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    COME HA FATTO BERGAMO A DIVENTARE IL LAZZARETTO D’EUROPA? – ALL’INIZIO DELL’EPIDEMIA C’È STATA UNA GRANDISSIMA SOTTOVALUTAZIONE. SILVIO GARATTINI, PRESIDENTE DELL’ISTITUTO MARIO NEGRI: “QUI È STATA PRIVILEGIATA LA PROTEZIONE DELL’ATTIVITÀ ECONOMICA RISPETTO ALLA TUTELA DELLA SALUTE. LA MANCATA CHIUSURA DEL FOCOLAIO DI ALZANO E NEMBRO È STATA UN DETONATORE” – LA PARTITA DELL’ATALANTA E GLI ERRORI IN CORSIA


     
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    Paolo Berizzi per “la Repubblica”

     

    esercito a bergamo per portare via le bare 3 esercito a bergamo per portare via le bare 3

    Un mese dopo, mentre ci si prepara a contare i vivi e i camion dell' esercito portano via altre 80 bare, è ora di iniziare a farsi delle domande. E, soprattutto, di trovare delle risposte. Perché Bergamo? Come mai una città di 110 mila abitanti diventa il lazzaretto d' Italia, seconda al mondo, per morti e contagi, solo a Wuhan? Perché il coronavirus ha scelto questa provincia per aprirsi un varco spaventoso e conficcare qualcosa come un quarto delle croci disseminate in 30 giorni in Italia? Sono le domande che si stanno ponendo, assieme a migliaia di famiglie, studiosi, esperti e osservatori della "curva anomala" Bergamo.

     

    SILVIO GARATTINI SILVIO GARATTINI

    La prima risposta, dritta, arriva una da Silvio Garattini, bergamasco, presidente e fondatore dell' istituto Mario Negri. «Purtroppo qui è stata privilegiata la protezione dell' attività economica rispetto alla tutela della salute - dice - . Eppure il modello Codogno era noto. Perché non è stato applicato anche a Bergamo, nel focolaio della valle Seriana che aveva già iniziato a produrre un numero allarmante di contagiati e di morti? A Codogno hanno subito istituito la zona rossa. A Bergamo c' è stata una grave sottovalutazione. Di chi sia stata la responsabilità non sta a me dirlo. Però posso dire che la mancata chiusura del focolaio di Alzano e Nembro è stata un detonatore».

    Prima di provare a sciogliere il mistero della (non )zona rossa, vediamo cosa ha comportato. In provincia di Bergamo nell' ultima settimana sono morte 400 persone, 88 ieri.

    Alzano Lombardo e Nembro Alzano Lombardo e Nembro

     

    coronavirus terapia intensiva bergamo coronavirus terapia intensiva bergamo

    I contagi hanno raggiunto quota 5.869. Nessun' altra provincia italiana ha questi numeri. Ma, in rapporto alla percentuale, nemmeno mondiale. Di più: secondo il sindaco Gori i numeri sarebbero 4 volte inferiori alla realtà (tenuto conto dei tanti anziani morti in casa senza che sia stato eseguito il tampone). Una proiezione attendibile - tra i numeri ufficiali e a quelli sommersi - porta a una stima di oltre 1000 decessi. Forse 1.500 (sui 4.825 nel Paese). E dunque: un morto su 4 in Italia è bergamasco. Di questa bomba virale Alzano e Nembro sono stati gli inneschi.

    Alzano Lombardo Alzano Lombardo

     

    esercito a bergamo per portare via le bare esercito a bergamo per portare via le bare

    Siamo al 23 febbraio. Quattro giorni dopo la partita di Champions Atalanta- Valencia a San Siro, dove 45mila tifosi hanno accelerato l' effetto domino del coronavirus. All' ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano vengono accertati i primi due casi bergamaschi. Se non entrambi, uno è passato di sicuro dal pronto soccorso. Il riverbero della paura che si è accesa il 21 febbraio nell' altro focolaio, Codogno, spinge la direzione sanitaria a chiudere l' ospedale. Si suppone per sanificare e creare una safe zone dedicata ai ricoverati per il virus. Così non è.

