovuto esserci anche il premier, Giuseppe Conte, che ha dovuto però rinunciare per impegni legati all' emergenza coronavirus». Almeno lui, ha evitato la passerella con folla oceanica solo 10 giorni prima di chiudere l' Italia.

     

    Dopo che è venuta fuori la storia del dossier segreto, dal ministero della Salute hanno precisato i tempi di questa vicenda. La richiesta di un' analisi sull' impatto dell' epidemia da Covid-19 porta la data del 22 gennaio. Il 12 febbraio arriva al Comitato tecnico scientifico una prima versione, poi aggiornata il 4 marzo. Tutti i lavori si sono svolti con la massima riservatezza. La relazione prevede anche uno scenario drammatico, ma dalla Salute sottolineano che «ancora il 14 febbraio l' Ecdc, l' Agenzia dell' Unione europea per la prevenzione e il controllo delle malattie dava come bassa la possibilità di diffusione del contagio in Europa. E in quel momento i contagi in Italia erano 3, tutti importati dalla Cina, e i casi in Europa erano 46. Le prime misure sono del 21 febbraio».

    MATTARELLA A BARI CON PAPA FRANCESCO IL 23 FEBBRAIO 2020 MATTARELLA A BARI CON PAPA FRANCESCO IL 23 FEBBRAIO 2020

     

    Sappiamo che purtroppo è andata ben diversamente, con migliaia di morti ogni giorno, scandalosi ritardi su mascherine, ventilatori polmonari, test sierologici. Tra la fine di gennaio e la prima settimana di febbraio, il governo italiano blocca i voli con la Cina, ma solo quelli diretti, e si mettono i termoscanner negli aeroporti per misurare la febbre ai passeggeri. Peccato che fosse possibile tornate in Italia dalla Cina con qualunque triangolazione, via Parigi come da Francoforte, e che il Coronavirus stesse già girando in Lombardia da metà gennaio.

     

    Ora si scopre che quel rapporto commissionato il 22 gennaio dal ministero della Salute comprendeva un terzo scenario, con un tasso di contagiosità superiore a 2, che diceva chiaramente come vi sarebbero state «tra le 600.000 e le 800.000 vittime» se l' Italia non si fosse fermata, non avesse isolato le zone rosse e non avesse chiuso in casa i cittadini. Ieri, il direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, ha detto al Corriere della Sera che il ministero non ci ha dormito sopra, ma semplicemente si è deciso di non rendere noto quello studio «per non gettare nel panico la popolazione». Il fatto è che non devono essere stati «gettati nel panico» anche le massime autorità.

     

    ANGELO BORRELLI ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTE ANGELO BORRELLI ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTE

    Immaginiamo il tormento del giovane ministro potentino, cresciuto nella disciplina del Pd-Pds, che con quei numeri terrificanti nella mente, applica alla lettera l' articolo 3 della Costituzione sull' eguaglianza di ognuno di noi davanti alla legge e si cuce la bocca con tutti. E così Mattarella porta in giro la sua rassicurante chioma paleodemocristiana per il Paese intero, inaugurando e presenziando, fino al 7 marzo, quando Giuseppe Conte chiude tutto. I sindaci delle città più colpite, a cominciare da Giorgio Gori a Bergamo e Beppe Sala a Milano, girano per le strade, stringono mani, senza mascherina.

     

    E il 7 marzo dev' essere stato terribile, per il riservatissimo Speranza, apprendere che anche l' amico Nicola Zingaretti era positivo al virus importato dalla Cina. Il premier Conte, invece, avrà annusato qualcosa e il 24 febbraio ha annullato una giornata in Romagna, tra Forlì, Ravenna e Cesena, in cui avrebbe dovuto inaugurare un po' di aziende del mondo delle cooperative bianche. O ha parlato con Speranza, o è stato ispirato da Padre Pio, del quale è devotissimo.

     

    Insomma, chissà se mai si saprà quante persone, ai vertici dello Stato, hanno letto quel maledetto rapporto di 55 pagine che dal 12 febbraio avvertiva di un' autentica tragedia collettiva in arrivo. Visto che per una ventina di giorni hanno tutti girato tranquilli come trottole, a cominciare dalla prima persona che andava protetta dal possibile contagio, ovvero Sergio Mattarella, immaginiamo che il compagno Speranza sia stato fieramente silente. Oppure che si sia confidato, al massimo, con l' amico Pier Luigi Bersani, che davanti a una birretta gli avrà detto: «No, ma dai Robertino, mica possiamo smacchiare i germi patogeni».

