Annalisa Cuzzocrea e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
«Non è ancora abbastanza », fa sapere Giuseppe Conte. «E non sarà abbastanza finché non avremo ottenuto bond europei rapidamente accessibili, il resto conta poco». Va dritto, il premier. Crede che la sponda con Parigi serva a migliorare il progetto dei recovery bond. Sostiene che l' Italia continuerà a opporsi al fondo salva-Stati, il famigerato Mes.
merkel macron conte
Dice la verità, ma soltanto una parte della verità. Perché adesso deve ottenere il massimo a Bruxelles su titoli di debito comune, ma depista quando fa la faccia feroce con il Mes: nel patto continentale, quello che si spera sarà siglato dopo Pasqua dai capi di stato e di governo, ci sarà. Anche se con condizionalità più sfumate, anche se Roma giurerà di non essere intenzionata a ricorrervi: «È uno strumento inadeguato all' attuale crisi», ripete il ministro dem Enzo Amendola.
europarlamento
È proprio su questo nodo, però, che alcune frange radicali della maggioranza, oltre alle opposizioni, sono pronte a sparare contro Palazzo Chigi.
Nei dettagli di una frase partorita a Bruxelles può annidarsi il diavolo, per questo Conte alza la voce adesso. La sua resta una via tortuosa, stretta, perché deve tenere conto di due esigenze divergenti. Primo: rendere il Mes meno legato all' austerity, vincolare i recovery bond a una tempistica meno fumosa di quella che sembra proporre Angela Merkel.
ROBERTO SPERANZA NICOLA ZINGARETTI VINCENZO BIANCONI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE A NARNI
La leva fiscale europea complessiva - ripete il premier - deve essere adeguata per «dimensioni, scadenza a lungo termine dei titoli e rapida disponibilità dei fondi». Una volta ottenuto questo traguardo, subentrerà la seconda esigenza: far accettare ai grillini la presenza del fondo salva-Stati tra gli strumenti proposti dall' Europa.
Due giorni fa Luigi Di Maio si è mostrato assai ragionevole, alla vigilia dell' Eurogruppo. Non ha alzato barricate, con realismo. E come lui i ministri Federico D' Incà e Stefano Patuanelli. Assai meno dialoganti sono alcuni loro colleghi di partito.
ALESSANDRO DI BATTISTA CONTESTATO
Alessandro Di Battista, per dire, non ha mai tifato Mes e adesso dice: «L' unica strada è il reddito universale rilanciato da Beppe Grillo». Con lui, un agguerrito gruppetto di parlamentari: il sottosegretario all' Economia Alessio Villarosa, i deputati Raphael Raduzzi e Alvise Maniero, l' eurodeputato Ignazio Corrao, in linea con i senatori Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Sulla carta sono numericamente inoffensivi, se non fosse che sono già stati capaci di complicare di molto la vita al ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli sulla vicenda dell' ex-Ilva.
stefano patuanelli foto di bacco (2)
In mezzo si ritrova il reggente Vito Crimi. Deve pattinare, non ha altra strada. Tre giorni fa si diceva preoccupato dell' asse franco-tedesco sul Mes. E aggiungeva: «Siamo fiduciosi che Conte e Gualtieri sapranno rappresentare con fermezza la posizione italiana». Ieri ha parlato genericamente di «ore fondamentali per l' Europa». Il problema, ormai, è sempre lo stesso: i 5 Stelle sono dispersi in mille rivoli, incontrollabili.
L' ultimo caso sfociato in una lite furibonda ha riguardato proprio Villarosa, alfiere di una proposta sui prestiti a imprese e autonomi. Il gruppo si è spaccato e Crimi è stato costretto a intervenire: «Se sei in disaccordo col governo, dimettiti da sottosegretario ».
bianca berlinguer matteo renzi
Come se non bastasse, Conte deve fare i conti anche con l' ala destra della sua maggioranza. Matteo Renzi è pronto a chiedere al premier più coraggio e meno "grillismo" sulla via di un accordo europeo. «Conte e Gualtieri dicono no al Mes? Su questo dobbiamo lavorare», diceva giusto l' altro ieri, perché «l' Europa non è il nostro problema. Al contrario, ci ha salvato dal fallimento con la Bce e Sure, con la sospensione del patto di stabilità. Il resto arriverà, basta saper trattare».
MATTEO SALVINI CON LA MASCHERINA
E c' è di più: nel corso delle ultime riunioni di maggioranza, Italia Viva ha chiesto a Gualtieri di accettare il fondo salva-Stati senza condizionalità. Ritardarne il via libera per timore di Salvini, o peggio «per coprire la retromarcia del Movimento dopo anni di propaganda contro il Mes» sarebbe deleterio sui mercati e sconveniente per il Paese.