DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luigi Ferrarella per il Corriere della sera
Uscire dalla discoteca alle tre del mattino mezzi ubriachi o «strafatti» di droga, stare per mettersi alla guida, e però trovare un tizio che ti mette in mano una cartolina simil-multa con tutte le possibili disastrose conseguenze di quel superficiale comportamento e con le sanzioni potenzialmente rischiate: potrà capitare a Milano il giovedì e il sabato notte a quanti, fuori dalle discoteche, si imbatteranno non in uno strano vero vigile urbano che elevi contravvenzioni, ma in un normale automobilista che sino all' impatto con il Tribunale era proprio come loro.
E che invece adesso, allo scopo di provare a estinguere il processo intentatogli per aver provocato due anni fa un incidente stradale guidando in stato di ubriachezza, svolgerà un lavoro di pubblica utilità nell' Associazione dei familiari delle vittime della strada, piazzando sul parabrezza delle auto o consegnando alle persone le cosiddette «multe morali» quale contenuto del progetto di messa alla prova valsogli ora davanti al giudice la sospensione del processo penale per sei mesi.
Introdotta nel 2014 anche per i maggiorenni sulla scia della pluriennale esperienza positiva tra i minorenni, la messa alla prova è un istituto giuridico con il quale lo Stato prende in considerazione la possibilità di rinunciare alla propria potestà punitiva di un catalogo di reati sotto i 4 anni di pena massima, a condizione però che abbia successo un periodo di prova dell' imputato sotto la guida e il controllo dell' autorità giudiziaria. Prova di che? Della responsabilizzazione dell' autore del reato, e anche della ricomposizione di un rapporto tra l' autore del reato e la vittima, o (laddove non vi sia una vittima diretta) con la collettività.
Dunque questo istituto - nel quale ha un ruolo cruciale l' Uepe, e cioè l'«Ufficio esecuzione penale esterno» che predispone il programma di trattamento, ne controlla l' esecuzione, e infine ne stila gli esiti in una relazione conclusiva al giudice - è un ibrido: la messa alla prova un po' è «pena» (perché come una sanzione tradizionale prevede obblighi e prescrizioni imposte dal giudice all' autore del reato), e un po' invece è «giustizia riparativa», con elementi di mediazione e condotte riparatorie.
Nel caso giudicato dal Tribunale di Milano, un imprenditore 59enne alle tre di notte del 20 dicembre di due anni fa, uscendo da una discoteca e mettendosi alla guida in stato di pesante ubriachezza, aveva provocato un incidente stradale andando a sbattere da solo, per fortuna senza coinvolgere altri veicoli o investire pedoni.
Prima ancora del processo il difensore Giovanni Brambilla Pisoni ha chiesto la sospensione del procedimento e la messa alla prova, il pm ha dato parere favorevole, l' Uepe ha proposto un programma di trattamento, e il giudice Guido Salvini ha valutato che possa avere un esito positivo. Così, a fronte della sospensione del procedimento per 6 mesi, l' imputato affidato all' Uepe svolgerà un lavoro di pubblica utilità nella onlus «Associazione familiari e vittime della strada».
E cioè dovrà «distribuire fuori dalle discoteche, a Milano e nell' hinterland, materiale con un messaggio di sensibilizzazione contro l' uso dell' alcol alla guida», e «partecipare al progetto di cosiddetta "multa morale"»: progetto che «consiste nell' individuare persone che commettono infrazioni (quali il telefono alla guida o il mancato uso delle cinture), e consegnare loro una cartolina con la quale vengono illustrate le conseguenze». Il 9 aprile 2018 le parti si rivedranno in Tribunale per fare il punto dell' esperimento in una apposita udienza, e, se la messa alla prova avrà avuto esito favorevole, il giudice dichiarerà estinto il reato.
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