DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Alessia Marani per “il Messaggero”
L'argentino Raul Esteban Calderon, detto Francisco, avrebbe ucciso Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, per trecentomila euro e i soldi li avrebbe tenuti nascosti ai piedi del letto della figlioletta dietro al battiscopa della cameretta. È il suo amico Amleto T. (non indagato), intercettato dalla Squadra Mobile grazie a un virus trojan inserito nel suo telefonino a dirsi convinto che sia stato proprio Francisco ad avere sparato al Diablo il 7 agosto del 2019 sulla panchina del Parco degli Acquedotti.
Lo riconosce anche nei frame delle immagini riprese dalla telecamera di via Lemonia e pubblicate sui giornali in cui viene inquadrato il killer in fuga: «Dalle movenze... co' quella magliettina... a me pare proprio lui.. er modo...». Non solo: lo indica come «avido» per non avere voluto dividere il denaro con altri «per fare il signore lui... ha voluto fa' a vita.. almeno avesse sistemato quarcuno».
(...)
TELEFONI SILENZIATI Domani nell'aula bunker di Rebibbia, ci sarà l'udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio chiesto dalla Procura del presunto killer, accusato, con Enrico Bennato e Giuseppe Molisso, anche della morte di Selavdi Shehaj ucciso in spiaggia a Torvaianica il 20 settembre del 2020. I due procedimenti sono stati uniti. Secondo l'ex compagna di Francisco a scatenare la rappresaglia contro Diabolik sarebbe stato lo scontro tra il gruppo del Diablo e quello di Leandro Bennato, fratello di Enrico, entrambi nipoti del boss di Primavalle Walter Domizi.
A proposito di Leandro, la Mobile alla ricerca di tracce per ricostruire i movimenti di personaggi che potrebbero avere avuto ruoli nella vicenda, annota che il 7 agosto del 2019, giorno della morte di Piscitelli, non c'è alcun tipo di traffico che possa geolocalizzarlo; l'ultima chiamata precedente è del 26 luglio e il telefono non tornerà a parlare se non il 17 settembre. Uno strano silenzio?
Tanti i punti ancora da cristallizzare nell'inchiesta. Innanzitutto manca la cosiddetta pistola fumante.
IL VIDEO E LA PISTOLA L'arma del delitto non è stata mai ritrovata. E secondo una perizia della difesa di Calderon (la stessa di Enrico Bennato) non sarebbe del tipo indicato dagli inquirenti, ovvero corrispondente a quella sottratta all'ex compagna dell'argentino. Inoltre, una consulenza tecnica svolta sul video che riprende gli autori dell'omicidio dell'albanese, fornirebbe una ricostruzione del fatto diversa rispetto a quella narrata da Enrico Bennato, il quale, dimostrano i tabulati dei telefoni in suo uso, sempre stando alla difesa, non era neppure a Torvaianica il giorno e nell'orario dell'omicidio.
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