GIUSEPPE CONTE GIOCA CON I CANI
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Non è all' ordine del giorno, il presidente del Consiglio non ne avverte l' esigenza, è contento dei suoi ministri e dei suoi sottosegretari, e non tollera che qualcuno li tocchi». L' incendio di giornata che Giuseppe Conte è chiamato a domare, usando l' artifizio retorico di parlare di sé in terza persona, riguarda il rimpasto. Quando il presidente del Consiglio lo affronta pubblicamente, nel corso del forum all' agenzia Ansa , il tema della sostituzione di alcuni ministri e sottosegretari ha già fatto bollire i telefoni di Palazzo Chigi.
matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 1
C' è l' antico dossier che riguarda la nomina al ministero agli Affari europei, di cui Conte conserva l' interim dal giorno in cui Paolo Savona s' è insediato alla presidenza della Consob, ormai tre mesi fa. E soprattutto c' è quella «black list» di pentastellati di governo e sottogoverno finiti al centro del fuoco incrociato che arriva dalla Lega, certo; ma anche dalle pagelle insufficienti compilate dai grillini durante la liturgia della «graticola», a cui hanno partecipato i componenti delle commissioni parlamentari.
PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Le insufficienze raggiungono il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati e quello alla Difesa Angelo Tofalo; e poi Michele Dall' Orco alle Infrastrutture e Vincenzo Zoccano alla Famiglia. Una lista a cui l' agenzia Adnkronos aggiunge i nomi di Davide Crippa e Andrea Cioffi, numeri due di Luigi Di Maio al ministero dello Sviluppo economico. Ma è la punta di un iceberg. I casi più caldi riguardano due big dell' esecutivo, e cioè Giulia Grillo e Danilo Toninelli.
giulia grillo 2
«Disponibile al passo indietro? Ho tanto lavoro da fare», scandisce il titolare delle Infrastrutture, mentre la ministra della Salute prende per buone le voci sul suo conto e lancia l' allarme: «Sarebbe grave se fosse il M5S a volermi sostituire». I due provano a mettersi in contatto sia con Conte che con Di Maio. Il primo prova a tranquillizzarli.
Ma che la partita sia più complicata di una disputa interna al M5S lo dimostra «la linea del Piave» fissata dal capo politico con i componenti della sua war room .
toninelli di maio aereo di stato
Da un giro di consultazioni interno al gotha del Movimento viene fuori una posizione chiara. «Se alla luce del risultato elettorale Salvini vuole più caselle nel governo, allora deve chiederle. Non può fare quello che, pur di non smentire le cose dette in campagna elettorale, pensa che il lavoro sporco glielo facciamo noi». Ci sono dei distinguo rispetto ai singoli casi. Sia la Grillo sia Toninelli sono pedine sacrificabili. Ma mentre nel primo caso la Lega sarebbe chiamata ad assumersi la responsabilità di un ministero come la Salute, nel secondo - e cioè Infrastrutture - «il ministro dovremmo indicarlo noi».
borghi salvini bagnai
La partita ricalca gli equilibri della guerra fredda che si sta combattendo tra Conte e il tandem Salvini-Di Maio. Ma rispetto agli altri dossier affrontati negli ultimi giorni, il fronte dei due vicepremier non è compatto. Quantomeno non lo è nel metodo, visto che il M5S agevolerebbe un cambio di assetto nel governo solo nel caso in cui il leader della Lega si facesse pubblicamente avanti a chiederlo. Subordinate, al momento, non ce ne sono.
La prossima mossa spetta al ministro dell' Interno. Il M5S è disposto a cedere sia sulla scelta del commissario europeo, sia su un nuovo ministro della Salute, sia sul sostituto di Savona agli Affari europei. Su quest' ultimo, però, ai piani alti di Palazzo Chigi premono perché la nomina arrivi dopo, e non prima, la soluzione della partita a scacchi che vede il governo italiano opposto alla Commissione europea.
alberto bagnai matteo salvini
Soprattutto se la scelta di Salvini dovesse davvero ricadere su un euroscettico del calibro di Alberto Bagnai. La partita, insomma, è di quelle che rischiano di finire ai supplementari, se non ai rigori. Con la consapevolezza che un cambio simultaneo di tre ministeri obbligherebbe il governo a passare di nuovo dalla fiducia delle Camere. Un rischio, secondo alcuni. Un' opportunità, secondo altri.