• Dagospia

    “HO UNO SCOOP PAZZESCO. CI SONO DEI CARABINIERI CHE HANNO PERQUISITO DEI COVI DI MESSINA DENARO E VOGLIONO VENDERSI IL MATERIALE” – FABRIZIO CORONA E I DOCUMENTI SEGRETI SUL BOSS, OFFERTI A 50 MILA EURO, CHE HANNO PORTATO ALL’ARRESTO DI UN MARESCIALLO E DI UN CONSIGLIERE COMUNALE DI MAZARA DEL VALLO (MENTRE "FURBIZIO" E’ INDAGATO PER RICETTAZIONE) - COSA C’ERA NEI FILE (OLTRE ALLE SEGNALAZIONI SU UNA PRESUNTA AMANTE DEL BOSS ANCHE UN DOCUMENTO DOV’ERA RIPRODOTTO IL CONTENUTO DELLA SUA RUBRICA TELEFONICA) E LA FAKE NEWS SUL COVO...


     
    Guarda la fotogallery

    1 - UNO «SCOOP» SU MESSINA DENARO I DOCUMENTI SEGRETI OFFERTI A CORONA

    Estratto dell'articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

     

    fabrizio corona fabrizio corona

    Cinquantamila euro in cambio di documenti segreti e una presunta notizia che avrebbe fatto riaprire misteri e veleni come quelli di trent’anni prima, ai tempi della mancata perquisizione del covo di Totò Riina.

     

    «Uno scoop pazzesco» diceva al telefono il 2 maggio scorso Fabrizio Corona, l’imprenditore ex «re dei paparazzi» che subito dopo la cattura di Matteo Messina Denaro s’era mostrato «particolarmente attivo nella ricerca di scoop da rivendere ai media su una delle donne che aveva avuto modo di conoscere durante le cure alla clinica La Maddalena».

     

    Così scrive il giudice delle indagini preliminari che ha ordinato gli arresti domiciliari per il maresciallo dei carabinieri Luigi Pirollo, 48 anni, in servizio alla Sezione operativa della Compagnia di Mazara del Vallo, e il trentatreenne Giorgio Randazzo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia (ora sospeso dal partito) della stessa città, con le accuse di accesso abusivo a sistema informatico e violazione di segreto per il primo, e ricettazione per il secondo, nell’ambito di un’inchiesta nella quale è indagato anche Corona — perquisito l’altra notte a Milano quando ha fatto rientro a casa — per tentata ricettazione. Inchiesta nata proprio dalle intercettazioni dei dialoghi in cui parlava del consigliere comunale e di carabinieri intenzionati a «vendersi il materiale» connesso all’arresto del boss.

    MATTEO MESSINA DENARO MATTEO MESSINA DENARO

     

    (...) In uno dei documenti sottratti, secondo l’accusa, da Pirollo era riassunto il piano d’azione del Ros dei carabinieri, coadiuvati dai comandi territoriali dell’Arma, per la mattina del 16 gennaio, dopo aver preso Messina Denaro.

     

    (...) Ma a parte gli aspetti «dietrologici» della vicenda, resta la tentata vendita di atti segreti che in alcuni casi non erano stati ancora tramessi alla magistratura. Tra questi le segnalazioni più o meno confidenziali su un presunto favoreggiatore di Messina Denaro e un’altra sua «presunta amante».

    fabrizio corona fabrizio corona

     

    Oppure un file chiamato «agenda» dov’è riprodotto il contenuto della rubrica telefonica di Bonafede, non allegato agli atti del processo a suo carico, e verbali d’interrogatorio dei vicini di casa di Messina Denaro alias Bonafede. Documenti a cui il maresciallo aveva accesso legittimamente, ma che «utilizzava per scopi e finalità estranee alle ragioni del suo ufficio», mettendo a rischio le inchieste ancora in corso sulla latitanza, le protezioni e «le fonti illegali di approvvigionamento» di cui Matteo Messina Denaro ha goduto fino alla sua cattura.

     

    matteo messina denaro con montone matteo messina denaro con montone

    2 - CORONA INDAGATO PER 700 FILE RUBATI MA LO "SCOOP" SUL PADRINO ERA FALSO

    Estratto dell'articolo di Giuseppe Legato per “la Stampa”

     

    Subito dopo l'arresto dell'ultimo dei vertici stragisti di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro avvenuto a Palermo il 16 gennaio scorso al termine di una trentennale latitanza, «Fabrizio Corona – scrive il gip di Palermo Alfredo Montalto – si dimostra particolarmente attivo» a fare ciò che spesso sostiene sia la sua specialità: «Gli scoop da rivendere ai media». In particolare «su una delle donne che avevano conosciuto il latitante durante il ciclo di cure (chemioterapiche, ndr) a cui entrambi si erano sottoposti alla clinica La Maddalena di Palermo».

     

    matteo messina denaro 2 matteo messina denaro 2

    Ma la cronaca giudiziaria, si sa, non è gossip. È materiale da maneggiare con cura. E acquisire carte secretate, nel bel mezzo di un'indagine in corso su uno dei più spietati stragisti della storia italiana condannato per gli omicidi di Falcone e Borsellino nonché per le stragi continentali del 1993, non è lecito né esattamente materia da rotocalco patinato.

     

    È cosi che ieri mattina Corona è finito indagato (per ricettazione): arrestate (ai domiciliari) la fonte della fuga di notizie e l'amplificatore delle stesse. Si tratta di Luigi Pirollo, maresciallo dei carabinieri in servizio al nucleo Operativo della Compagnia di Mazara del Vallo che avrebbe trafugato più di 700 file dal server dell'Arma consegnandoli poi a un consigliere comunale della stessa città, Giorgio Randazzo, già esponente cittadino di Fratelli d'Italia nel 2014 ed eletto nel 2018 nella lista "Lega Salvini premier". Ad «agganciare» Corona per «monetizzare» quella mole di documenti riservati e delicatissimi. Per il Tribunale «spregiudicato» uno e «privo di scrupoli» l'altro.

     

    (...)

    matteo messina denaro 1 matteo messina denaro 1

    L'architrave del presunto scoop è una roba da terrapiattisti: secondo Corona ci sarebbe stato un ritardato controllo del covo della casa in cui Messina Denaro avrebbe trascorso anni di latitanza: via Cb31 a Campobello di Mazara. E non sarà sembrato vero all'imprenditore ritrovare, 30 anni dopo l'arresto di Totò Riina, un copione da giallo all'italiana come la tardiva perquisizione nel covo del capo dei Corleonesi in via Bernini a Palermo nel 1993.

     

    (...)

     

    Infine: nella sottocartella "04" vi era una annotazione di polizia giudiziaria redatta da un militare «che dava conto di una notizia confidenziale su una presunta amante di Messina Denaro trasmessa al Ros il 30 gennaio 2023 ma mai approdata in procura» scrive il giudice. «Informazioni sensibili, non ostensibili – si legge agli atti – seppur trasmesse in procura, ma non ancora utilizzate in alcun procedimento». La storia viene a galla proprio quando la trattativa per «piazzare» il falso scoop approda a una fase cruciale. Corona voleva vendere le carte a Moreno Pisto, direttore del quotidiano online "Mow". Che quando vede gli atti però li copia, senza che nessuno se ne accorga, si consulta con un collega (Giacomo Amadori), si rivolge alla squadra Mobile perché sente puzza di bruciato. E sente giusto.

    matteo messina denaro 2 matteo messina denaro 2

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport