Giovanna Vitale per “la Repubblica” - Estratti
Meloni e Rampelli
Trenta secondi che lasciano attoniti. Sufficienti per catapultare il Paese negli anni più bui del Ventennio. Un migliaio di braccia tese che si levano verso l’alto nella notte romana allorché, al grido di “camerati!”, viene chiamato il “presente” per i morti di Acca Larentia, la storica sezione dell’Msi nel quartiere Tuscolano dove 46 anni fa vennero uccisi tre ragazzi del Fronte della Gioventù. Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta durante l’assalto organizzato da un commando di estrema sinistra, Stefano Recchioni negli scontri che seguirono fra militanti di estrema destra e polizia.
Una delle pietre miliari del neofascismo italiano, celebrata da allora con il rito dell’appello, al quale si risponde col saluto romano. Immagini impressionanti, catturate dai telefonini e subito diventate virali sul web.
acca larentia
Niente di cui vergognarsi, per il partito della premier, rinchiusa in un imbarazzato silenzio nonostante la protesta delle opposizioni: pronte a presentare interrogazioni e un esposto in Procura. «Sono persone di varia provenienza, cani sciolti, organizzazioni extraparlamentari.
Non hanno niente a che fare con Fratelli d’Italia», minimizza il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. «Noi a quelle manifestazioni non partecipiamo, semplicemente perché non le condividiamo», precisa a proposito del rito dell’appello. «Noi facciamo la nostra celebrazione ufficiale e poi andiamo via». Negando persino che siano proprio quelle le radici di FdI, l’humus in cui è nato e cresciuto, insieme a buona parte della classe dirigente che adesso guida il Paese. «Tutti gli anni, da 46 anni, ci sono le stesse manifestazioni», insiste Rampelli, «ma nessuna interrogazione. Si vede che quando c’è un governo di centrodestra lo spirito di contrapposizione prevale».
le vittime di acca larentia
Eppure qualcosa di grave deve essere successo se pure fra gli alleati trapela malumore. «Noi siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti», sente l’esigenza di rivendicare il segretario di Forza Italia Antonio Tajani: «Chi ha avuto un comportamento del genere deve essere condannato da tutti. Fare apologia di fascismo nel nostro Paese è vietato dalla legge». Una netta presa di distanza, condivisa anche da Maurizio Lupi: «I saluti romani sono estranei alla nostra cultura e a quella del centrodestra, non abbiamo nessuna difficoltà a condannarli », sbuffa il leader di Noi Moderati
antonio tajani foto di bacco
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