1. COSA SI IMPARA DAI TAGLI ALLA SANITÀ
Salvatore Bragantini per il “Corriere della Sera”
Dobbiamo imparare la lezione della crisi. Se fossimo stati più saggi prima, avremmo evitato poi un lungo blocco.
ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus
A un Paese non s' applicano le regole d' una famiglia, ma il tetto della casa va costruito finché splende il sole. Secca sentirsi ammonire di fare i compiti a casa, ma chi li rimanda quand' è bello, li farà, male, sotto l' acqua. Le «prediche inutili» che ci ammonivano contro la spesa eccessiva mostrano oggi tutta la loro utilità; basta confrontare i passi, rapidi e ampi, degli scialbi teutoni sulla china della crisi con quelli, incerti e piccoli, che facciamo noi sudando, brillanti, sotto lo zaino pieno di debiti.
Questo peso ci impone di bloccare la vita sociale, strozzando l' economia, per salvare vite. Il Paese tutto, incluse vaste zone dove il virus non è apparso, s' è tappato in casa perché la struttura sanitaria, debilitata da troppi tagli, non crollasse sotto un numero di ricoveri ingestibile. Se non avessimo tagliato tanto la spesa sanitaria non saremmo stati costretti a misure che rischiano gravi effetti - economici, politici e sociali - che ancora ci sfuggono.
RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA
Con dotazioni simili, ad esempio, alla Germania, non avremmo dovuto fermare tutto così a lungo, per non far morire la gente per mancanza di spazi, persone, attrezzature. Si può obiettare che quei tagli servivano proprio a ridurre i debiti, ed è arduo uscire dal circolo vizioso; governare è però scegliere, e scelte dalla vista corta hanno effetti di lunga lena.
In sintesi, per non lasciar più scoperto il Paese su tale vitale fronte, dobbiamo investire in strutture sanitarie, in ricerca e giacché ci siamo, in istruzione; non sono spese, ma investimenti, necessari alla società tutta. Il debito va ridotto via via, seguendo con costanza politiche di sviluppo.
Altrimenti l' economia è la prima a soffrire. Le risorse le abbiamo, ma solo una vera rivoluzione nella Pubblica amministrazione può liberarle, anche recuperando l' ingente evasione fiscale. Gli strumenti ci sono; bisogna solo capire che, se non li usiamo, non ci salviamo.
2. COME MAI IL VACCINO ANTI-COVID PIÙ AVANZATO DEL MONDO, SVILUPPATO DA JENNER INSTITUTE DELLA OXFORD UNIVERSITY E LA SOCIETÀ IRBM DI POMEZIA, VERRÀ PRODOTTO E DISTRIBUITO IN ESCLUSIVA DALLA MULTINAZIONALE BRITANNICA ASTRAZENECA E NON DA UNA AZIENDA ITALIANA? QUINDI COSTRETTI A PREGARE BORIS JOHNSON DI DARCI QUALCHE DOSE? - SEMPLICE, E TRAGICO CAPITOLO DELLA MALASANITA' ITALIANA: L’IRBM DI PIERO DI LORENZO HA CERCATO INVANO DI CONVINCERE IL GOVERNO DI CONTE, BUSSANDO ALLA CDP-PRIVATE EQUITY, AD ENTRARE FRA I FINANZIATORI DEL PROGETTO. LONDRA NON HA AVUTO NESSUN TENTENNAMENTO A FINANZIARE CON 20 MILIONI LA RICERCA ITALO-INGLESE. RISULTATO FINALE? ORA PER UNA DOSE DI VACCINO DOBBIAMO SGANCIARE SOLDI ALL’ASTRAZENECA BRITANNICA...
TAGLI ALLA SANITA - I GOVERNI
ASTRAZENECA E IL VACCINO JENNER-IRBM. FATTI E TENSIONI
Michele Arnese per www.startmag.it
Si accelerano i tempi per il vaccino anti Covid-19 al quale sta lavorando lo Jenner Institute della Oxford University con la partnership dell’azienda italiana Advent del gruppo Irbm di Pomezia.
La multinazionale farmaceutica AstraZeneca ha stretto un accordo con lo Jenner: sarà responsabile dello sviluppo, della produzione e distribuzione del vaccino a livello mondiale.
