DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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All’inizio della sua intervista a GQ il cantante si siede e dice: “Sembra che a 84 anni tutte le cose su cui ti ponevi delle domande divengano chiare.”
La sua vita è stata talmente piena di incontri, conquiste e avvenimenti che è difficile credere che siano potute capitare tante cose a un solo uomo, a cominciare dalla sua carriera: musicista jazz, compositore, solista, produttore dell'album pop più venduto della storia, imprenditore, magnate dei media, produttore televisivo e cinematografico, filantropo e via dicendo.
Jones è una delle pochissime persone ad aver vinto la lista completa dei cosiddetti premi ‘EGOT': Emmy, Grammy (28), Oscar e Tony, i premi per il teatro. Ma questi sembrano poco più che incidenti di percorso se messi a confronto con la vita che il musicista ha effettivamente vissuto.
Per prima cosa, sembra che abbia conosciuto praticamente chiunque (dice di aver perso 66 amici l’anno scorso, a partire da David Bowie…) ma non solo ha conosciuto tante persone, ha anche condiviso con esse alcuni momenti indimenticabili e su ognuno ha una storia interessante da raccontare. Non a caso, la sua onnipresenza è stata spesso comparata a quella di Forrest Gump, che lui stesso ha poi trasformato in “Ghetto Gump.”
E a ottant’anni suonati, non sembra affatto intenzionato a rallentare: al momento sta producendo dieci film, sei dischi, quattro show a Broadway, due programmi televisivi ed è in affari col presidente cinese oltre a essere nel pieno delle preparazioni per il suo ottantacinquesimo compleanno, per cui sta preparando un documentario su Netflix, una serie e un evento televisivo.
“Non mi voglio fermare, ho smesso di bere due anni fa a causa del diabete ed è stata la cosa migliore che mi sia mai successa. Ho la mente estremamente lucida e la mia curiosità non è mai stata così accesa," e alla domanda se avesse preferito smettere prima risponde:
“Sì, ma sono cresciuto con Ray Charles e Frank Sinatra, non ho avuto tanta scelta. Ci scolavamo sette Jack Daniel’s doppi ogni ora. Quei due sapevano come divertirsi,” e mostra un piccolo anello al dito che Sinatra ha indossato per quarant’anni: “Lo porto sempre, Frank me lo ha lasciato quando è morto, sopra c’è il suo stemma di famiglia siciliano.”
"Frank cercava sempre di farmi andare a letto con Marilyn Monroe, ma a me non piaceva, aveva le tette troppo a pera. Ma lasciamo perdere, sono cresciuto insieme ai due i più grandi mignottari del secolo scorso (Ray Charles e Frank Sinatra), anche se pure Rubirosa non scherzava. Ogni volta che andavamo a Parigi mi diceva: "Quincy, usa la testa, non i testicoli. Le donne danno la fica per amore, gli uomini rinunciano all'amore per la fica. Era incredibile, eravamo continuamente circondati da donne, quel tour nel '61 con Nat Cole... che trip!"
Jones è cresciuto nella parte sud di Chicago, dove la madre gli fu portata via quando aveva sette anni a causa di una demenza precoce e il padre, suo omonimo, faceva il falegname (di cui conserva la prima sega che usò nel 1928 incorniciata al muro) e lavorava per la più nota gang del tempo, i "Jones boys". "Crescere nella Chicago degli anni ’30 non è stato uno scherzo, io e mio fratello vedevamo ogni giorno dei morti. Paragonato a oggi Harlem e Compton fanno il solletico. È tosta Chicago, c'è qualcosa nella sua acqua".
"Pensavo che sarei diventato anch’io un gangster, da bambino mi passavano sempre davanti agli occhi grosse quantità di banconote, enormi casse di vini e liquori accatastati nei retrobottega e molte, molte armi.”
"Una volta fui catturato da una gang" dice mostrando la cicatrice che ha portato sulla mano destra per 77 anni, “mi hanno attaccato al muro e mi ci inchiodarono la mano con un coltello, puntandomi al contempo un rompighiaccio alla tempia. Pensavo che sarei morto quel giorno ma fortunatamente intervenne mio padre, colpendo in testa gli assalitori con un martello.”