     

    raffaele volpi raffaele volpi

     

    2 - ORA IL COPASIR VUOLE SAPERNE DI PIÙ

    Alessandro Da Rold per “la Verità

     

    Il Copasir presieduto dal leghista Raffaele Volpi vuole vederci chiaro sulle mosse del governo di Giuseppe Conte per fronteggiare l' emergenza covid 19. E ascolterà nei prossimi giorni il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello dell' Innovazione, Paola Pisano, sia per conoscere il contenuto del piano richiesto a gennaio che il governo avrebbe poi secretato sia per approfondire l' applicazione Immuni che dovrebbe accompagnarci nella fase 2 di riapertura dell' Italia dopo il lockdown.

     

    Il Copasir chiede l' immediata acquisizione del documento segreto che, stando a quanto sostenuto dal direttore della programmazione sanitaria, Andrea Urbani, sarebbe di circa 55 pagine. L' esecutivo lo avrebbe redatto il 12 febbraio insieme con la prima task force sul coronavirus.

     

    Quello studio, nascosto quindi a una parte dei nostri servizi segreti e in particolare alle opposizioni parlamentari, non sarebbe stato divulgato per non «gettare nel panico la popolazione». Anche perché si ipotizzavano tra i 600.000 e gli 800.000 contagi e si documentava la carenza di posti letto in terapia intensiva.

     

    A quanto pare si tratta di un testo fondamentale, perché avrebbe accompagnato le decisioni di tutto l' esecutivo durante questi due mesi di emergenza. Perché il Copasir che controlla l' operato dei nostri servizi ne era all' oscuro? A questa domanda potrebbe rispondere Gennaro Vecchione, numero uno del Dis, molto vicino al presidente del Consiglio, Conte: anche Vecchione sarà ascoltato a palazzo San Macuto.

     

    Ieri il governatore lombardo Attilio Fontana ha detto senza mezzi termini che «il governo era al corrente dei rischi della pandemia ma li ha tenuti segreti. Sono rivelazioni gravissime: è la verità? L' Italia e la Lombardia hanno il diritto di sapere». Tra le audizioni è prevista quella del vicedirettore per la cybersicurezza della presidenza del Consiglio, Roberto Baldoni. Pisano e Baldoni avranno il compito di spiegare al Copasir come si è arrivati a scegliere la società Bending spoons per l' applicazione Immuni, come stabilito dal decreto della scorsa settimana firmato dal commissario Domenico Arcuri. L' affidamento è gratuito, ma come ha spesso detto Tim Cook, ceo di Apple, «se il servizio è gratis, il prodotto sei tu».

     

    giuseppe conte raffaele volpi giuseppe conte raffaele volpi

    Dopo la formazione di una task force di 74 persone, ormai sciolta, negli ultimi giorni sono emersi un po' ovunque gli incroci societari dell' azienda milanese che produce applicazioni. Per di più è saltato fuori un collegamento con la Svizzera, perché Bending spoons fa parte di un consorzio non profit (Pepp-pt) appena costituito, con sede legale proprio al di là della Alpi e sotto vigilanza del governo di Berna. Di trasparenza ce n' è stata poca da parte del governo, tanto che anche i 74 hanno dovuto siglare un accordo di riservatezza. Tutto ruota intorno alla conservazione dei dati sanitari (i più sensibili) e l' anomizzazione degli stessi.

     

    Il problema, quindi, saranno anche le eventuali correlazioni e incroci con i cosiddetti big data, l' oro del nuovo millennio. Siccome lo Stato italiano non ha un proprio data center nazionale, dove verranno staccati questi dati? Magari su cloud di società private all' estero? Non si conosce poi ancora il codice sorgente che nel decreto viene definito «aperto». Ma fino a questo momento di codici non se ne sono visti. Il garante della privacy, Antonello Soro, che ha ricordato che questi dati devono essere gestiti solo «da un' autorità pubblica, controllabile».

     

    Non sarà semplice, data la rete di interessi intorno. La app sarà sviluppata da Bending spoon insieme con il centro medico Sant' Agostino di Luca Foresti e Jakala, società di marketing milanese dove vanta una quota (2,7%) il finanziere renziano Davide Serra. I renziani sono sempre stati sostenitori dei big data. Nel 2016 spuntò fuori un documento, anche questa volta segreto, con cui il governo Renzi stipulava un accordo con Ibm per il trattamento dei dati sanitari di circa 61 milioni di cittadini italiani. Ma questa è un' altra storia.

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