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    CORDIALI SALUTI TRA BIDEN E XI JINPING – OGGI IL PRESIDENTE AMERICANO E QUELLO CINESE SI INCONTRERANNO IN UN BILATERALE AL G20 DI BALI. “SLEEPY JOE”, RINGALLUZZITO DALLE ELEZIONI DI MIDTERM, VUOLE “RIAPRIRE LE COMUNICAZIONI” CON IL COMUNISTA, “IN MODO RESPONSABILE E PRATICO”. TRADOTTO: WASHINGTON VUOLE RAFFORZARE LA PARTNERSHIP CON PECHINO SUI TEMI DI COMUNE INTERESSE, MA ESSERE CHIARI SULLE QUESTIONI IN CUI I DUE PAESE SONO (E RESTERANNO) NEMICI – LA DELICATA PARTITA DELLE ALLEANZE NEL PACIFICO, VERO PUNTO DI INTERESSE DEGLI AMERICANI. ALTRO CHE UCRAINA…


     
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    1. CASA BIANCA, BIDEN VUOLE RIAPRIRE IL DIALOGO CON XI

    (ANSA) - Joe Biden vuole riaprire la comunicazioni con Xi Jinping in modo responsabile e pratico, fisando dei 'guardrail'. Lo afferma un funzionario della Casa Bianca.

     

    2. SUMMIT BIDEN-XI NEL POMERIGGIO A BALI CON INIZIO ALLE 17.30

    (ANSA) - L'atteso summit tra i presidenti americano Joe Biden e cinese Xi Jinping si terrà nel pomeriggio a Bali, alla vigilia del G20 indonesiano, con inizio previsto alle 17.30 locali (10.30 in Italia).

     

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    Secondo quanto appreso dall'ANSA a Pechino, il faccia a faccia in persona tra i due leader, il primo da quando Biden si è insediato alla presidenza, durerà "non meno di un paio d'ore". Il programma diffuso dalla Casa Bianca prevede che il presidente Usa, arrivato ieri sera a Bali, incontri l'omologo indonesiano Joko Widodo alle 12.30 locali (5.30 in Italia).

     

    3. SUPER JOE ALLA SFIDA CINESE

    Alberto Simoni per “La Stampa”

     

    Biden è sbarcato ieri sera a Bali, Indonesia, per il G20, ultima tappa del viaggio fra Egitto, dove ha visto Al Sisi e parlato alla Conferenza sul clima, e la Cambogia, ospite del summit dell'Asean.

     

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    Oggi, quando incontrerà il presidente cinese Xi Jinping per un bilaterale che la Casa Bianca dice durerà «circa due ore», Biden potrà mostrarsi ancora più saldo alla guida della democrazia americana: il Senato con i risultati del Nevada arrivati nella notte resta in mano dei democratici e nei prossimi due anni il presidente Usa potrà portare avanti la sua agenda. Dall'altra parte troverà un interlocutore, Xi, saldamente in sella dopo essersi garantito il terzo mandato al Congresso del Partito comunista.

     

    La Casa Bianca non ha voluto caricare il bilaterale di troppe aspettative, ha fatto sapere che non ci sarà un comunicato alla fine. Quel che da giorni i consiglieri di Biden ripetono è che l'incontro con Xi Jinping è una forma di «diplomazia diretta», un modo per «gettare le basi per le relazioni» e che non ci saranno risultati tangibili e concreti da mostrare.

     

    BIDEN XI JINPING BIDEN XI JINPING

    Biden ama questi approcci e confida di ribadire in modo schietto e chiaro, come già fatto in passato, quali sono le posizioni americane su una serie di dossier. «Ho incontrato Xi più di tutti gli altri leader stranieri», ha detto ieri il presidente prima di imbarcarsi sull'Air Force One che dalla Cambogia l'ha portato a Bali sottolineando di essere sempre stato molto chiaro e diretto in modo «che non ci siano fraintendimenti su quali siano le nostre idee».

     

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    Washington vuole rafforzare la partnership con Pechino sui temi di comune interesse e rendere chiaro al rivale che benché le parti siano impegnate in una competizione dura, questa, secondo le parole di Jake Sullivan consigliere per la Sicurezza nazione Usa, «non deve scivolare nel conflitto o in un confronto».

     

    Su clima e pandemia serve stare uniti, sul resto – da Taiwan ai diritti umani, al commercio sino alle tensioni nel Mar Meridionale cinese – la Casa Bianca preciserà le sue convinzioni. Biden l'ha sempre fatto nei precedenti incontri, tutti virtuali – sono cinque - da quando è presidente. Ma i due si sono visti di persona quando l'americano era il numero due di Obama. E c'è una certa consuetudine e abitudine nel recapitare «messaggi chiari per evitare fraintendimenti».

     

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    Ora i rapporti fra le due Nazioni sono a un livello molto basso: c'è lo scontro sull'export di materiale hi-tech con il bando imposto da Biden a decine di aziende a complicare le relazioni già inaspritesi ulteriormente in estate con la missione di Nancy Pelosi a Taiwan assai sgradita a Pechino, che ha interrotto i contatti su questioni delicate come la lotta comune al cambiamento climatico.

     

    Biden arriva al summit non solo forte dei risultati del voto di Midterm ma rinfrancato dalla tappa cambogiana e portatore di un sentire condiviso nei confronti dell'espansionismo cinese. Gli alleati del Pacifico hanno sottolineato la necessità di una presenza americana stabile e forte nella regione.

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    Ma è soprattutto con il premier giapponese Fumio Kishida e con quello di Seul Yoon Suk-yeol che Biden ha ribadito posizioni comuni e rafforzato la partnership su due questioni fondamentali: la prima è la postura da tenere nei confronti della minaccia nucleare posta dalla Nord Corea i cui comportamenti Biden ha definito «provocatori».

     

    Sullivan ha promesso una risposta «univoca» delle tre parti se la Corea terrà un nuovo test atomico senza tuttavia delineare di cosa si tratta. Il secondo fronte è il «rafforzamento della collaborazione in tema di sicurezza e difesa» per mantenere «un clima di prosperità nel quadrante indo-pacifico». Il destinatario del messaggio è a Pechino.

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    Washington sta costruendo un perimetro di alleanze e relazioni nel Pacifico che attorno ai pilastri economici hanno quello del contenimento delle azioni intimidatorie cinesi. Dal piano Aukus, sino alla postura militare per la difesa dello spazio indo-pacifico, Biden non intende indietreggiare.

     

    Al primo ministro cambogiano Hun Sen Biden ha chiesto «piena trasparenza» sulle attività di Pechino alla base navale di Ream. A Xi Jinping, ha detto Sullivan, «non farà concessioni» e non ci sarà alcun «reset». Biden ribadirà la posizione Usa su Taiwan, ovvero che lo status quo non deve essere alternato in modo unilaterale. Ci sarà un accenno anche a Hong Kong e ai diritti umani, oltre che agli equilibri sempre difficili nel Mar Meridionale cinese.

     

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    E al tavolo del G20 approderà la questione ucraina. Washington chiede fermezza e sostegno, il consesso dei Venti non è così granitico ovviamente come un G7. Il presidente di turno, l'indonesiano Widodo, è l'unico leader asiatico a essere stato sia a Kiev sia a Mosca e ha invitato Zelensky a intervenire – via video –, al summit che formalmente si apre domani. Ma un antipasto del clima lo si è respirato alla cena di gala a Phnom Phen, con il ministro degli Esteri russo Lavrov che ha accusato gli Usa di voler dominare l'Asia-Pacifico e di aver come obiettivo quello di contenere Russia e Cina

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