peppe montella carabiner piacenza

11 AUTO E 16 MOTO CON 30MILA EURO LORDI L'ANNO: BELLA LA VITA DA CARABINIERE CORROTTO E VIOLENTO - PEPPE MONTELLA IN 15 ANNI HA COLLEZIONATO PORSCHE CAYENNE, 4 BMW E 2 MERCEDES - AL FIGLIO DI 11 ANNI RACCONTA: '' IERI MI SONO FATTO UN MALE. HO PRESO UN PICCOLO STRAPPO, PERCHÉ HO CORSO DIETRO A UN NEGRO''. E LUI: ''L'HAI PRESO POI? GLIEL'AVETE DATE? CHI ERAVATE? CHI L'HA PICCHIATO?''. ''EH, UN PO' TUTTI''

 

1. PIACENZA, IL MAXI GARAGE DELL'APPUNTATO MONTELLA: 11 AUTO E 16 MOTO

Da www.huffingtonpost.it

 

L’appuntato Giuseppe Montella, uno dei carabinieri indagati nell’inchiesta sugli abusi alla caserma di Piacenza, tra il 2005 e il 2020 ha collezionato un maxi garage personale da fare invidia. Si parla di undici auto e 16 moto, tra cui una Porsche Cayenne, quattro Bmw e due Mercedes. Lo riporta un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica.

 

giuseppe montella maria luisa cattaneo

Insomma, viene da chiedersi come ci sia riuscito Montella, con uno stipendio di poco più di 30mila euro lordi all’anno. Senza contare poi le rate dei due mutui a lui intestati, in aggiunta alle somme liquide sborsate a saldo per l’acquisto della villa di Gragnano. Tutte spese che lo hanno portato ad avere il conto in rosso.

 

Nel garage del carabiniere ci sono state, tra le auto: una Bmw X5, una Bmw 320D, una Mercedes Classe A, una Smart City Coupé, una Bmw 520D, Un Audi, un’altra Bmw 320D, una Porsche Cayenne, un’altra Mercedes Classe A, una Renault Espace e una Fiat Punto.

 

Per quanto riguarda le moto: 2 Yamaha T-Max 500, una Yamaha BT, Una Yamaha FZS, due Piaggio Beverly, un Polaris Blazer, una Yamaha XVS 600 Dragstar, una Kawasaki Z 1000, una Bmw GS, una Kawasaki ZX, una Ducati 998, un Kymco, una Ducati Hypermotard e un’Aprilia RSV 1000.

 

 

2. DALL'HASHISH AL PESTAGGIO ECCO I DIALOGHI INTERCETTATI

F.Pol. per ''La Stampa''

 

i carabinieri di piacenza

Adesso che sono finiti in carcere è tutta un'altra storia. L'avvocato Daniele Mancini che difende uno dei carabinieri della caserma Levante di Piacenza giura: «Il mio assistito è molto provato, non ha l'atteggiamento baldanzoso e da spaccone che emerge dalle carte del giudice». Anche l'avvocato Mariapaola Marro spiega che il suo cliente non si capacita: «L'arresto per lui è stato come un fulmine a ciel sereno, lui è estraneo ai fatti». Cosa diranno oggi e domani davanti al giudice negli interrogatori di convalida i carabinieri della caserma Levante si vedrà.

 

Due di loro al momento dell'arresto sono scoppiati in lacrime. Gli altri non hanno spiaccicato parola. Tutti sono in isolamento nel carcere di Piacenza, raggio protetto per evitare episodi spiacevoli con altri detenuti. Gli interrogatori sono solo una parte dell'inchiesta che si muove veloce su più fronti. Una parte nemmeno decisiva, molti degli imputati potrebbero decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nell'inchiesta, oltre 75 mila intercettazioni in sei mesi, è stata monitorata solo l'ultima parte del clan dei carabinieri in stile Gomorra in attività da almeno tre anni.

