DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1 - PESCARA, TRE PUNTI DI INNESCO PER L'INCENDIO DELLA PINETA: È DOLOSO
Alessio Ribaudo per il "Corriere della Sera"
Spettrale. È l'immagine oramai virale in Rete che mostra dall'alto una vasta area che da verde si tinge di nero. L'area è quella della Riserva Dannunziana devastata ieri dalle fiamme e della zona Sud di Pescara: dalla collina fino alla spiaggia dove le palme di alcuni stabilimenti balneari sono andate in fumo.
Ieri, dopo aver domato i roghi più pericolosi, sono iniziate le operazioni di bonifica anche per interrompere dei focolai che si sono riattivati a causa del vento. «I danni sono incalcolabili», spiega il sindaco Carlo Masci. Per fortuna, nessuno fra i 30 intossicati trasportati in ospedale, fra cui otto poliziotti e sei carabinieri, è in condizioni gravi. La procura è a lavoro con i carabinieri forestali sulle cause dei roghi: sono stati trovati almeno tre punti di innesco e si indaga, contro ignoti, per incendio doloso.
In Abruzzo le fiamme non hanno dato tregua. Sono stati 89 gli interventi: da Ortona a San Donato passando per la pinetina di Rocca San Giovanni dove è arrivato un elicottero per mettere in sicurezza un deposito di carburanti Eni. Roghi anche a Fossacesia Marina. Un bilancio drammatico tanto che il presidente della Regione, Marco Marsilio, ha avviato le pratiche per la richiesta al governo dello stato di calamità naturale.
Ieri, però, gli incendi hanno imperversato in tutto il Centro-Sud e i numeri sono degni di un bollettino di guerra. Sono stati richiesti 30 interventi ai mezzi aerei: 7 dalla Calabria, 6 dalla Sicilia, 4 dal Lazio, 3 dall'Abruzzo, Molise e Campania, 2 dalla Basilicata e Puglia. Alla fine sono riusciti ad aver ragione di 12 roghi. Solo i Vigili del fuoco hanno lavorato su 1.202 roghi.
«Una giornata drammatica», l'ha definita Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, Paura anche in Basilicata e Calabria. In Molise, focolai in provincia di Campobasso dove erano state già evacuate mille persone. La procura di Larino ha aperto un'inchiesta mentre il governatore, Donato De Toma, ha chiesto lo stato di emergenza.
In Puglia sono stati oltre 200 gli interventi. Da cinque giorni brucia il bosco Difesa Grande a Gravina: oltre un migliaio di ettari andati in fumo. Gli incendi hanno rallentato anche il traffico ferroviario lungo la linea Adriatica. Molti treni diretti al Sud hanno accumulato ritardi e alcuni sono stati soppressi.
In Sicilia, si è lavorato su 300 roghi, con i mezzi aerei impegnati nell'Ennese e nel Catanese. Infine, ad Alghero, è stato arrestato Giuseppe Fenu, 53 anni, accusato di otto tentativi di innescare incendi.
2 - VENDETTE, MAFIA O PIROMANI IL 98% DEI ROGHI CAUSATO DALL'UOMO
Riccardo Bruno per il "Corriere della Sera"
Quattro giorni fa i carabinieri di Agnone, sulle montagne a nord di Isernia, hanno arrestato un cinquantenne. Non era la prima volta che dava fuoco ai boschi, l'hanno trovato che si nascondeva tra le sterpaglie, le mani ancora annerite, le tasche piene di accendini.
Nonostante l'impegno delle forze dell'ordine, non sempre va così bene. L'Italia brucia, soprattutto in questi giorni di caldo e vento. Ma non è colpa della natura. I dati raccolti dai Carabinieri sono chiari: solo il 2% dei roghi ha una causa naturale, in pratica un fulmine; il resto sono provocati dall'uomo, e più della meta (57,4%) sono dolosi.
Qualcuno ha appiccato il fuoco perché malato (l'ossessione dei piromani), per vendetta, per calcolo personale o economico. L'Italia è consumata dal fuoco, estate dopo estate. Dal 15 giugno i Vigili del Fuoco hanno effettuato 37.407 interventi, 16 mila in più rispetto all'anno scorso.
Secondo il rapporto Ecomafia 2021 di Legambiente, che il Corriere ha letto in esclusiva, nel 2020 sono andati in fumo 62.623 ettari (+ 18,3% rispetto all'anno precedente); di fronte a 4.233 reati segnalati, solo 552 sono state le persone denunciate, appena 18 quelle arrestate.
«Il reato di incendio boschivo è molto grave, con pene fino a 10 anni, anche 15 in caso di danno permanente. Resta però sostanzialmente impunito - osserva Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, che chiede di contestare nei casi più gravi anche il disastro ambientale e che in questi giorni ha lanciato una raccolta fondi per sostenere gli apicoltori sardi.
Marco Di Fonzo, comandante del Nucleo informativo antincendio boschivo dei Carabinieri, lo definisce un «reato da vigliacchi». «Innescano le fiamme e quando divampa sono già altrove». Di Fonzo guida una task force che affianca gli investigatori sul territorio per individuare i responsabili. Un lavoro certosino che utilizza tradizionali strumenti d'indagine e adesso anche satelliti per localizzare il punto esatto da cui è partito il focolaio.
«È un fenomeno socio-economico complesso, che varia da regione a regione, da provincia a provincia, anche all'interno di un comune - spiega il colonnello Di Fonzo -. Sicuramente c'è meno manutenzione dei boschi, in condizioni così estreme basta poco perché le fiamme saltino alle chiome, e l'incendio si propaghi in modo rapido e violento».
I veri piromani, chi ha un reale disturbo psichico, sono una minoranza, ma provocano danni enormi perché agiscono in modo seriale. Gli altri incendiari lo fanno per ritorsione, per un presunto torto subito, per rinnovare aree destinate al pascolo, oppure per interessi illegali. «Sono reati spia. Ad esempio, gli appetiti della 'ndrangheta nella gestione del patrimonio boschivo sono dimostrati» avverte Fontana di Legambiente.
Un dato fa riflettere: l'anno scorso, nelle quattro Regioni a tradizionale presenza mafiosa, si sono registrati il 54,7% dei reati e addirittura l'82% della superficie danneggiata. L'Antimafia siciliana ha anche raccolto l'allarme su un possibile collegamento tra i roghi e il business del fotovoltaico. Delinquenti, ma anche comportamenti maldestri.
«A volte a provocare gli incendi sono persone anziane, abituate da sempre a dare fuoco ai residui vegetali ma che non sono più in grado di controllare, ed è anche cambiato il territorio attorno a loro» osserva Gianfilippo Micillo, quasi trent' anni di esperienza prima nella Forestale adesso dirigente del Coordinamento antincendio boschivo dei Vigili del Fuoco -. Per questo è importante l'educazione. Anche attraverso la pianificazione del fuoco prescritto, per bruciare la vegetazione in modo controllato e autorizzato».
In tanti anni a domare fiamme e a cercarne i colpevoli, Micillo ne ha viste tante. «Ci è capitato di arrestare anche un volontario. Appiccava il fuoco e poi interveniva con noi. Ed era persino bravo a spegnerlo».
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