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    QUINDI NON RIAPRIAMO PIÙ MILANO? – GLI ESPERTI CONSIGLIANO ALLA REGIONE LOMBARDIA DI PROROGARE DI UN’ALTRA SETTIMANA LE RIGIDISSIME MISURE DI CONTENIMENTO, DOPO GIORNI IN CUI AMMINISTRATORI E POLITICI CI HANNO SBOMBALLATO CON LA NECESSITÀ DI RIAPRIRE TUTTO, CON TANTO DI HASHTAG #MILANONONSIFERMA – L’EPIDEMIOLOGO DEMICHELI: “SOLO LA RIDUZIONE DEI CONTATTI CI PUÒ PORTARE A UN RALLENTAMENTO DELLA DIFFUSIONE. IL 10% DEGLI AMMALATI SONO MEDICI E INFERMIERI E L' EPIDEMIA DA SOLA NON SI FERMA”


     
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    attilio fontana si mette la mascherina 1 attilio fontana si mette la mascherina 1

    1 – CORONAVIRUS, LOMBARDIA CHIEDE DI PROLUNGARE MISURE STRAORDINARIE

    (LaPresse) - La Regione Lombardia ha proposto al governo di "mantenere per un'altra settimana le misure di contenimento già attuate, sia quelle nei comuni della zona rossa, che quelle previste per tutta la Regione".

     

    Lo hanno comunicato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (in collegamento video) e l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, durante la conferenza stampa convocata a Palazzo Lombardia per fare il punto sul Coronavirus, cui hanno preso parte anche il vicepresidente Fabrizio Sala e gli assessori Davide Caparini (Bilancio) e Pietro Foroni (Protezione civile).

    GALLERA E ATTILIO FONTANA GALLERA E ATTILIO FONTANA

     

    "E' una decisione - ha spiegato il governatore - che nasce dopo un approfondito confronto con personalità tecnico scientifiche di grande spessore che possono aiutare a fare chiarezza sulla situazione".

     

    milano bloccata emergenza coronavirus 3 milano bloccata emergenza coronavirus 3

    Hanno partecipato alla conferenza stampa Angelo Pan, direttore Malattie Infettive ASST Cremona Presidente SIMPIOS (Società Italiana Multidisciplinare per le Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie), Antonio Pesenti, odinario di anestesia rianimazione Università di Milano, Direttore dipartimento Emergenza Ospedale Maggiore Policlinico, Giuseppe De Filippis, direttore sanitario ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, professor Fausto Baldanti, Università di Pavia, Unità Virologia Molecolare, IRCCS Policlinico San Matteo, profrssor Massimo Galli, ordinario Malattie Infettive UniMi, Direttore SC Malattie infettive ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, Giuliano Rizzardini, direttore dipartimento malattie infettive e direttore SC malattie infettive 1 ASST Fatebenefratelli - Sacco Milano, dottor Marco Rizzi, direttore UOC malattie infettive, ASST papa Giovanni XXIII, Bergamo, professor Paolo Antonio Grossi, professore Ordinario Malattie Infettive, Università degli Studi dell'Insubria, Direttore malattie infettive e Tropicali ASST-Sette Laghi Varese. "Spero - ha aggiunto il presidente Attilio Fontana - che il loro intervento posso restituirvi un po' di sicurezza".

    ATTILIO FONTANA IN VIDEOCONFERENZA ATTILIO FONTANA IN VIDEOCONFERENZA milano non si ferma lo spot di sala sul coronavirus milano non si ferma lo spot di sala sul coronavirus

     

    2 – CORONAVIRUS, LOMBARDIA CHIEDE DI PROLUNGARE MISURE STRAORDINARIE-2

    (LaPresse) - "Otto giorni fa - ha spiegato Gallera - abbiamo registrato il primo caso di positività; venerdì abbiamo adottato le prime misure su un'area circoscritta dove si erano registrati i primi casi. Venerdì abbiamo emesso una prima ordinanza frutto della valutazione dei nostri esperti; domenica, dopo un'intensa giornata di confronti, sono state adottate misure di un certo tipo e zona rossa e zona gialla con una serie di restrizioni.

     

    Sono passati 6 giorni dall'ordinanza, abbiamo iniziato a tirare alcune somme sui dati che abbiamo raccolto in questi giorni".

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    Gallera ha anche aggiornato i 'numeri': sono stati eseguiti 4835 temponi e il 75% ha dato esito negativo, l'11% è risultato positivo e il 14% è in corso di valutazione. Ad oggi le persone positive sono 531 (il 10% è personale sanitario), di questi 235 sono ricoverati e 85 in terapia intensiva. I decessi di persone con Coronavirus sono 17.

     

    In particolare, a Bergamo i paziente sono 103 pari al 19% del totale, a Brescia sono 13, pari al 2%. Più importati i numeri di Cremona, dove i dati accertati sono 123, pari al 23%. Record di pazienti a Lodi, con 182, pari al 34%. Più limitati i casi di Monza e Brianza, dove i casi sono 6, pari all'1%. A Milano i pazienti in cura sono 29, pari al 5%, a Pavia sono 49, pari al 9%, a Sondrio 3, pari all'1% così come a Varese. I casi in fase di verifica sono 20, pari al 4%.

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    3 – CORONAVIRUS, LOMBARDIA CHIEDE DI PROLUNGARE MISURE STRAORDINARIE-3

    (LaPresse) - Al Pronto soccorso di Lodi stanno arrivando circa 100 persone al giorno, tutte con un quadro clinico compromesso. Se prima si registravano circa 180 accessi al giorno, oggi hanno una media 100 ma tutti con situazioni compromesse e che arrivano ad un aggravamento molto veloce. Abbiamo subito individuato posti letti in sub intensiva, e 15 pazienti ieri sono stati subito portati a Niguarda, la stessa cosa era successa la sera prima a Cremona.

