Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
giuseppe conte armando siri
Oltre tre ore di un faccia a faccia serrato e teso, nel quale il premier usa toni vellutati e amichevoli ma senza mai deflettere dalla sua posizione e cioè dalla richiesta ad Armando Siri di farsi da parte e di lasciare, almeno temporaneamente, l' incarico di sottosegretario.
ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI
Il premier, nell' incontro di lunedì sera, ha provato a usare tutta la sua moral suasion per convincere con le buone l' esponente leghista a farsi da parte. Se non accadesse nulla, potrebbe decidere di usare le sue prerogative per «scollarlo» (secondo un' espressione a lui attribuita) dalla poltrona di Palazzo Chigi. Il confronto tra i due non è stato risolutivo. Anzi, ha ottenuto come risultato quello di sottolineare l' impasse che si trascina da giorni e che vede da una parte della barricata il leader della Lega Matteo Salvini, tetragono nella difesa a spada tratta del suo fedelissimo, e dall' altra il Movimento 5 Stelle che denuncia l' incompatibilità di Siri nel ruolo di governo. A quanto risulta, la difesa del sottosegretario non avrebbe affatto convinto il premier, che non si fida e teme che la vicenda si allarghi.
giancarlo giorgetti matteo salvini
Ma i 5 Stelle non sembrano più così convinti a forzare la mano. E così Di Maio, prima di entrare nel consiglio dei ministri di ieri sera, ha chiesto ai suoi di non affrontare il caso. Perché lo sta gestendo il premier e perché «in questi giorni molti parlamentari della Lega - avrebbe detto - si sono avvicinati a colleghi del Movimento, per dire di condividere l' opportunità che Siri lasci».
armando siri 4
Di Maio è convinto che la faccenda sia destinata ad allargarsi e a mettere nei guai tutta la Lega. Non si fa mistero nel Movimento delle perplessità sull' assunzione del figlio di Arata da parte di Giorgetti. E si spiega: «C' è un giro strano, Maroni non ha parlato a caso». Riferimento a un' intervista dove l' ex leader leghista si lasciava andare a dichiarazioni sibilline, che non sono affatto piaciute a Giorgetti.
luigi di maio
C' è un cambio di strategia nei 5 Stelle. Fino all' altro ieri puntavano sulla prova di forza e speravano che, in mancanza di un' iniziativa autonoma della Lega o dello stesso Siri, fosse il premier ad andare allo scontro, destituendo il sottosegretario. Ora hanno deciso che conviene di più farlo cuocere nel suo brodo e approfittare delle difficoltà, che si immaginano crescenti, anche in vista delle elezioni europee. E infatti spiegano a margine del consiglio: «Se vogliono tenersi un indagato per corruzione in un' inchiesta dove c' è di mezzo la mafia, lo dovranno spiegare anche ai loro elettori». A Conte va l' ingrato e ormai consueto ruolo di cavare le castagne dal fuoco a un esecutivo che vede moltiplicarsi le difficoltà. Non a caso ieri è sbottato, chiedendo che non lo si tiri «per la giacchetta».
gianmarco centinaio matteo salvini
Gian Marco Centinaio, ministro dell' Agricoltura, spiegava a Quarta Repubblica che «l' unico che può chiedere a Siri di dimettersi è Matteo». Ma Salvini, di cattivo umore in queste ore, non ha ancora fatto il gesto che risolverebbe lo stallo. Anzi, ha dato ordine a tutti i suoi di tacere, facendo risuonare all' unisono un «no comment» a chi gli chiedeva novità sul caso.
Di Maio, intanto, incassa il vantaggio mediatico e spinge sull' acceleratore, alzando i toni sulla questione morale.
armando siri 3
Spiega di «fidarsi» di Conte, lanciandogli un segnale. Ma a questo punto, non serve forzare la mano. Anche perché non tutti nel governo sono convinti, come dimostra la tesi enunciata da ministro dell' Economia Giovanni Tria, in un' intervista al Fatto: «Io ho una regola di principio: un avviso di garanzia non basta per provocare le dimissioni».
armando siri 2 matteo salvini giancarlo giorgetti danilo toninelli armando siri