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Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
Il ministro Speranza lo ha già detto: «Entro la fine dell' anno, se il vaccino si dimostrerà efficace, avremo 60 milioni di dosi già utilizzabili». Tutto lo chiamano, semplificando, il vaccino di Oxford e AstraZeneca (multinazionale di bio-farmaceutica), ma un ruolo chiave lo ha una eccellenza della ricerca di Pomezia, in provincia di Roma, la Irbm.
Quale? Andiamo per gradi. Premessa: questo vaccino è tra i più promettenti (insieme ad altri cinesi e americani) ma le certezze ci saranno solo alla fine del percorso della sperimentazione, non ora. Sarah Gilbert, ricercatrice dell' Università di Oxford, alla Bbc ha chiario: «È possibile ma non certo che sia disponibile entro l' anno».
La produzione, non solo per la sperimentazione che prosegue dopo la pubblicazione su The Lancet dell' esito delle prime fasi molto incoraggianti, è già cominciata: questo consentirà di avere molte dosi disponibili se tutto andrà come si spera. Bene, questo è il quadro generale, ma come si arriva a Pomezia?
PRECEDENTI
Racconta Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm, con sede centrale a Pomezia, 250 dipendenti, ricercatori arruolati in tutto il mondo, risultati molto importanti già raggiunti per il vaccino di Ebola: «Noi siamo un centro di ricerca. Lo Jenner Institute dell' Università di Oxford è un partner di lavoro da dieci anni. Bene, lo Jenner, ha una esperienza pazzesca sul fronte dei coronavirus perché ha già messo a punto il vaccino anti Sars e anti Mers.
Quando in Cina, il 10 gennaio, hanno pubblicato su internet il sequenziamento della proteina spike del virus, lo Jenner, che con la famiglia dei coronavirus combatte da vent' anni, in due settimane ha preparato l' inoculo virale, cioè il nocciolo del vaccino. Dopo, ci hanno chiamato e ci hanno chiesto: ci mettere a disposizione la vostra expertise sull' adenovirus?».
Irbm ha una grande esperienza sull' adenovirus, che è il vettore virale che viene utilizzato come un autobus, «un cavallo di Troia». Di Lorenzo: «L' adenovirus non è altro che un virus di raffreddore, depotenziato perché non si possa replicare nell' organismo. Oxford ci ha mandato l' inoculo virale e noi avevamo l' adenovirus che avevamo già sperimentato sul vaccino anti Ebola. La loro expertise era stata sperimentata sull' uomo con il vaccino anti Mers.
elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus
Abbiamo potuto saltare alcuni passaggi, velocizzare i tempi. Noi abbiamo partecipato come centro di ricerca nella messa a punto del vaccino anti Covid-19. Si tratta di un contributo scientifico. Il vaccino di Oxford non viene prodotto a Pomezia, come ho invece sentito dire. Noi dobbiamo piuttosto produrre le dosi per le sperimentazioni scientifiche. Fondamentalmente siamo un centro di ricerca».
La vocazione di Irbm è la produzione scientifica, non quella di massa. Ma non è escluso che il centro di Pomezia possa diventare protagonista della parte produttiva per l' Italia, tenendo conto che AstraZeneca, come player globale, sta individuando dei laboratori in tutto il mondo, dall' India all' America, perché in ogni continente possa scattare la produzione.
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