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    "Il sistema sanitario - ha aggiunto Gallera - è in grado di gestire tutte queste situazioni e di farsene carico. Va anche tenuto presente che l'incidenza di questa infezione è alta, ma si registra in un territorio dove vive circa il 3% della popolazione regionale. Il virus clinicamente non dà problemi ed è facilmente risolvibile nel 90% dei pazienti.

     

    Per favorire comportamenti virtuosi che evitano i contatti e la diffusione del virus, la Regione adotterà una campagna di comunicazione massiccia.

     

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    Per proteggere gli ospedali dalla diffusione interna del virus saranno effettuati tamponi all'ingresso delle patologie respiratore e tutto il personale sarà fornito di idonei dispositivi di protezione personale.

     

    La rete ospedaliera sarà potenziata con interventi urgenti di rafforzamento delle terapie intensive e subintensive tramite: 1) l'assunzione straordinaria di personale; 2) la formazione rapida del personale per l'assistenza respiratoria; 3) l'acquisizione di respiratori, monitor, sistemi di ventilazione assistita.

     

    Per raggiungere lo stesso obiettivo, sarà anche importante mantenere al domicilio i pazienti positivi che non manifestano gravi patologie.

     

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    Giuseppe De Filippis, direttore sanitario del Sacco-Fatebenefratelli e membro dell'Unità di crisi, ha voluto ringraziare "in maniera non simbolica" tutto il personale che "da giovedì sera si sta adoperando in maniera incredibile. Un modello organizzativo così non si inventa in un giorno e all'ultimo momento".

     

    "Il coordinamento regionale - ha aggiunto - ha fatto un grandissimo sforzo e ha dimostrato un grande sforzo anche per garantire la piena operatività dei laboratori. Areu sta coordinando i lavori con sforzi incredibili supportando gli ospedali in maggior difficoltà che, da subito, sono stati in grado di accettare pazienti di altri ospedali".

     

    4 – «LA PRIORITÀ RESTA LIMITARE I CONTATTI TRA LE PERSONE: LO DICONO I DATI»

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    Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”

     

    «I dati ci dicono che oggi ogni paziente con il coronavirus trasmette la malattia ad altri due. E dove ci sono molti contagi la curva epidemiologica cresce in modo esponenziale: bloccare a quel punto non serve più a nulla. Bisogna intervenire prima. Lo dice la scienza e la politica deve ascoltarla».

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    Vittorio Demicheli, 64 anni, epidemiologo dell' Unità di crisi di Regione Lombardia, è consapevole di essere uno dei promotori di una decisione che rischia di essere impopolare: mentre una parte dei cittadini e soprattutto le ragioni dell' economia chiedono il ritorno alla normalità, lui e i colleghi spingono per la proroga della chiusura delle scuole e la limitazione della socialità. Una posizione fatta propria dal governatore Attilio Fontana che, sulla base delle osservazioni dei tecnici, chiede al governo di mantenere le misure restrittive. In accordo con la comunità scientifica.

     

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    Dall' osservatorio dell' Unità di crisi monitorate 24 ore su 24 il numero di contagi, il loro andamento, la gravità degli ammalati e la situazione degli ospedali. Cosa avete capito?

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    «Il virus clinicamente non dà problemi, o comunque è facilmente risolvibile, nel 90% dei pazienti. Ma in oltre il 10%, soprattutto se anziani, comporta problemi gravi che richiedono un ricovero in Terapia intensiva».

     

    Vittorio Demicheli Vittorio Demicheli

    Ma oggi la diffusione del virus è circoscritta al 4% della popolazione e l' incidenza è alta in pochi territori, come il Lodigiano, Cremona e Alzano Lombardo (Bergamo). Non basta chiudere le «zone rosse»?

    «Il caso di Codogno, dove il contagio continua a essere di 5-6 casi al giorno come all' inizio, ci dimostra che intervenire dopo serve a poco: la corsa del virus ormai è partita. Se invece che nel Lodigiano, dove comunque ci sono solo 50 mila abitanti, la stessa situazione succedesse a Milano, sarebbe un disastro. È il motivo per cui è fondamentale agire prima».

     

    Che cosa può cambiare tra una settimana?

    «Il tempo di incubazione del coronavirus è di 14 giorni che, dal «Paziente Uno», si concluderebbero venerdì prossimo. A quel punto possiamo avere un quadro più chiaro. L' obiettivo è rallentare i contagi in modo da portarli a uno a uno, cioè con una persona che ne infetta un' altra e non due come adesso. Per farlo bisogna limitare i contatti».

    turiste con la mascherina a milano turiste con la mascherina a milano

     

    È u na questione matematica di probabilità?

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    «Esattamente. Solo la riduzione probabilistica dei contatti ci può portare a un rallentamento della diffusione del virus».

     

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    Il documento che avete sottoposto a Fontana e all' assessore alla Sanità Giulio Gallera fotografa anche la situazione degli ospedali della Lombardia. Cosa sta succedendo qui è indicativo per capire quel che potrebbe succedere anche nel resto d' Italia.

    «Ci sono due problemi. Gli ospedali vicino ai focolai del contagio non sanno più dove mettere i malati, soprattutto quelli gravi che hanno bisogno della Rianimazione. Oggi il sistema ospedaliero regge perché i pazienti possono essere trasferiti negli ospedali delle città non ancora colpite. Ma se il numero di contagiati si allarga rischia di andare in default ».

     

    L' altro problema?

    «Il 10% degli ammalati sono medici e infermieri. E l' epidemia da sola non si ferma. Sono certo che i cittadini capiranno».

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