mauro corona in montagna

“HO IL FISICO DI UN 40ENNE, CON TUTTO QUELLO CHE MI SONO BEVUTO. HO DECISO CHE UN GIORNO DONERÒ IL MIO CORPO ALLA SCIENZA” – A 75 ANNI MAURO CORONA SCALA L’ALTOPIANO DELLA PAGANELLA: “PRIMA O POI QUESTO CONTINUO SFIDARE LA PAURA MI FREGHERÀ. A ME PIACEREBBE SVEGLIARMI UNA MATTINA IN MAGLIETTA, BERMUDA E GIORNALE E ANDARE IN SPIAGGIA A JESOLO, MA OGNI GIORNO MI RITROVO CON QUESTA VOGLIA MATTA DI AVERE PAURA. SOLO SCALANDO LE MONTAGNE RICONQUISTO OGNI VOLTA L’AUTOSTIMA - LA MONTAGNA MI HA INSEGNATO DUE COSE. È COME IL SUCCESSO: QUANDO SEI ARRIVATO IN CIMA NON PUOI FARE ALTRO CHE SCENDERE. È COSCIENZA DEL LIMITE. E LA SECONDA È SI PUÒ SEMPRE RISALIRE UNA CIMA GIÀ SCALATA…”

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Estratto dell’articolo di Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

 

MAURO CORONA IN MONTAGNA

Mauro Corona, la foto di lei che penzola sull’insegna della Ferrata delle Aquile, altopiano della Paganella, ha fatto il giro della rete.

«Ed ero pure mezzo slegato, imbragatura al minimo, ma io sono pazzo. Ho settantaquattro anni, mi sia concessa una profezia: prima o poi questo continuo sfidare la paura mi fregherà».

 

Sta dicendo che ogni giorno, consapevolmente, rischia la vita?

«Forse. Credetemi, a me piacerebbe svegliarmi una mattina in maglietta, bermuda e giornale e andare in spiaggia a Jesolo, ma ogni giorno mi ritrovo con questa voglia matta di avere paura. Perché io lassù, sulla Paganella, avevo paura, anzi terrore».

MAURO CORONA IN MONTAGNA

 

Eppure.

«Lo devo fare, voglio avere paura per poterla vincere, devo sfidarmi, devo dimostrare a me stesso, quotidianamente, che valgo qualcosa. Ci sono giorni in cui le cose che ho scritto le brucerei tutte, come anche le sculture. Giorni in cui non mi piace quello che faccio. Solo scalando le montagne riconquisto ogni volta l’autostima».

 

A pochi giorni (il 9 agosto, ndr) dai 75 anni?

«Ma io sono figlio della montagna. Mi alleno arrampicando ogni giorno per tre o quattro ore, mangio pochissimo, zuccheri zero, i carboidrati solo se il giorno dopo devo scalare il Cervino. Carne sì, quella sempre. Formaggio, uova. Certo, poi alla sera vado in osteria e festa finita».

 

Aveva bevuto anche la sera prima dell’impresa sulla Paganella?

«Sì, avevo bevuto, anche se ormai le bevute leggendarie sono roba del passato. In fondo sono uno che vive in verticale, la vita orizzontale mi va bene, ma solo per poco».

MAURO CORONA IN MONTAGNA

 

[…] L’adrenalina la mantiene giovane? Lei ha il fisico di un quarantenne.

«E meno male, con tutto quello che mi sono bevuto. Ho deciso che un giorno donerò il mio corpo alla scienza: gliene ho fatte di tutti i colori, ho vissuto condizioni estreme. Mi sono ubriacato, sono caduto più volte dalle cime […] Eppure, nonostante tutto questo, oggi arrampico come quando ero giovane […] Ma è genetica, sa? Mio nonno Felice era così. È stato grazie a lui che ho cominciato a fare roccia e oggi posso dire che la montagna mi ha insegnato due cose».

 

Fuori la prima.

«È come il successo: quando sei arrivato in cima non puoi fare altro che scendere, non puoi più salire. È coscienza del limite. E la seconda è si può sempre risalire una cima già scalata. È un grande conforto». […]

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