DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
Se l’è trovato davanti all’improvviso, al buio. E non ha potuto fare niente per evitarlo. Come era già accaduto nel marzo 2017 ad Alessandro Nazzareni morto sempre nella zona della Cassia, a Roma, e ancora nel gennaio 2013 a un 58enne finito in coma dopo un analogo impatto. E c’è il sospetto che pure due automobilisti coinvolti in un frontale a settembre siano deceduti per lo stesso motivo.
Anche Stefano Violati, 58 anni, figlio di Fabrizio, collezionista di Ferrari e fino al 1987 patron delle acque minerali Ferrarelle e Sangemini, si è schiantato contro un cinghiale e ha perso la vita a Roma Nord. L’ultima tragedia di un’emergenza mai finita, quella degli ungulati a spasso indisturbati per le periferie della Capitale.
I vigili urbani indagano sull’incidente che si è verificato alle 21 di domenica in via di Santa Cornelia, strada di campagna vicino al centro sportivo della Lazio, a Formello. L’esemplare sarebbe sbucato dalla vegetazione finendo sulla carreggiata proprio mentre lo scooterista, cugino di Giulio Violati, marito dell’attrice Maria Grazia Cucinotta, sopraggiungeva in sella a un Honda Sh 300. L’animale è morto sul colpo, il 58enne — soccorso da alcuni automobilisti — è stato trasportato all’ospedale Sant’Andrea, dove è però deceduto poco dopo. [...]
Solo pochi giorni fa il nome di Stefano Violati era comparso sui giornali perché sotto processo per stalking nei confronti dell’ex fidanzata dopo essere stato arrestato il 30 gennaio scorso. Era tornato libero dopo la convalida del gip, che aveva comunque disposto il divieto di avvicinamento alla vittima e il braccialetto elettronico. «Stefano è stato un uomo buono. Lo chiamavamo “mani da gigante”. Le accuse degli ultimi tempi lo hanno fatto soffrire.
L’incidente è avvenuto per questo? Era distratto da altri pensieri? Chi può dirlo. Certo, era un pilota», spiega fra le lacrime la sorella Laura. Dopo l’arresto e con l’iter giudiziario ormai avviato — ricorda ancora — «mio fratello non voleva più uscire di casa. L’altra sera era andato a prendere una birra con gli amici. A un certo punto li ha salutati per rientrare a casa, mentre loro andavano da un’altra parte.
cinghiale su un campo di padel a roma
Non voleva stare più in compagnia. Si vergognava, lo scuotevo dicendogli che non c’era niente di cui vergognarsi. Perché non c’era niente di vero in quelle accuse» . Il tragico incidente con il cinghiale non ha alcun legame con la vicenda giudiziaria del congiunto, ma la sorella ha comunque un rimpianto: «Un giorno la verità emergerà. E si scoprirà che Stefano era una persona adorabile, gentile e disponibile. Piena di amici, che gli volevano bene. [...]
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