Finora, ha fatto sapere AstraZeneca, il vaccino è stato somministrato ad oltre 320 volontari sani evidenziando di essere “sicuro e ben tollerato” ed i risultati di questa prima fase sono attesi “entro maggio”. Poi, già da giugno, la sperimentazione sarà allargata ad un campione più ampio di 5.000 soggetti.
La sperimentazione clinica sull’uomo, dopo i risultati positivi già ottenuti in laboratorio e sulle scimmie, è partita in 5 centri in Inghilterra lo scorso 23 aprile su 550 volontari sani e su altri 500 cui verrà somministrata una soluzione placebo.
TAGLI ALLA SANITA - POSTI LETTO PER MALATI ACUTI
“Se il vaccino si dimostrerà efficace, entro fine settembre si dovrebbe entrare in produzione”, ha detto oggi al Giornale Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente di Irbm: “Se il vaccino si dimostrerà efficace, previo il via libera dalle autorità di controllo internazionali, entro fine settembre si dovrebbe entrare in produzione”, dice Di Lorenzo, precisando che “un solo produttore non può essere in grado di affrontare la scala globale.
Per questo è stato siglato l’accordo con la multinazionale AstraZeneca”. “Si prevede che il primo lotto (2 milioni di dosi) sia pronto a gennaio – ha affermato – è ancora presto per stimare i costi, però saranno contenuti. L’accordo siglato per la produzione prevede, infatti, che in tutto il periodo della pandemia, il vaccino verrà distribuito al prezzo di costo, not for profit, come richiesto dall’Istituto Jenner di Oxford”.
“Con la Oxford University lavoriamo da 10 anni: è un’eccellenza, a livello mondiale, che ha già studiato la Sars. Si sono rivolti a noi per l’esperienza acquisita con l’adenovirus, un virus influenzale, impiegato depotenziato per trasportare il gene Spike sintetizzato del Sars-Cov-2 nell’organismo umano”, ha sottolineato nei giorni scorsi Di Lorenzo, fino a pochi anni fa comunicatore e consulente per le relazioni istituzionali di società (pubbliche e private) e della Guardia di Finanza.
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Irbm è controllata al 98% da Ilaria Di Lorenzo e ha un valore della produzione (dati al 2018) di 23 milioni di euro e un utile di poco meno di 3 milioni di euro.
Da un articolo di Dagospia, si evince una certa irritazione verso presidenza del Consiglio e ministero della Salute: “Quando l’Irbm di Piero di Lorenzo ha cercato di convincere il governo di Conte ad entrare fra i finanziatori del progetto italo-inglese per portare a termine la ricerca per il vaccino, ma l’importanza della proposta è stata ”sottovalutata” (il capogabinetto di Conte, Goracci, e il capo segreteria l’hanno girata alla Cdp)”.
Il gruppo Cdp (Cassa depositi e prestiti) presieduto da Giovanni Gorno Tempini e guidato dall’ad, Fabrizio Palermo, e la Banca europea per gli investimenti (alla vicepresidenza della Bei c’è l’italiano Dario Scannapieco – fa capire Dagospia – sono state contattate da Di Lorenzo per un eventuale supporto economico.
Cdp e Bei stanno valutando eventuali modalità di supporto finanziario all’iniziativa, tenuto conto dello stato dell’arte delle modalità di sviluppo del progetto, al momento in fieri.
L’eventuale finanziamento sarebbe destinato a sostenere la produzione del vaccino in Italia.
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La Gran Bretagna non è la sola in corsa per il vaccino contro il virus Sars-Cov-2.
Il virologo Anthony Fauci, della task force Usa contro il nuovo coronavirus, non esclude che gli Usa possano arrivare al vaccino entro il prossimo gennaio.
La strada, ha spiegato nei giorni scorsi, “è assumersi il rischio di cominciare la produzione con le società coinvolte presumendo che funzioni e, in tal caso, aumentarla”.
Complessivamente, ha sottolineato l’Ansa, sono oltre 90 i possibili vaccini contro il Covid-19 in fase di sviluppo in tutto il mondo, usando diverse tecnologie, alcune delle quali mai provate prima.
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