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    IN ISRAELE NON SI FANNO “FISIME SULLA PRIVACY”. E FANNO BENE! – LE NUOVE MISURE DI EMERGENZA DEL GOVERNO DI TEL AVIV, APPROVATE SENZA VOTO ALLA KNESSET, SONO A METÀ TRA L’ITALIA E LA COREA – I MOVIMENTI DELLE PERSONE SARANNO LIMITATI E TRACCIATI DA UN SOFTWARE AFFIDATO ALLA POLIZIA E AI SERVIZI SEGRETI. COSÌ I CONTAGIATI SARANNO SORVEGLIATI E TENUTI SOTTO CONTROLLO, COME HANNO FATTO A SEUL, DOVE I MORTI INFATTI SONO POCHI


     
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    Giordano Stabile per www.lastampa.it

     

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    Nella notte il governo israeliano ha dato il via libera a nuove misure di emergenza per contenere l’epidemia di coronavirus. Oltre a norme “all’italiana”, per limitare i movimenti delle persone, ce ne sono altre alla “coreana”. La strategia si poggia su due pilastri: test di massa e controllo degli spostamenti di contagiati, persone in quarantena e sospetti contagiati attraverso i dati raccolti dai loro telefonini. Verrà utilizzato un software simile a quello già usato per controllare sospetti terroristi. L’applicazione sui cittadini israeliani ha posto alcuni dubbi legali ma alla fine il governo ha deciso di agire, senza passare per un voto alla Knesset, come aveva chiesto il Procuratore generale Avichai Mendelblit.

     

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    Il controllo degli spostamenti sarà affidato alla polizia e allo Shin Bet, i Servizi interni, e non avrà bisogno dell’autorizzazione di un giudice. L’imposizione della quarantena spetterà però soltanto alla polizia e non ai Servizi. L’obiettivo è molteplice. Sorvegliare tutte le persone poste in quarantena, in modo che la rispettino effettivamente. Verificare gli spostamenti dei contagiati, anche pregressi fino a 14 giorni prima del conclamato contagio, per capire con chi sono stati in stretto contatto. A quel punto avvertire e porre sotto controllo anche i possibili contagiati. In questo modo si può delimitare un “focolaio”, effettuare test mirati per “seguire gli spostamenti del virus”, ed evitare movimenti che possano estendere l’epidemia. Tutti i dati raccolti saranno conservati fino alla fine dell’emergenza, poi cancellati.

     

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    La misura era in discussione da sabato, ed è stata in una primo momento frenata, per l’evidente intrusione nella privacy dei cittadini. Ma in Corea del Sud è stato utilizzato un metodo simile che ha funzionato e, vista l’emergenza, il premier Benjamin Netanyahu ha deciso di andare avanti. Nella notte ha annunciato anche test di massa, anche su persone non sintomatiche ma che si sospetta abbiano avuto contatti con contagiati. Il numero dei test giornalieri salirà a «cinquemila», moltissimi per un Paese di 8,7 milioni di abitanti. La Corea, con 51 milioni di abitanti, ne faceva 15 mila al giorno. Questa mattina i casi in Israele sono saliti a 427, con un aumento del 27 per cento in 24 ore. In Cisgiordania sono 44. Per ora non ci sono vittime.

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