vincent bollore emmanuel macron
DAGOREPORT
Cosa sta succedendo alla Tim, la più grande e strategica impresa italiana? Una battaglia del finanziere bretone Vincent Bolloré che, con il 24% per cento di Vivendi è il socio di maggioranza della telecom italiana, per un cambio di governance: fuori Gubitosi, dentro Pietro Labriola; via il presidente Rossi, avanti Scaroni?
Assolutamente no: quella della governance è un’altra partita. Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni è una partita politica, una grande operazione internazionale sull’asse Parigi-Roma, richiesta da ambienti francesi vicini a Macron, per evitare che il suo arcinemico Bolloré diventi proprietario della rete telefonica e web del settimo paese industrializzato del mondo.
mario draghi emmanuel macron
La manifestazione di interesse verso Tim del fondo americano Kkr non è un’offerta vincolante: è solo il primo timido passo che però farà guadagnare tempo. Infatti l’offerta non solo è ben vista ma è stata addirittura auspicata dal governo italiano (il fondo americano è molto ben visto da Draghi e l’advisor di Tim è, basta la parola, Goldman Sachs).
BOLLORE' DE PUYFONTAINE
Con tale offerta sul tavolo, il Cda di Tim è obbligato ad analizzarla fino in fondo. Passano così settimane, passano così mesi, il tempo sufficiente e necessario per trovare il vero compratore che possa bloccare l’avanzata di Bolloré in Tim; e non è un caso che l’offensiva francese sia partita una volta fatto l’accordo con Berlusconi sulla travagliatissima questione Mediaset di cui Vivendi possiede il 23,8 per cento.
Occorre aggiungere che il business delle telecom è molto ambito dai circoli finanziari americani e francesi, i quali non hanno nessun interesse che Vincent Bolloré diventi il più importante industriale italiano in un campo così strategico e “sensibile” (il bretone andava d’amore e d’accordo con Trump, ma ora alla Casa Bianca c’è Biden).
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