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Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera - Edizione Milano”
Adescare ragazze bisognose straniere davanti all'associazione Pane quotidiano in viale Monza, promettendo un lavoro da cameriera a casa sua e invece poi aggredendole sessualmente in camera da letto: è il «non isolato e episodico, ma perfido e collaudato modo di operare» che la giudice Sofia Floretta individua in un uomo di 79 anni condannato in rito abbreviato a 4 anni, e 10.000 euro di danni, per aver tentato di consumare violenza sessuale su una peruviana di 19 anni nel luglio 2020.
La ragazza patrocinata dall'avvocato Patrizio Nicolò ha raccontato che, mentre si trovava in fila, era stata «avvicinata da un sessantenne gentile e garbato» che, qualificatosi come volontario dell'associazione, le aveva detto di essere alla ricerca di una persona che lo aiutasse nelle faccende domestiche, senza che fosse per lui un problema la condizione di irregolarità sul territorio italiano della giovane, e con la disponibilità a pagarla in contanti.
La peruviana aveva accettato e il pomeriggio del 13 luglio era stata accompagnata dall'uomo in un appartamento a Porta Venezia. Qui però l'uomo (che risulterà aver assunto una pastiglia di Viagra) dismetteva la veste di benefattore e svelava il vero volto di prevaricatore mentre la chiudeva in camera da letto con la scusa di farle vedere l'armadio delle lenzuola, la palpeggiava, le strappava maglietta e reggiseno, la gettava sul letto e le saltava addosso.
Tra pianti e urla la ragazza riusciva a divincolarsi e a chiudersi a chiave in bagno cominciando a urlare, al punto che l'uomo, timoroso che i vicini potessero sentire, aveva cambiato atteggiamento, dicendo di essere stato solo nervoso e rendendosi disponibile a lasciarla andare, pur minacciandola di non dire niente perché l'avrebbe denunciata come irregolare alla polizia.
E invece alla polizia era andata la peruviana. Il racconto della vittima, non veritiero o comunque equivocato secondo l'imputato difeso dall'avvocato Silvia Fiorentino, alla giudice appare invece in sentenza non solo «palpabilmente spontaneo, sincero, privo di intenti calunniatori, coerente», ma anche riscontrato dal custode (testimone del via e vai di ragazze) e indirettamente da una teste a difesa, la domestica dell'uomo: la quale lo ha descritto come «una persona anziana e malata con la quale avevo effettivamente anche rapporti sessuali, ma assolutamente consensuali».
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