L'intervistatore gli chiede se è sposato: "Sono stato sposato tre volte, amico. Mi era stato detto di non sposare attrici o cantanti, e sono finito con due attrici - Peggy Lipton e Natassja Kinski - e una modella superstar. Adesso ho 22 fidanzate in tutto il mondo: da Cape Town, al Cairo a Stoccolma, e ne ho diverse in diverse parti del Brasile; ho anche una bellissima ragazza a Shanghai. Non mento a nessuna di loro, ma sull'età ho dovuto rinventare i numeri perché le mie figlie mi hanno detto che non potevo avere delle fidanzate più giovani di loro, dunque tenendo conto di questo calcolo, andrebbero dai 28 ai 42. Mi vedreste mai con una della mia età, siamo matti?"
Dicono che a una certa età il desiderio svanisca: "Col diavolo! Non succederà di certo a me."
Quando parla Quincy spazia da un argomento all’altro, citando una celebrità al minuto ma senza mai dare l’impressione di fare “name-dropping” o di darsi delle arie. Così passa dal suo incontro con Mandela, alla serata precedente scorsa con Stevie Wonder all’incontro con Spielberg in cui gli fece cambiare l’aspetto del prototipo di E.T. "perché quel figlio di puttana assomigliava troppo a un fratello (nero), per questo alla fine lo fecero anche con gli occhi azzurri.” (Nel corso dell’intervista ripeterà la parola “figlio di puttana” ben 96 volte).
jones michael jackson e steven spielberg
“Elon Musk è stato mio vicino di casa per anni - è uno che non ha paura di niente - e cenavamo diverse volte a settimana insieme a Zuckerberg, Sergey Brin e Jeffrey Bezos, “quel figlio di puttana adesso è il più ricco al mondo.”
Poi ci fu quella volta in cui andò in visita da Giovanni Paolo II insieme a Bono, e nel momento in cui gli stava baciando la mano vide le scarpe rosse lucide del papa ed esclamò senza riuscire a trattenersi: “amico queste scarpe sono proprio da pappone!”
Le giornate di Quincy Jones adesso scorrono più o meno così: sveglia intorno alle quattro, cinque del pomeriggio per restare sveglio tutta la notte rincorrendo pensieri e studiando. Adesso parla 26 lingue: “Scrivo in arabo, mandarino e con i caratteri katakana in giapponese. Per tutta la vita ho viaggiato, e vi garantisco che continuerò a farlo più di qualsiasi alrtro figlio di puttana su questo pianeta.”
jones count basie e frank sinatra
Jones non è di quelle persone che superati gli ottanta considera esaurito il suo tempo. Passa sei giorni l’anno in un ospedale esclusivo di Stoccolma, in cui viene curato da 14 dottori premiati col Nobel che hanno accesso alle cure più avanzate: “Mi hanno detto che potrò vivere fino a 110 anni, per cui ho altri trent’anni davanti a me, e questo grazie alla nanotecnologia. Mi sento come un bambino, mi sento all’inizio.”
I campi in cui è attivo sono innumerevoli: tv, cinema, documentari, accessori di marca, beneficienza, hotel, progetti tecnologici, manager di artisti. A un certo punto prende il computer e va su Youtube per mostrare i suoi musicisti jazz ‘protetti’ mettendo video per una ventina di minuti: “Questi figli di puttana hanno un talento eccezionale, adoro vedere i giovani che riescono a fare quello che amano. Questi ragazzi stanno riportando la musica al suo posto, perché ora come ora non sta andando da nessuna parte, è solo rumore nascosto dietro a bottiglie di champagne.”
Tornando al suo passato ricorda come a sette anni, dopo che sua madre fu portata via da casa in camicia di forza, il padre non avesse abbastanza soldi per mantenere lui e suo fratello e perciò li mandò dalla nonna a Louisville, dove le condizioni di vita non erano delle migliori: “mangiavamo topi a cena, ripensandoci oggi mi vengono i brividi. Nostra nonna ci mandava giù al fiume e ci diceva di prendere quelli che muovevano ancora la coda, almeno eravamo sicuri che fossero ancora vivi. Ma quando sei piccolo non è che ti importi granché, e poi la fame è la fame. Ma io sognavo in grande, anzi, in enorme.”
Il primo lavoro come musicista professionista arrivò quando iniziò a suonare la tromba nel gruppo di Lionel Hampton, che lo invitò a suonare in tour quando Jones finalmente compì 18 anni (ci aveva provato anche all’età di 15 ma il tour manager lo cacciò fuori dal pulman della band perché era troppo giovane):
“Nella parte davanti a destra, avevamo i ‘santi rollatori’ e noi eravamo quelli dietro che fumavano tutta l’erba, mentre i bevitori e quelli che si facevano si spartivano il resto del pullman. Ogni volta che andavamo a Detroit, all’hotel Majestic, incontravamo Malcom X, coi suoi occhiali ambrati e i suoi vestiti italiani che ci vendeva l’eroina: allora lo chiamavamo Detroit Red.”
