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AD HAMAS NON FREGA UN CAZZO DEI PALESTINESI – I MILIZIANI HANNO RESPINTO L’ULTIMA PROPOSTA SU TREGUA E LIBERAZIONE OSTAGGI PERCHÉ CONTIENE LA RICHIESTA ALL'IMPEGNO DEL GRUPPO A DISARMARSI: NERO SU BIANCO SI PROPONEVA UN CESSATE IL FUOCO DI 45 GIORNI DURANTE I QUALI SAREBBERO ENTRATI AIUTI A GAZA IN CAMBIO DI ALMENO DIECI OSTAGGI SUI 59, TRA VIVI E MORTI, ANCORA NELLE MANI DEL GRUPPO. MA PER HAMAS QUALSIASI ACCORDO DEVE INIZIARE CON UN CESSATE IL FUOCO E IL RITIRO ISRAELIANO, NON CON IL DISARMO. SI FERMANO ANCHE GLI AIUTI MENTRE LA SITUAZIONE SANITARIA È AL COLLASSO…
Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per “la Stampa”
Hamas ha respinto l'ultima proposta di accordo su tregua e liberazione ostaggi perché contiene la richiesta all'impegno del gruppo a disarmarsi. La proposta prevedeva un cessate il fuoco di 45 giorni durante i quali sarebbero entrati aiuti a Gaza e usciti, in una prima fase, almeno dieci ostaggi sui 59, tra vivi e morti, ancora nelle mani del gruppo di Gaza.
Per Hamas, qualsiasi accordo deve iniziare con un cessate il fuoco e il ritiro israeliano, non con il disarmo, che a loro dire non è negoziabile.
miliziani di hamas in tiro per la cerimonia di rilascio degli ostaggi
Il Paese ebraico, che in serata ha inviato una nuova proposta agli egiziani girata ad Hamas, si vuole impegnare verso una discussione su un cessate il fuoco permanente, che potrà iniziare se escono tutti gli ostaggi.
Hamas si è presa tempo per decidere. Secondo indiscrezioni avrebbe accettato anche una riduzione nel numero di prigionieri palestinesi da rilasciare dalle carceri israeliane e avrebbe accettato di aumentare gli ostaggi da liberare da Gaza, rispetto alla proposta iniziale.
È scesa in campo la diplomazia internazionale. Mentre l'Unione europea ha garantito all'Autorità nazionale palestinese un aiuto di 1,6 miliardi di dollari in tre anni, con l'Alto rappresentante per la politica estera Kallas che ha detto che Israele ha il diritto di difendersi, ma le sue azioni attuali vanno oltre la legittima difesa proporzionata, Al-Sisi è a Doha per incontrare l'emiro del Qatar. In campo è sceso anche Macron, che dopo aver annunciato giorni fa che la Francia potrebbe riconoscere la Palestina, ha parlato con il presidente Abu Mazen, definendo la timeline del giorno dopo la fine del conflitto: disarmare e mettere da parte Hamas, definire una governance credibile e riformare l'Autorità nazionale palestinese.
benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
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Ma mentre si discute, non si fermano i bombardamenti, e la situazione umanitaria è sempre più difficile. Secondo fonti locali, sono state 39 le vittime fra domenica e lunedì.
Tra queste anche Dina Zaurub, 22 anni, una nota artista che aveva vinto diversi premi per i suoi disegni, soprattutto sul tema dei bambini rifugiati, uccisa nella sua tenda di famiglia a Khan Yunis. I diversi ordini di evacuazione hanno spinto i rifugiati di Gaza a stiparsi in un terzo della Striscia. Diversi gazawi si sono messi a costruire abitazioni di fortuna sulla spiaggia.
PROTESTE CONTRO HAMAS NELLA STRISCIA DI GAZA
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Non c'è accordo sugli aiuti. Hamas insiste che debbano entrare massicciamente e senza controlli, mentre Israele vuole controllarli a uno a uno, temendo che insieme alle tonnellate entrate durante la tregua di sei settimane cominciata a gennaio siano arrivati anche armamenti che hanno permesso di lanciare i razzi nei giorni scorsi.
Difficilissima la situazione sanitaria. Come denunciato dal ministero della salute locale, sono 36 gli ospedali distrutti da Israele.
Si sta lavorando per rimettere in sesto il Kamal Adwan. E si lavora anche per riaprire l'Al-Ahli, l'ospedale battista ultimo a essere colpito domenica. «Abbiamo vissuto – spiega in una telefonata a La Stampa Maher Ayyad, direttore medico dell'ospedale – un'emergenza continua e non è finita. Domenica è stata la quinta volta che il nostro ospedale è stato colpito.
Abbiamo ricevuto i pazienti dagli altri ospedali, abbiamo fatto operazioni chirurgiche, abbiamo fornito anche cure ambulatoriali a tutti quelli che venivano.
Ora non possiamo più. Stiamo facendo di tutto per ritornare in carreggiata. In una parte della struttura abbiamo ancora una quarantina di malati, ma molti macchinari sono andati distrutti, abbiamo perso tanto […]».
benjamin netanyahu
bombardamento su gaza 8
bombardamento su gaza 7
bombardamento su gaza 5
bombardamento su gaza 6
proteste a beit lahia contro hamas 6
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