 

le auto e le moto di proprieta' del carabiniere giuseppe montella

In quei sei mesi è venuto fuori di tutto, lo spaccio e i festini in caserma con le escort, le estorsioni e lo champagne millesimato, gli arresti illegali e le auto di grossa cilindrata, le torture e i soldi da sventolare nlle foto. Dall'esame dei 23 conti correnti intestati all'appuntato Giuseppe Montella detto Peppe, il vero motore criminale di tutta la storia secondo i magistrati, potrebbe uscire il quadro degli ingenti guadagni del gruppo che trafficava soprattutto in hashish anche se nelle intercettazioni si parla di cocaina, che potrebbe dimostrare un più alto livello di organizzazione. Seguendo i soldi si potrebbe ricostruire anche la quantità di droga movimentata, in una intercettazione si parla di 3 chili e 2 etti.

 

I magistrati vogliono anche ricostruire gli arresti illegali di pusher, per poter meglio controllare la piazza. Arresti falsamente definiti in flagrante. Quattro, quelli non convalidati negli ultimi mesi dalla magistratura che già sapeva. Teme il peggio un investigatore: «Dobbiamo verificare che non siano finite ingiustamente in carcere altre persone». L'ultimo livello, il più delicato, è quello relativo alle possibili coperture avute dal clan dei carabinieri. Va accertato se davvero nessuno sapeva di quello che avveniva nella caserma Levante, nota soprattutto per le «brillati operazioni» antispaccio.

 

 La Procura militare anche per questo ha già aperto un'inchiesta interna. Dai vertici dell'Arma è arrivata la nomina del nuovo comandante della compagnia di Piacenza, Giancarmine Carusone, catapultato in città da Messina in meno di 24 ore. E come ulteriore segnale che lo Stato c'è ancora, davanti alla caserma Levante c'è una nuova postazione mobile con otto carabinieri, impegnati pure ricostruire l'immagine dell'Arma in una città ancora sotto choc.

             

 

Montella «L'hashish lo mettiamo un attimo in lavanderia, no?»

La fidanzata «Se lo metti sul balcone?»

giuseppe montella

Montella «No, allora lo metto nel garage. Dai, c 'ho le chiavi qua»

La fidanzata «Lo metto sul balcone, se vuoi. In un barattolo»

Montella «No, fuori si indurisce, amore, non si deve mai indurire»

Montella «Ieri mi sono fatto un male. Ho preso un piccolo strappo, perché ho corso dietro a un negro»

Il figlio di 11 anni «L'hai preso poi? Gliel'avete date? Chi eravate? Chi l'ha picchiato?»

Montella «Eh, un po' tutti»

 

 

3. NEI GIARDINI DELLA CITTÀ DOVE TUTTI SAPEVANO "O LI AIUTAVI O BOTTE"

Da ''la Repubblica''

 

(…) Ismael ha bene in mente la regola del 10 per cento. «Se aiutavi quei carabinieri a sequestrare la roba, una parte era per te. Ma io non faccio l'infame». (…) «Loro venivano, ti prendevano, se ti andava bene ti prendevano la roba», prosegue nel racconto Ismail, «se ti andava male ti menavano». (…) La caserma Levante era diventata un bancomat della droga. Lo sapeva Nikita, il trans di via Torta. Un paio di pippate, in cambio partecipava alle feste di Montella e dei suoi amici. (…) Lyamani, l'informatore, quando ha deciso che non era più il caso di collaborare è stato convocato alla Levante. Ed è stato pestato davanti ad altri due egiziani, anche loro spie di Montella. «Era un messaggio per tutti ».

carabinieri piacenza

 

I carabinieri menavano anche senza motivo. Lo sa un ragazzo egiziano fermato l'8 aprile in via Pennazzi. La gente che abita racconta di non aver visto e sentito. Ma le telecamere hanno ripreso tutto. Il ragazzo è stato fermato perché pensavano avesse comprato droga. Sbagliavano. Non aveva nemmeno un grammo di roba. Prima di lasciarlo andare, però, l'hanno picchiato e gli hanno rubato il portafogli. In via Colombo, accanto a un negozio di telefoni, hanno acciuffato un ragazzo nigeriano, Anyanku Ugochukwu, piccolo spacciatore. Era fine marzo. Malmenato selvaggiamente. «Quando ho visto quel sangue per terra, ho detto: "Mo l 'abbiamo ucciso''», racconta Montella a un collega. (…)

carabinieri piacenza e pusher