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    COSE TURCHE NELL'EGEO - GRECIA, CIPRO, FRANCIA E ITALIA AVVIANO ESERCITAZIONI MILITARI DOPO CHE LA TURCHIA HA UNILATERALMENTE ESTESO LE SUE ACQUE TERRITORIALI – IN BALLO LE RISERVE DI GAS DEL MEDITERRANEO ORIENTALE - ERDOGAN MINACCIA ATENE E I SUOI ALLEATI: “LA TURCHIA NON È PIÙ UN PAESE DI CUI SI PUÒ METTERE ALLA PROVA PAZIENZA E DETERMINAZIONE”. NATO PREOCCUPATA - IL MINISTRO GUERINI: "DA EVITARE OGNI SCINTILLA"


     
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    FRANCESCO GRIGNETTI per la Stampa

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    Ha scatenato una tempesta diplomatica, l'avvio delle esercitazioni navali congiunte tra Grecia, Cipro, Francia e Italia nel Mediterraneo orientale. Una ostentata dimostrazione di forza contro le pretese della Turchia, che unilateralmente ha esteso le sue acque territoriali.

     

    E Recep Tayyip Erdogan non ha perso tempo per reagire. Soltanto a parole, per fortuna, ma con toni guerreschi. «La Turchia farà valere i propri diritti tanto nel Mediterraneo, che nel Mar Egeo e nel Mar Nero. Tutto il mondo ormai vede che la Turchia non è più un Paese di cui si può mettere alla prova la pazienza, la determinazione, i mezzi ed il coraggio».

     

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    Erdogan ha di nuovo minacciato Atene e i suoi alleati greco-ciprioti. «Coloro che oggi non meritano nemmeno di essere gli eredi di Bisanzio, si nascondono dietro gli europei per agire come pirati che ignorano la legge. È ovvio che non hanno imparato le lezioni del passato». E ha concluso invitando la Grecia a «farsi da parte».

     

    Nelle stesse ore, il premier greco di centrodestra Kyriakos Mitsotakis, che è arrivato al governo criticando la politica estera «passiva» del suo predecessore Tsipras, ha annunciato che Atene intende esercitare il diritto legale di estendere le proprie acque territoriali lungo la costa occidentale, passando da sei a 12 miglia nautiche. Se mai lo farà verso Est, cioè verso la Turchia, sarà guerra. In ballo le riserve di gas In ballo c'è il mare. Ovvero enormi giacimenti energetici sottomarini del Mediterraneo orientale. E la Nato osserva molto preoccupata gli eventi.

     

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    A Bruxelles sono abituati a convivere con le dispute greco-turche, ma si rendono conto che la ricchezza dei giacimenti ha innescato una pericolosissima reazione a catena. Prevalgono però valutazioni geostrategiche superiori: si farà di tutto affinché la Turchia resti il bastione dell'Alleanza atlantica al crocevia tra Balcani, Medio Oriente, Paesi caucasici e Russia.

     

    «Siamo preoccupati per la situazione nel Mediterraneo orientale. Occorre una distensione delle tensioni e dialogo. La Turchia e la Grecia sono entrambe importanti alleati della Nato. E dobbiamo trovare un modo per risolvere la situazione basato sullo spirito della solidarietà tra Alleati e del diritto internazionale», si affanna il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a margine della riunione dei ventisette ministri europei della Difesa, a Berlino.

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    Era presente anche Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa. «I turchi sono molto arrabbiati; sentono che i greci non sono affidabili», ha detto alla ministra tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer. Apparentemente era un colloquio riservato e non si sono accorti che i registratori erano in funzione. «I colloqui con Ankara e Atene sono stati difficili: è andata più liscia con la parte greca, ma è stata molto dura con la parte turca», ha risposto lei. Si riferiva alla missione di due giorni fa del loro ministro degli Esteri ad Atene e Ankara. L'esercitazione congiunta serve a sventolare la bandiera in un tratto conteso di mare, al largo di Cipro.

     

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    Ci sono anche gli italiani. E non era scontato. «È necessario un approccio bilanciato per la ricerca di una sempre maggiore cooperazione e dialogo tra le parti», ha voluto precisare il nostro ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per chiarire il senso di questa partecipazione. E poi ha provato a tranquillizzare un po' le acque: «Rischio di guerra tra i due Paesi? Assolutamente no», ha detto. Bisogna evitare «ogni scintilla» e parlare il «linguaggio della responsabilità.

     

    La de-escalation è obiettivo di tutti nella Ue». È seguito un lunghissimo comunicato per sottolineare «la determinazione italiana verso il rispetto del diritto internazionale e la tutela degli interessi nazionali». Siamo lì, insomma, perché è una questione di interesse nazionale la difesa dei diritti dell'Eni e «con la volontà di assicurare il rispetto del Diritto Internazionale marittimo».

    Kyriakos Mitsotakis Kyriakos Mitsotakis

     

    Il che non significa, però, che il governo italiano intenda appiattirsi su posizioni a senso unico. E perciò partecipiamo all'esercitazione quadrilaterale Eunoma, ma due giorni fa, dirigendosi verso Cipro, il cacciatorpediniere «Durand de la Penne» ha svolto una piccola esercitazione di 4 ore con due fregate turche, la «Göksu» e la «Fatih». Equilibrismi di diplomazia militare.

     

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