DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Da “la Stampa”
La settimana scorsa, passeggiando per il Lower East Side di Manhattan, la gente è rimasta sorpresa dall’inusuale insegna di un negozio: «Gun Shop». Possibile che qualcuno era venuto a vendere armi in questo bastione liberal di New York?
Qualche cliente però si è affacciato, e ha cominciato a chiedere: «Sto pensando di comprare una pistola, quale mi consiglia?». Il commesso, solerte, ha risposto senza risparmiare dettagli: «Abbiamo questo magnifico revolver calibro .22, molto popolare e facilissimo da usare. Pensi che un bambino di cinque anni lo ha trovato nella stanza dei genitori, lo ha preso, è sceso al piano di sotto dove stava il fratellino di 9 mesi e lo ha ammazzato». All’inizio il cliente annuiva di approvazione, poi sulla faccia gli si è dipinto un enorme punto interrogativo.
Un altro avventore cercava un fucile automatico, e il commesso aveva sfoderato tutto il suo entusiasmo: «I collezionisti amano questo, è davvero un pezzo straordinario. Anche la madre di Adam Lanza lo aveva nella sua collezione. Poi Adam l’ha uccisa, ha preso queste armi ed è andato alla scuola elementare di Sandy Hook, dove ha ammazzato sei insegnanti e venti bambini innocenti. Venti ragazzini, andati, così». L’angoscia stavolta ha contorto il volto del cliente, che ha rinunciato all’acquisto.
Facce sconcertate
È andata avanti così per un paio di giorni, ma poi il negozio è sparito, misteriosamente come era stato aperto. Al suo posto è tornata la galleria d’arte che aveva sempre occupato quelle stanze, e adesso si è capito il perché: era fasullo, si trattava di una campagna organizzata dal gruppo States United Against Gun Violence per sensibilizzare il pubblico al problema delle armi.
Negli scaffali c’erano fucili e pistole che imitavano alla perfezione quelle vere, ma non potevano sparare. Tutte le armi esposte avevano una storia, nel senso che i modelli veri erano stati usati in passato per qualche tragedia. Lo scopo del commesso era raccontarlo, per scioccare l’avventore. Il negozio era pieno di telecamere per riprendere le conversazioni con i clienti, e nel retro c’era uno studio per registrare le immagini, che ora sono state montate in un video messo sul sito di States United Against Gun Violence, un’organizzazione contro le armi che ha sede in 28 stati.
Leah Gunn Barrett, direttrice esecutiva di New Yorkers Against Gun Violence, ci ha spiegato così l’iniziativa: «Lo scopo era far riflettere la gente e farle cambiare idea sul possesso delle armi». Secondo un sondaggio Gallup, il 63% degli americani sono favorevoli a questo diritto, sancito dal Secondo emendamento della Costituzione. «Quando però spieghi come stanno le cose, molti ci ripensano. Pensate che due terzi dei suicidi in America avvengono con le armi da fuoco, e nell’ultimo anno le violenze collegate al loro uso sono aumentate dell’8%. La sicurezza dei possessori di fucili e pistole, invece, non è aumentata».
Tutti hanno rinunciato
I clienti del «Gun Shop» di Manhattan «sapevano che facevano parte di una ricerca di mercato, ma erano tutti seriamente intenzionati ad acquistare un’arma, e tutti hanno rinunciato. Almeno per ora. Quando si spiegano le cose, insomma, la gente ragiona».
Dopo la strage nella scuola di Sandy Hook si era accesa la speranza di nuove limitazioni al commercio, ma il Congresso dominato dai repubblicani ha stoppato l’iniziativa del presidente Obama:
«A livello federale - ammette Leah - non si muoverà nulla. A livello statale, però, qualcosa avviene. A New York, dove le limitazioni sono forti, i possessori di armi sono il 18%, contro il 32% di media nazionale, e gli episodi di violenza nell’ultimo anno sono scesi del 6%, contro una crescita dell’8% a livello nazionale. Speriamo di convincere gli americani che la strada da seguire per la sicurezza è questa».
[P. MAS.]
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