Francesco Bisozzi per “il Messaggero”
pubblica amministrazione
La Pubblica amministrazione abbassa la saracinesca. Metà degli statali andrà in vacanza forzata a causa del Covid-19, secondo le stime dei sindacati. Il decreto con le nuove misure anti-coronavirus prevede infatti che anche i servizi al pubblico vengano forniti attraverso i canali telematici e telefonici, laddove possibile, mentre le attività che non è possibile svolgere da remoto saranno sospese: le amministrazioni pubbliche dovranno ricorrere a congedi, ferie pregresse, turnazioni e banca delle ore per lasciare a casa i dipendenti pubblici con mansioni che non è possibile espletare da casa. C
dipendenti pubblici checco zalone
hi tra questi ha esaurito invece le ferie verrà esentato dal lavoro tout court e avrà diritto a un permesso retribuito. Il tutto finché non verrà dichiarata la fine dell'emergenza. Messa all'angolo dal virus, la Pa si ritrova costretta a fare una pericolosa inversione a U a costo di rischiare il testacoda. Se la macchina dello Stato non è arrivata pronta all'appuntamento è anche perché finora lo smart working era rimasto sostanzialmente fuori dalla porta di ministeri, comuni e regioni, nonostante l'esperimento iniziato tre anni fa dall'ex ministra Marianna Madia, che quando era ancora in carica aveva invitato le amministrazioni pubbliche a testare il lavoro agile su almeno il 10 per cento dei lavoratori. In pochi l'hanno ascoltata. Da sperimentale a ordinario, da quando il lavoro agile è stato eletto ad antidoto del Covid-19 la sua diffusione in seno alla Pa ha assunto carattere prioritario.
soldi buttati
Al punto che da ora e fino al placarsi delle sirene sarà addirittura obbligatorio. Però fino a sette giorni fa la percentuale di dipendenti passati al lavoro agile in seguito al diffondersi della malattia era ancora ferma al venti per cento nel settore pubblico. Venerdì scorso, complice l'aumentare dei contagi, l'asticella era salita attorno al 50 per cento. Tuttavia i sindacati avvertono che nei ministeri e nei comuni lo smart working al momento può essere adottato solo dalla metà dei dipendenti pubblici. E questo perché mancano linee guida chiare che stabiliscano con precisione quali siano le attività che è possibile espletare da remoto. Inoltre pesa la carenza di dotazioni informatiche, senza le quali è materialmente impossibile far fronte a una rivoluzione di questa portata.
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Il rischio che la macchina dello Stato perciò si blocchi è concreto, malgrado gli sforzi del ministero della Funzione pubblica che tra le altre cose ha anche elaborato una guida al lavoro agile nella Pa per aiutare in questa fase gli enti più in difficoltà. Nelle regioni, dove il personale impegnato nelle attività di servizio al pubblico è minore rispetto che altrove, la situazione appare meno complessa. La scorsa settimana la quota di dipendenti della regione Lombardia in lavoro agile ha toccato l'80 per cento. I dipendenti dell'Inps in smart working prima della crisi sanitaria erano il 10 per cento del totale. L'Agenzia delle Entrate parte da zero. Così si rischia il Far West.
ORDINE SPARSO
MEDICI E CORONAVIRUS
Il governo lascerà alle singole amministrazioni il compito di individuare le attività indifferibili che richiedono la presenza dei dipendenti sul posto di lavoro, ma in questo modo i sindacati temono che si generi un cortocircuito amministrativo. «Servono standard comuni nello stabilire quali mansioni è possibile svolgere da remoto e quali no altrimenti lo smart working avanzerà a macchia di leopardo.
dipendenti pubblici 1
Se non saranno emanate linee guida chiare i dirigenti periferici, a cui spetta il compito di lasciare a casa i dipendenti che non possono lavorare da remoto, saranno caricati di una responsabilità eccessiva e tenderanno a non esentare dal lavoro coloro che non hanno ferie o congedi o straordinari a cui attingere, frenando così il ricorso al lavoro agile», spiega il segretario nazionale della Fp Cgil Florindo Oliverio.
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Chi ha esaurito le ferie relative al 2019 e deve accontentarsi di quelle maturate nella prima parte di quest'anno ha un bottino di appena sette giorni da potersi spendere, ricordano sempre i sindacati. Per agevolare la diffusione del lavoro agile e favorire la diffusione di servizi in rete così da contrastare l'emergenza epidemiologica, le amministrazioni pubbliche nonché le autorità amministrative indipendenti, Consob compresa, sono autorizzate fino al 31 dicembre ad acquistare beni e servizi informatici e di connettività mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando.
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