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    QUANDO STARE A CASA NON BASTA – I NUOVI FOCOLAI SONO QUELLI DOMESTICI: BASTA UN FAMILIARE ASINTOMATICO, CHE MAGARI HA CONTRATTO IL VIRUS PRIMA DEL LOCKDOWN E HA SVILUPPATO I SINTOMI DOPO IL DIVIETO – SONO DECINE LE CONFERME TRA MEDICI DI BASE. E IN OSPEDALE ARRIVANO SEMPRE PIÙ SPESSO INTERE FAMIGLIE, MAGARI CON PADRE CHE HA BISOGNO DELL’OSSIGENO, MADRE CHE HA SOLO FEBBRE E FIGLI CON SINTOMI LIEVISSIMI…


     
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    Sara Bettoni e Gianni Santucci per www.corriere.it

     

    Quando s’erano chiusi in casa, il 12 marzo, stavano tutti bene, all’apparenza». Venerdì pomeriggio però, da quell’appartamento, a Melzo, una donna chiama il 118: «Non respiro, ho la febbre». Il marito è in rianimazione. La donna dev’essere ricoverata. In casa ci sono i due figli piccoli. Comune e prefettura trovano una sistemazione. La storia ha un aspetto emblematico. Che permette di rispondere, almeno in parte, all’interrogativo che ci si pone ogni pomeriggio quando i dati certificano il continuo aumento di contagi: perché, con la popolazione blindata in casa, le persone continuano ad ammalarsi?

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    Perché il contagio avanza proprio all’interno delle case. Un familiare asintomatico, uno che ha contratto il virus prima del lockdown e ha sviluppato i sintomi dopo il divieto: così si sono creati i focolai domestici. È l’emergenza del momento. Per contenere il contagio, le famiglie sono state confinate in microcosmi chiusi. Ma se il coronavirus è entrato (o entra) nel «recinto» casalingo, intere famiglie si ammalano. E infatti, il contagio casalingo sta aumentando.

     

     

    LA SCRITTA STATE A CASA SUL PIRELLONE 1 LA SCRITTA STATE A CASA SUL PIRELLONE 1

    Sono decine le conferme tra medici di base e di ospedale raccolte dal Corriere negli ultimi giorni. Dal pronto soccorso dell’ospedale «Sacco»: «Sempre più spesso arrivano intere famiglie, magari con padre che ha bisogno dell’ossigeno, madre che ha solo febbre e figli con sintomi lievissimi». A volte, non tutti insieme: «Avevamo qui un signore dal mattino in attesa del tampone. Un’ambulanza, 6/7 ore dopo, ha portato una donna in codice rosso, molto grave. Era la moglie.

     

    ospedale da campo realizzato dalla ong americana samaritans purse all’ospedale di cremona 9 ospedale da campo realizzato dalla ong americana samaritans purse all’ospedale di cremona 9

    Almeno siamo riusciti a farli salutare prima di ricoverarli». Conferma Irven Mussi, medico di base con studio in via Palmanova: «Ora la trasmissione del virus è principalmente domestica, è uno dei drammi più diffusi». Aggiunge Paola Pedrini, segretario lombardo della Federazione dei medici di medicina generale: «Quando un paziente inizia ad avere sintomi, pochi giorni dopo anche gli altri membri della famiglia si ammalano. Succede praticamente nella totalità di coppie anziane. Non c’è isolamento adeguato».

     

    la spesa ai tempi del coronavirus la spesa ai tempi del coronavirus

    Storie che si ripetono, e che dopo il «coprifuoco» sono diventate la norma: «Ho iniziato ad avere i primi sintomi — racconta un professionista che vive in zona “Romana” — poi si è ammalata mia moglie e uno dei miei due figli, per fortuna nessuno ha avuto bisogno dell’ospedale. Ora anche la colf, alla quale avevamo proposto di trasferirsi da noi per isolarsi e non dover usare i mezzi pubblici, inizia ad avere la febbre».

     

    Riflette Roberto Scarano, altro medico di base: «Abbiamo decine di pazienti a casa con febbre alta che non scende da una settimana o dieci giorni. Senza protezioni come si fa ad andarli a visitare? A nessuno viene fatto il tampone, e per arrivare a un ricovero le condizioni devono diventare davvero gravissime». In queste situazioni, la probabilità che si infettino madri, padri e figli è altissima.

     

    ospedale sacco di milano ospedale sacco di milano MURALE DEI SIMPSON A POMPEI MURALE DEI SIMPSON A POMPEI

    Anzi, diventa quasi una certezza: è la fase della «pandemia familiare», migliaia e migliaia di contagiati inconsapevoli che hanno portato il Covid-19 in casa prima della «blindatura» (con le unità domiciliari — Usca — messe in campo dalla Regione la settimana scorsa, che sono ancora «un’entità astratta», ripetono molti medici sul territorio). Paola Pedrini offre qualche indicazione: «Il primo che accusa sintomi deve chiudersi in una stanza; se può, usare un bagno separato, o igienizzare quello di uso comune, indossare guanti e mascherina al di fuori della sua stanza di isolamento».

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    C’è però una riflessione più generale: «È difficile riuscire a isolare i sintomatici, non si sta applicando una strategia sul territorio, le strutture messe a disposizione al momento sono soprattutto per chi esce dall’ospedale e deve rimanere in quarantena, mentre l’isolamento e il trattamento precoce sono fondamentali per frenare i contagi».

     

    metodi alternativi per proteggersi dal coronavirus 4 metodi alternativi per proteggersi dal coronavirus 4 Coronavirus - Ospedale Sacco Laboratori di microbiologia e virologia Coronavirus - Ospedale Sacco Laboratori di microbiologia e virologia

    Da coronavirus sociale, a coronavirus casalingo. Un’evoluzione per la quale gli ospedali più avanzati si sono già attrezzati. «Spesso si ammala tutta la famiglia, compresi i nonni — spiega Vania Giacomet, responsabile di infettivologia pediatrica al “Fatebenefratelli-Sacco” — È difficile per le mamme rimanere in quarantena a casa e badare ai figli. Per questo abbiamo riaperto al “Sacco” un reparto per accogliere, nella stessa stanza, mamme con i bambini che hanno bisogno di cure. Abbiamo risposto a una lacuna che c’era nell’assistenza. Li seguiamo fino alla negativizzazione o alla fine dei sintomi».

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