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    OLTRE IL VIRUS, LA BEFFA – IL DIRETTORE GENERALE DELL’AZIENDA SANITARIA DELLA ROMAGNA VIETA A MEDICI E INFERMIERI DI SCRIVERE SU FACEBOOK, MINACCIANDO VELATAMENTE DI RICORRERE A SANZIONI – IN SOSTANZA, QUALSIASI CRITICITÀ CHE STANNO VIVENDO NON PUÒ ESSERE MANIFESTATA NÉ TANTOMENO PUBBLICATA...


     
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    Francesca Bussi per “Libero quotidiano”

     

    MARCELLO TONINI MARCELLO TONINI

    Comunque va sempre tutto bene. L' importante è nascondere il vero. Soprattutto sui social. Come ad esempio le mascherine FFP2 che non ci sono, i tamponi negati ai dipendenti o i turni di servizio massacranti. Così la pensa il direttore generale dell' Ausl Romagna, Marcello Tonini. Il dirigente dell' Azienda sanitaria romagnola, infatti, l' altro ieri ha inviato una lettera a tutto il personale dipendente, circa quindicimila tra medici, infermieri e amministrativi, distribuiti tra le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, per esortarli a non scrivere alcun commento su Facebook relativo alle problematiche vissute in questo difficile momento di coronavirus, minacciando velatamente di ricorrere a sanzioni.

    le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 1 le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 1

     

    In sostanza, qualsiasi criticità che il personale sanitario sta vivendo questi giorni, non può essere manifestata, tantomeno pubblicata. Evidentemente, a parole i medici e gli infermieri sono eroi, ma di fatto devono tenere la testa bassa e mantenere la consegna del silenzio.

    «Dobbiamo essere molto prudenti, evitare esternazioni troppo dettagliate o tecniche, e nell' incertezza limitarci comunque nella diffusione di notizie legate al nostro lavoro».

    Così il direttore generale scrive nella sua missiva, cercando di "indorare la pillola" a chi sta vivendo momenti di ansia e paura.

    le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 3 le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 3

     

    «Tutti siamo impegnati a far fronte a una situazione nuova, mai vista, difficile. Ad ognuno viene chiesto qualcosa in più rispetto al proprio "dovere contrattuale" e pressoché tutti stiamo rispondendo "presente". È assolutamente comprensibile - prosegue -, che in questi momenti ci sia la voglia di urlare forte, a tutto il mondo, quello che stiamo facendo. Quello che stiamo provando... le tante ore passate dentro gli ospedali o sul territorio. La sofferenza per noi stessi e per coloro che curiamo. Il deserto che c' è là fuori e che rischia di invaderci dentro».

    medici a cremona medici a cremona

     

    Poi entra nel dettaglio e aggiunge: «O anche di raccontare quella decisione del nostro superiore o della nostra azienda che non condividiamo, perché la pensiamo diversamente o perché ci crea ansia. È comprensibile ma adesso dobbiamo stare attenti pure a questo». Non bastava forse il caos creato dal virus, con reparti chiusi e ospedali come quello di Rimini in piena emergenza, con 37 ricoverati e 578 casi di positività (seconda solo alla provincia di Parma) e dove sempre ieri gli amministratori hanno chiesto di chiudere i confini con Pesaro-Urbino. Non bastava. Evidentemente c' è necessità impellente di occuparsi anche dei post dei dipendenti della sanità sui social network.

    MEDICI E CORONAVIRUS MEDICI E CORONAVIRUS

     

    «Raccontare, anche solo sui nostri profili Facebook personali», sottolinea Tonini, «o attraverso gli altri social, rischia di non essere sempre compreso nella maniera giusta. Di essere purtroppo strumentalizzato da persone senza scrupoli che popolano quel mondo virtuale e che non si fanno alcun problema a stravolgere ciò che diciamo anche creando allarme sociale. Dobbiamo dunque essere molto prudenti, evitare esternazioni troppo dettagliate o tecniche e, nell' incertezza, limitarci comunque nella diffusione di notizie legate al nostro lavoro».

     

    MEDICI E CORONAVIRUS MEDICI E CORONAVIRUS

    E la minaccia: «D' altra parte le nuove normative sulla privacy ed il Contratto di lavoro sono, su questi aspetti, piuttosto chiari». «Verrà il tempo in cui raccontare», chiosa il direttore generale dell' Asl Romagna, «in modo limpido e che tutti possano sentire. Sui mass media e in tutte le forme possibili. E lo faremo insieme. Senza dimenticare nessuno. Ma ora siamo prudenti».

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