Bergamo: da 1 a 10 pagine di necrologi in un mese. video-choc
? L'andamento dei contagi da #coronavirus nelle province della #Lombardia dal 24/02 a al 15/03.
Sebbene in una prima fase il picco di casi si sia registrato in provincia di #Lodi, al 15 marzo le province con più casi sono #Bergamo e #Brescia#covid19italy #COVID19 pic.twitter.com/Zc6HvC949g
— YouTrend (@you_trend) March 16, 2020
Mattia Feltri per “la Stampa”
ospedale papa giovanni bergamo
«Stai lontano da questo lazzaretto», mi scrive Cesare, vecchio amico dei nostri esordi. Usare la parola dramma è perfino riduttivo, scrive. Le voci dal silenzio mi arrivano sull' iPad, sul telefonino, sulla mail, via social, da una Bergamo muta, paralizzata, allibita, mai arresa. «Situazione drammatica, sono al collasso. Sono a casa da lunedì con febbre e tosse e faccio fatica a respirare. Mi tengono monitorata la situazione sanguigna. Mi raccomando, non fate i nostri errori, restate isolati», mi scrive Paolo.
papa giovanni di bergamo
Gli ospedali stanno come sapete, allo stremo delle forze e al limite delle possibilità. «Vediamo passare tutto il giorno i sarcofagi», scrive Beppe che lavora alla manutenzione dei macchinari all' ospedale Papa Giovanni. I sarcofagi contengono i corpi di chi esce dalla terapia intensiva e non ce l' ha fatta. È morto il padre di Mirco, da Colzate: «Aveva 77 anni, diabetico e cardiopatico, ma non era in fin di vita.
Senza questo virus non sarebbe morto. Ma devo dirti che negli ospedali abbiamo degli angeli dietro ogni mascherina, per i modi con cui rispondono, per la delicatezza». A Bergamo siamo a oltre tremila contagiati, due terzi dell' intera Francia. Cinquanta, sessanta morti al giorno.
atalanta
Al cimitero c' è una sepoltura ogni mezzora, anche di notte e non basta. Alcuni vengono cremati a Varese. «Sento in giro di figli che hanno tenuto in braccio madri e padri nel momento dell' addio», aggiunge Mirco. Alla clinica Gavazzeni le pompe funebri non ritirano più le salme, non ce la fanno.
«Oggi ho sentito almeno trenta ambulanze, tra Seriate e Brembate. Non tutte vanno di corsa», mi scrive @Confucio.
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Scrivono tutti delle sirene. Barbara: «Anche quando ti estranei per recuperare un briciolo di serenità, ti riporta alla realtà il suono delle sirene». Carmela: «Il primo suono che sento alla mattina è quello delle sirene. Poi quello degli uccellini. C' è silenzio, c' è dignità». Caterina: «Si prega, si sentono troppe sirene». @Simobelo: «Qui sul lago si sentono solo sirene e campane a morto». @Hermion: «Contiamo le ambulanze. Stamattina diciotto. Quattordici nel pomeriggio». Alex: «I bambini contano le ambulanze: oggi erano contenti, due meno di ieri». Bergamo è una città in cui i bambini sono scomparsi. Annamaria: «La cosa più dolorosa è che per strada non c' è nessuno, ma da settimane non vedo un bambino». Le bibliotecarie di Bergamo hanno aperto una pagina Facebook - Storie per chi le vuole - per leggere le favole ai bambini. Mary: «Mia figlia guarda dalla finestra e conta le persone che passano».
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Spediscono le foto. Viale Papa Giovanni deserta. Via XX Settembre deserta. Piazza Pontida deserta. Città Alta deserta. Si vive di reclusione e di lavoro instancabile.
Luca e Francesco girano la provincia dalle 8 alle 23 («abbiamo più di cento chiamate al giorno») per fare radiografie a domicilio. Diego, 46 anni, operatore del 118, si sentiva come se fosse stato investito da un tir, ma ha rassicurato la moglie e nella notte è morto. «Alla fine ci diremo, come sempre, di aver fatto solo la metà del nostro dovere», scrive Alberto. «Sono veneto, ho lavorato in Val Seriana. Da voi ho imparato a rispettare valori come l' onestà e la forza di mettersi al lavoro ogni giorno. Sono con voi, Grazie», scrive @Moka.
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«Mi sono lamentato tante volte della fissazione per il lavoro e il sacrificio della nostra gente, fin da piccolo quando qualcuno moriva ho sempre sentito elogiarlo con parole come "ha sempre lavorato tanto". Nonostante sapessi nel profondo che anche noi siamo un popolo generoso e gentile, mi è sempre sembrato un peccato. Ma è in questi giorni che, di notte, mi sale lo sconforto. Ritrovo un silenzio innaturale, non sento i rumori del turno di notte della vicina azienda meccanica, delle auto sulla provinciale, nessun segno dell' operosità della mia terra. Ed è in quel silenzio innaturale che mi si gela il sangue», mi scrive @TassBurrfoot.
coronavirus 4
Bergamo non è una città di smancerie. «Siamo in guerra, e contro un nemico che ammazza senza sparare un solo colpo. Ma alla fine sarà lui a crepare», scrive Giorgio. E la rudezza si sposa sempre con la generosità e la tenerezza. «La mia compagna lavora in una farmacia in provincia di Brescia. Non possiamo più vederci. Mi manca tantissimo e ho paura per lei. Abbiamo un solo modo: testa bassa e lavorare, senza lamentarci», scrive Marco.
papa giovanni bergamo CORONAVIRUS
«Sono dell' Aquila e mi ricordo i volontari bergamaschi dopo il terremoto, instancabili, di poche parole, sempre con la mano tesa per aiutare gli altri. Forza, sono con voi», scrive Camilla. Il mio computer è travolto di grazie, di per piacere, se potesse. «Un ragazzo disabile dopo aver superato la fase critica è stato dimesso, anche se ancora positivo.
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BERGAMO
Non poteva tornare in comunità. Lo abbiamo accolto noi nella nostra piccola cooperativa. Lo abbiamo assistito in tre, con tutte le prudenza del caso. Speriamo. Dovete sapere che noi non ci arrendiamo», scrive Giuseppe. Josip Ilicic ha messo all' asta il pallone con cui ha fatto quattro gol a Valencia, in Champions League, e quel che arriva andrà in beneficenza. I tifosi dell' Atalanta hanno donato all' ospedale i 60mila euro di rimborsi che gli spettavano per l' annullamento della trasferta in Spagna. Decine di negozi, chiusi, hanno scritto al Comune offrendosi di preparare pasti per i vecchi e per le famiglie in difficoltà.
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Cinquecento volontari ogni giorno si muovono per fare e consegnare la spesa a chi non può, o per tenere compagnia a chi è solo. «Confesso che quando sono stata chiamata stamattina e mi è stata assegnata un' anziana a cui portare delle cose dalla rosticceria e con cui fare due chiacchiere avevo un po' di paura. Per lei, per me, per mia nonna.
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Poi però ho deciso di non annullare l' impegno preso e sono andata dalla signora Bruna che ha 85 anni e tanta voglia di chiacchierare con qualcuno. Mi sono scusata per la maschera e i guanti e lei mi ha sorriso dolcissima, dicendomi che l' importante era avermi lì. Io col tempo ho smesso di chiedermi se valga o meno la pena prendersi cura degli altri, dell' amica che poi ti tradisce, dello sconosciuto, perché in mezzo a mille batoste c' è sempre il sorriso che ti cambia la giornata.
Grazie Bergamo, sono fiera di noi», scrive Grazia mentre altri voci, dal silenzio, continuano ad arrivare.