     

    il servizio di sky news dall'ospedale di bergamo il servizio di sky news dall'ospedale di bergamo Alzano Lombardo Alzano Lombardo

    L' ospedale riapre poche ore dopo. Passa qualche giorno e si scopre che diversi medici e infermieri sono positivi e sintomatici. Si ammaleranno in tanti: primario, medici, infermieri, barellieri. E ovviamente - è facile ipotizzare - molti di quelli che sono passati dall' ospedale. Ma il particolare più interessante è del 12 febbraio. Un abitante di Villa di Serio racconta a Bergamonews che quel giorno la madre viene ricoverata ad Alzano per uno scompenso cardiaco. Nove giorni dopo muore. «È il 21 febbraio. Le infermiere quel giorno entravano nelle camere con mascherine protettive di quelle poi distribuite per il coronavirus.

    coronavirus, a bergamo l'arrivo dei carri funebri al cimitero e' non stop 3 coronavirus, a bergamo l'arrivo dei carri funebri al cimitero e' non stop 3 atalanta valencia atalanta valencia

    Forse all' ospedale sospettavano del Covid-19 già da qualche giorno». La camera ardente viene allestita nella chiesina di San Lorenzo. «C' era moltissima gente, si abbracciavano. Per giorni, nonostante il numero dei morti crescesse, assembramenti e contatti sono proseguiti». Le due settimane tra il 23 febbraio e l' 8 marzo (quando arriva il secondo Dpcm per arginare il contagio). Fissiamo questo arco temporale. Ad Alzano e Nembro, e ormai in tutta la val Seriana, passano i giorni e morti e contagiati aumentano a ritmi record. L' assessore regionale Giulio Gallera chiede e richiede a Roma di istituire una zona rossa. Si fa, non si fa. Niente. Tutto aperto.

    coronavirus, a bergamo l'arrivo dei carri funebri al cimitero e' non stop coronavirus, a bergamo l'arrivo dei carri funebri al cimitero e' non stop

     

    «Tante aziende della zona hanno contatti continui con la Cina - dice Alberto Zucchi, direttore servizio epidemiologico Ats Bergamo - . È probabile che il virus in valle circolasse prima che a Codogno. Già da dicembre, forse. Ma non lo conoscevamo. Una serie di polmoniti sono state addebitate a complicanze influenzali, poi abbiamo scoperto essere Covid-19. Erano segnali di allarme». Le aziende dunque. Le 376 imprese e i 3.700 dipendenti. Potevano fermarsi? Pare di no.

    Intanto da Alzano il contagio si allarga alla provincia. Che succede?

     

    TRIAGE CORONAVIRUS TRIAGE CORONAVIRUS

    Niente. Il 28 febbraio Confindustria Bergamo lancia la campagna "Bergamo is running", un video per tranquillizzare i partner europei. «Le operazioni delle nostre aziende non sono contagiose», dice il direttore generale Paolo Piantoni. A Bergamo il 28 febbraio ci sono 103 casi: cresceranno. Ma nessuno ci bada. Gori - poi con onestà ammetterà la sottovalutazione - pensa che vita sociale e precauzioni possano ancora coesistere. Gallera prima esclude la zona rossa, poi, il 3 marzo, si rende conto.

     

    Fino a battere i pugni con Roma: «La decisione sta al governo». L' ok non arriverà mai. «Una volta che hai permesso al virus di diffondersi non riesci più a far niente. Puoi provare ad arginare, ma è difficile», dice Garattini. Oggi i bergamaschi non hanno più nemmeno una bara su cui piangere i morti. Li contano e basta. Prima che i militari li raccolgano per portarli a cremare in altre città.

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