L’intervistatore, sorpreso, chiede conferma: “Certo cazzo! Ogni membro della band comprava l’eroina da lui, è per questo che finì in prigione. Quelli che si facevano chiamavano la cocaina la “donna” (‘girl’) e l’eroina il “maschio” (‘boy’). Perché? È una droga forte, è mascolina. Non ti darà fastidio finché gli dai tutto quello che ti chiede, ma vuole sempre di più.”
“Ho provato di tutto negli anni: Popper, Metedrina, Benzedrina. Tutto. Per colpa di Ray sono stato dipendente dall’eroina per sei mesi quando avevo quindici anni. Avevo iniziato a bucarmi e sono caduto dal quinto piano di una rampa di scale. A quel punto ho capito che non mi serviva altra ispirazione da quella sostanza, e nel momento in cui l’ho detto l’ho fatto, riesco a fermarmi quando voglio. Sono un figlio di puttana, sigarette, alcool, dico basta e stop. Ed è stata la migliore cosa che potesse succedermi in quel periodo, in cui uscivo a New York con Howard McGhee, Earl Coleman, Charlie Parker e gli altri. Ne sarei rimasto dipenendente a vita.”
“Ovviamente Ray ha continuato a farsi per molto tempo, l’ha usata per 30 anni, finché la polizia non mi ha detto che se voleva continuare a suonare nei club doveva smettere. Lo fece, e 32 locali gli restituirono la licenza; una volta lo vidi perfino spararsela nei testicoli, perché aveva tutte le vene fuori uso. Ti fa cose strane l'eroina.”
Parlando poi dei suoi vari celebri incontri, tra cene con Jacqueline e Picasso (erano vicini di casa a Cannes), serate folli con Prince e nottate intere ad Harlem a ballare col suo 'fratello' Marlon Brando - insieme a Sydney Poitier e Harry Belafonte - Jones si prende un momento per raccontare quello che definisce essere stato l’incontro più importante della sua vita: quello con Leni Riefenstahl, sua regista adorata. Incontrandola su invito a pranzo in un ristorante di Berlino, l’ex (presunta) fidanzata di Goebbels gli raccontò di come tutto il terzo Reich si faceva di cocaina, e di come avesse visto anche Hitler farne uso.
“Avendo lavorato per dei papponi fin da piccolo, sapevo bene come veniva usata per aumentare il loro livello di propensità alla violenza, perché sollecita gli istinti primari: Violenza, sesso, paura e sballo."
"Quando me lo disse rimasi molto colpito, perché ero stato intorno a quella sostanza per tutta la vita e adesso capivo perché quel figlio di puttana uccidesse ogni stronzo che gli passasse di fronte. Penso che una grossa parte dell’orrore prodotto dai nazisti sia legato all’uso della cocaina,” dice, ponendo chiaramente la regista al di fuori di queste dinamiche: “Era un essere umano eccezionale, per lei contava solo l’arte e la passione per la sua professione, non è mai stata politica."
Jones infine racconta di quella volta in cui mancò di nuovo un appuntamento con la morte, rischiando di perdere brutalmente la vita:
“Era verso la fine degli anni ’60 e una sera Steve McQueen mi chiese se volevo partecipare alla premontato di ‘Bullitt’. Siccome avevo un problema coi capelli al tempo mi ero portato dietro il mio barbiere, Jay Sebring, e dopo il film facemmo
programmi per la serata. Jay mi disse: “ci vediamo dopo da Sharon (Tate) ho dei prodotti che ti voglio dare.’ ”
Ma Jones non andò, dimenticandosi dei programmi. Il mattino seguente ricevette una telefonata dal suo amico Bill Cosby: “Hai sentito di Jay? – perché uscivamo tutti quanti insieme in quel periodo – è morto. “Impossibile” risposi, ero con lui fino a ieri sera.’ ” Durante la cena a casa di Sharon Tate da cui si era assentato, tutti e cinque gli ospiti furono assassinati in maniera barbara.
“Lo avevano appeso tagliandoli via le palle, e a Sharon poverina le aprirono la pancia col bambino dentro, ringrazio Dio di averla scampata, la vita è un viaggio incredibile, è davvero un trip. Dopo quell’episodio ne apprezzo ogni istante, amo ogni passo, la apprezzo tutta. Ogni singola goccia…”
Le sarebbe piaciuto condurre un altro tipo di vita?
“Je ne regrette rien de tout. Non rimpiango proprio un bel niente.”
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