Cristian Martini Grimaldi per “la Stampa”
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Makenaide! «non perdete!» è il ritornello di una vecchia canzone giapponese che viene riprodotta dall' altoparlante di un piccolo motoscafo. Sono i supporter, tutti giapponesi, venuti a sostenere e incoraggiare i passeggeri della Diamond Princess in quarantena nella baia di Yokohama. Fino a ieri, quando 65 persone contagiate sono state trasportate in ospedale, a nessuno era stato accordato il permesso di sfiorare terra. Sembra di tornare indietro di due secoli.
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Erano gli anni del «sakoku» (il Paese in catene) quando l' arcipelago era davvero impenetrabile e ci vollero 4 navi da guerra e i cannoni del comandante Perry per «accompagnare» il Giappone nel consesso delle nazioni civilizzate. E invece l' ex Paese impenetrabile si è subito messo a disposizione per accelerare lo sbarco, contribuendo con 45 medici, 65 infermiere e 45 farmacisti. E molti di questi sono semplici volontari. Valorosi operatori con un coraggio da vendere. Perché delle oltre 3000 persone a bordo (tra cui 35 italiani) sono 135 i contagiati, ma sui sani nessuno metterebbe la mano sul fuoco.
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Insomma, più lazzaretto galleggiante che nave da crociera. E la quarantena durerà almeno fino al 19 febbraio.
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Non fosse per gli aggiornamenti che arrivano via Twitter dai passeggeri nelle loro cabine, si potrebbero facilmente fantasticare scene da pandemia isterica stile World War Z all' interno dei 18 piani e le centinaia di corridoi della Princess. E invece i più twittano come fossero sdraiati sul divano di casa apprezzando il cibo, ma chiedendo di scendere: «Domani ricotta ravioli e noci oppure le polpette svedesi?», si chiede un passeggero postando la carta del menu del pranzo .
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Certo, c' è anche chi non ne può più, come il giapponese che si è avventurato sul lato destro della nave (il solo visibile alla schiera dei giornalisti appostati sul molo) a stendere una bandiera nazionale e una scritta con delle richieste di medicinali. La bandiera ha un senso in quanto oggi si celebra la fondazione del Giappone.
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Dunque giorno di festa. Si capisce la frustrazione, avrebbero gradito passeggiare per i viali della città dal cui porto un tempo partivano tè e seta e arrivavano carichi di tecnologia occidentale (fu a Yokohama che per la prima volta i giapponesi vennero introdotti alla birra e le lampade a olio).
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Eppure, visto che ormai la clausura dura da oltre una settimana, a molti non va giù l' idea di dormire nelle stesse lenzuola. E c' è chi si lamenta dell' assenza dell' o-furo, la vasca da bagno tanto cara ai giapponesi. E poi, perché una nave è pur sempre un micro-cosmo che riproduce in scala tutte le nostre psicopatologie, ecco spuntare gli allarmisti, come quelli che hanno messo in giro la voce che il virus potrebbe diffondersi attraverso l' aria condizionata.
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La voce è arrivata perfino all' orecchio del comandante che ha dovuto smentirla. Tra gli italiani a bordo c' è anche tale "Allegra Viandante" che su Facebook scrive una sorta di diario di bordo: «Ogni anima su questa nave è provvista di un termometro personale da usare e auto testarsi ogni 4 ore informando subito l' equipe medica nel caso in cui la temperatura corporea superi i 37,5 gradi».
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In ogni caso prosegue Allegra «la nave continua a ricevere ininterrottamente forniture di ogni tipo tra cibo sicuro, medicinali per uso personale, salviette disinfettanti e maschere da cambiare almeno 2 volte al giorno».
Tutto questo avviene da una parte con lo sfondo azzurro dell' oceano Pacifico, e dall' altra un paesaggio, quello del porto, che ha un ché di spettrale. Quando si scende dall' autobus ci si ritrova in un luogo sperduto. Fanno capolino qua e là gli scorci di grandi cisterne per lo stoccaggio delle aziende di ristorazione e anonimi centri di logistica. Ed è fin qui che si avventurano decine di «turisti del contagio».
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Da dietro le reti di recinzione scattano selfie e qualche ricordo per i Social. Siano famiglie con figli a seguito o allegre coppiette arrivano sorridenti e ripartono con l' aria appagata. In fondo finora, dice un' anziana, «tanto rumore mediatico ma nessuna tragedia». Per fortuna non conosce nei dettagli gli incidenti passati della Diamond Princess. Un morto nel 2017 e 7 casi di norovirus - un virus intestinale estremamente contagioso - che ha costretto ben 900 passeggeri in quarantena nelle loro camere.
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