Giuliano Foschini,Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
I RUSSI A BERGAMO
Agostino Miozzo, allora membro del Comitato tecnico scientifico, ha raccontato: «Ci dissero che avevano carta bianca e intendevano sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici». «Sicuramente portarono nei territorio personale medico e attrezzature per la logistica. Ma provarono a fare anche altro e noi glielo impedimmo. Certo, che volessero cercare dati è assolutamente plausibile» ha spiegato invece l'ex capo di Stato maggiore, il generale Enzo Vecciarelli.
giuseppe conte e vladimir putin
«Parliamoci chiaro », si è sfogato Luciano Portolano, che all'epoca guidava il Comitato operativo interforze, «quella missione era anomala da ogni punto di vista, ma quando lo segnalai venni preso per paranoico. Io l'avevo detto che era una cosa che non bisognava fare».
Il racconto di alcuni dei protagonisti, sul fronte italiano, della spedizione "Dalla Russia con amore" - gli uomini arrivati da Mosca a marzo del 2020 per aiutare l'Italia, così aveva detto Vladimir Putin all'allora premier Giuseppe Conte, nella battaglia contro il Covid - ha convinto il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, che no, gli approfondimenti necessari sulla visita degli uomini di Mosca in Italia non erano da considerarsi chiusi. Così come lo stesso Conte aveva suggerito nei giorni scorsi dopo la sua audizione al Copasir.
I RUSSI A BERGAMO
Sono invece necessari ulteriori domande e approfondimenti. E per questo tra due settimane il Comitato ha deciso di ascoltare proprio Miozzo e i generali Vecciarelli e Portolano. Per sentire dalle loro voci cosa accadde in quei giorni. Che tipi di dubbi ebbero. E, soprattutto, se gli allora vertici della sicurezza nazionale presero, a partire dall'autorità delegata (il presidente Conte, per l'appunto) tutte le necessarie precauzioni per non mettere a rischio dati riservati per la sicurezza nostra e degli altri paesi Nato.
Nella sua lunga audizione della scorsa settimana Conte si è detto sicuro di aver chiarito tutti i punti. In realtà tutti i membri del Comitato - su sollecitazione del segreta rio, il senatore Ernesto Magorno di Italia Viva - hanno ritenuto opportuno approfondire alcuni aspetti. L'ex premier ha spiegato, infatti, che fu lui a definire i dettagli dell'operazione con una telefonata con Vladimir Putin. Proprio alla vigilia di quel viaggio.
AGOSTINO MIOZZO
A Repubblica risulta che l'operazione fosse da tempo sul tavolo ma che dovesse riguardare soltanto l'invio di materiale sanitario: mascherine, dispositivi di protezione, ventilatori. Sabato 21 marzo ci fu invece una telefonata diretta tra i due presidenti e venne deciso l'upgrade.
Nemmeno 24 ore dopo ventitré quadrireattori decollati da Mosca atterrarono, accolti con il tappeto rosso, in un aeroporto militare di un paese Nato. «Non esattamente una procedura standard» si lascia andare oggi una fonte. Anche perché quando i nostri uomini li videro sbarcare capirono immediatamente, dall'attrezzatura che trasportavano, che non si trattava di una visita di cortesia.
enzo vecciarelli 3
«Fummo sorpresi - ha detto al Foglio il generale Vecciarelli, che era lì sulla pista - e io per primo rimasi colpito dal dispiegamento di mezzi che scendevano dai velivoli russi. Non le nascondo che all'inizio ci fu anche una certa preoccupazione». La sensazione di Vecciarelli verrà confermata dagli uomini sul campo, che seguirono i russi passo passo. Il 7 maggio, poi, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, interruppe la spedizione. Riducendo da circa 500 a 104 gli uomini russi arrivati in Italia. Il 7 maggio non era una data qualsiasi: i russi avevano appena annunciato di voler continuare il lavoro in Piemonte e in Puglia, dove c'era la base Nato di Amendola. Ma non fu consentito loro di sbarcare .
Luciano Portolano