Marco Castoro per www.leggo.it
cristicchi
Le ultime restrizioni sul mondo dello spettacolo, un'altra mazzata su tutto l'ambiente, che cosa pensa Simone Cristicchi?
«Io sono abbastanza deluso da questa ultima decisione. Perché, insomma, il teatro ha dimostrato di essere un luogo sicuro in questi mesi. Molto più pericolosi, mi viene da dire, sono i ristoranti. A teatro non si parla, si ascolta, si sta zitti. Non si canta come a messa. In realtà trovo veramente che sia un accanimento. La cultura come l'ultima ruota del carro».
Tante persone che vanno in sofferenza economica.
«Sono amareggiato come i miei tecnici. Io stasera faccio l'ultima replica a Ravenna. Finiamo così, se ne riparlerà a dicembre. Le altre due date, quella di Forlì e Bellaria, sono saltate pur avendo il teatro pieno. Spettacoli sold out».
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Un vero peccato. E ora che si fa?
«Chissà magari si deciderà di fare teatro in salotto con massimo cinque spettatori distanziati e con la mascherina. Oppure tutti in chiesa, visto che le chiese sono immuni rispetto ai teatri. Anzi, noi artisti e il pubblico teatrale chiediamo aiuto al Vaticano. Perché ci facciano fare gli spettacoli dentro chiese, cattedrali, monasteri, conventi. Più gli spazi sono grandi e meglio è. Ovviamente è una provocazione però perché no?».
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