Estratto dell'articolo di Leonard Berberi per il "Corriere della Sera"
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«EasyJet per Zurigoooo! Chi va a Zurigo con easyJeeet?». Il ragazzo urla a decine di passeggeri sotto al tendone allestito dalla Protezione civile all’ingresso del Terminal C dell’aeroporto di Catania. Non tutti lo sentono — il megafono comparso nei giorni scorsi, oggi non si vede — perché la coda è lunga, mentre un altro gruppetto è stipato in un tendone più in là, dove gira solo un po’ di aria condizionata. « What?», «Cosa?», si chiede Laila Castaneda, di Redwood City, California, lì con il figlio piccolo e il marito Vineet, in Sicilia dopo due settimane tra Atene e le isole greche. «Non capisco cosa dobbiamo fare».
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Non è l’unica. Sono giorni d’emergenza in questo scalo — tra i più importanti d’Italia — che dal 16 luglio funziona a metà per l’incendio divampato negli «Arrivi» del Terminal A […]
L’area interessata dalle indagini è di appena 80 metri quadrati, ma i danni delle fiamme — tra fumo e polveri — sono stati significativi. Gli incendi sono stati due. Il primo, la sera del 16 luglio, all’interno di un gabbiotto affidato a una società di noleggio auto. Il secondo, il giorno dopo, a una centralina Telecom. Nico Torrisi, amministratore delegato di Sac (società di gestione degli impianti di Catania e Comiso), vigila sulle operazioni. «Secondo voi a me fa piacere vedere le persone stipate fuori, sotto alle tende? Per niente», commenta. «Ma purtroppo è scoppiato un incendio, mi faccio qualche domanda sulla gestione delle fiamme nelle sue prime fasi, ma lascio lavorare la magistratura».
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«Tutta la comunità aeroportuale qui si sta dando da fare — continua —: consegnando acqua gratis, mettendo a disposizione decine di persone per fornire le informazioni, pagando di tasca propria i 71 autobus al giorno che coprono le tratte con Comiso, Trapani e Palermo, prendendoci anche gli insulti dei passeggeri».
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I disagi Nonostante gli sforzi, però, il caos è ovunque. E proprio nei giorni delle vacanze. Uno dei problemi maggiori è dovuto alla scarsa informazione dei vettori. […]
In aeroporto si entra solo due ore prima del volo per caricare le valige e un’ora prima per imbarcarsi. Tutti gli altri devono starsene fuori, dove ci sono pochi bagni chimici. Posti all’ombra, poi, neanche a parlarne. E il pomeriggio trovare un riparo dal sole è più complicato perché i raggi battono proprio sulla facciata.
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Nuovo «terminal» Da domani, salvo imprevisti, la situazione dovrebbe leggermente migliorare perché Sac, assieme all’Aeronautica Militare, ha allestito il «terminal provvisorio», un altro maxitendone di circa 500 mq dove si faranno il check-in, i controlli di sicurezza e l’imbarco: questo dovrebbe portare i movimenti orari dagli attuali 10 a 14 (tra arrivi e partenze), meno dei 21 del solito. Oggi Sac dovrebbe riavere anche il Terminal A e attendere i via libera al ripristino. Ma una visita tra i cantieri mostra che il ritorno alla normalità richiederà tempo. « Mancu u’ Burundi », esclama un’anziana, non molto politically correct, che si rinfresca con la carta d’imbarco. «Nemmeno in Burundi» .
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