Amedeo La Mattina e Francesca Schianchi per “la Stampa”
conte merkel
«Pericolo scampato», tirano un sospiro di sollievo dalla Lega. «Alle condizioni date abbiamo ottenuto il massimo», aggiungono dalle parti del premier. Lui, Giuseppe Conte, si affaccia in conferenza stampa dopo la maratona negoziale con l'aria soddisfatta, come se fosse l' artefice di una grande vittoria. Gli tocca ammettere che certo, il combinato Ursula Von der Leyden - Christine Lagarde non è il «dream team» che avrebbe scelto lui, ma tutto sommato si accontenta.
Quello che non poteva tollerare, e che l'azionista di maggioranza Matteo Salvini gli aveva messo come paletto invalicabile, era che fosse un socialista come l'olandese Frans Timmermans a guidare la Commissione, esponente di un partito che ha perso le Europee, inviso al premier Orban e ai Paesi del blocco Visegrad. Non solo: l'importante era evitare un super falco rigorista alla Bce.
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Per questo essere riuscisti a schivare un nordico dopo Mario Draghi, come il tedesco Weidmann o il finlandese Liikanen, appare agli occhi del premier come un suo personale successo: considerato anche che, con questa combinazione, si apre probabilmente per un italiano un posto nel board della Banca centrale. Due risultati che, per il leader della Lega, dimostrano come sovranisti e nazionalisti, pur non avendo la maggioranza, siano in grado di condizionare le scelte dei vertici Ue.
E poi, c'è la promessa strappata ai suoi colleghi da Conte, annunciata con enfasi: «Avremo il portafoglio più strategico nell'interesse dei cittadini italiani: la Concorrenza». Un commissario che sarà anche vicepresidente. «C'è un accordo di massima con i vicepremier», anticipa Conte. Di certo sarà un nome della Lega, in virtù dei risultati delle ultime Europee.
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Per questo, nonostante il curriculum europeo, appare improbabile che possa spuntarla il ministro degli Esteri Enzo Moavero. Mentre, per l'importanza del portafoglio, riprende quota nonostante le sue smentite il più autorevole dei dirigenti leghisti, Giancarlo Giorgetti, il potente sottosegretario che il vicepremier grillino Luigi Di Maio sarebbe contento di levarsi di torno, ma di cui Salvini difficilmente può fare a meno. Spunta però anche un altro nome, quello del ministro dell'Agricoltura Gianmarco Centinaio.
centinaio
Ma ieri era soprattutto il momento di compiacersi per quello che il governo considera un buon risultato. Anche se potrebbe rivelarsi una piccola vittoria di Pirro: la nuova presidente tedesca Von der Leyden è probabile che non sarà tenera nei confronti dell'Italia per quanto riguarda il controllo dei conti pubblici. E questo nonostante Conte l'abbia "promossa" perché si è occupata di questioni sociali.
Il premier annuncia soddisfatto, «è cambiato il vento nelle politiche economiche». Salvini, però, ci crede poco e resta molto diffidente sull' atteggiamento che la nuova Commissione avrà nei confronti di Roma. A dimostrazione del suo scetticismo, in serata, arriva un'accusa contro chi ogni giorno fa la «morale» all' Italia: «Quei politici tedeschi e francesi - afferma il leghista - che hanno passato giorno e notte a spartirsi le poltrone».
GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI
Il vicepremier aveva dato mandato a Conte di fermare i socialisti e i rigoristi: il primo paletto è stato centrato, sul secondo ha ancora delle riserve. Tuttavia nella Lega fanno osservare che di più non era possibile ottenere: «Abbiamo spezzato l'asse Popolari-Socialisti, costretto la Merkel ad astenersi sui nuovi incarichi per non litigare con i suoi alleati della Spd. Ora si tratterà di far valere le nostre posizioni e incassare la nomina di un commissario economico di peso».
Sarà quello alla Concorrenza, assicura Conte, che ha convinto Salvini della bontà della soluzione. Contentini? Il ministro dell' Interno vuole vedere cosa cambierà di concreto nelle politiche economiche dell' Europa. E più realisticamente crede che gli verrà concessa l' Industria. Ancora da definire la casella della presidenza del Parlamento europeo: il candidato ufficiale dei socialisti è l' italiano David Sassoli, che però non verrà sostenuto dai partiti del governo italiano. Per la vicepresidenza è la leghista Mara Bizzotto la candidata del nuovo gruppo sovranista Identità e Democrazia che fa capo a Salvini e Marine Le Pen.