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ALBERTO TRENTINI È VIVO E STA BENE – IL COOPERANTE ITALIANO IN PRIGIONE IN VENEZUELA DA 182 GIORNI HA CHIAMATO LA FAMIGLIA PER LA PRIMA VOLTA DALL’ARRESTO, IL 15 NOVEMBRE – IL “DISGELO” DIPLOMATICO CON IL GOVERNO DEL DITTATORE NICOLAS MADURO È ARRIVATO CON LA LIBERAZIONE DI UN ALTRO ITALIANO IN CARCERE, ALFREDO SCHIAVO. IL VICEMINISTRO CIRIELLI HA RINGRAZIATO MADURO, E ANCHE IERI È TORNATO A USARE PAROLE DI APERTURA VERSO CARACAS -
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Alberto Trentini è vivo. In una breve telefonata con l’Italia ha potuto finalmente rassicurare la famiglia dopo 182 giorni di prigionia: mangia, prende le medicine. E spera di tornare presto a casa. Lo ha detto lui stesso, l’altra notte, la voce emozionata, nella prima telefonata a casa che è riuscito a fare dall’arresto avvenuto il 15 novembre scorso.
La telefonata, fanno sapere a Repubblica fonti di Palazzo Chigi, è arrivata improvvisa. Ma non inattesa.
Perché è il frutto di un lungo lavoro di mediazione diplomatica che da mesi il governo italiano, insieme con la famiglia Trentini e l’avvocato Alessandra Ballerini, stanno facendo per allacciare un rapporto con il governo Maduro. In questo senso importante è stata la liberazione e l’arrivo in Italia dopo cinque anni di carcere di Alfredo Schiavo, il cittadino italo-venezuelano anche lui arrestato in Venezuela.
In quell’occasione era arrivata una dichiarazione del viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, che «a nome del governo italiano esprimeva soddisfazione» e ringraziava «Nicolas Maduro per il suo personale intervento». Era il segnale che il Venezuela aspettava sin dal momento dell’arresto di Trentini. Non a caso ieri Cirielli è tornato a usare parole di grande apertura nei confronti del Venezuela e del suo presidente: «Questo passo in avanti è frutto di un lungo lavoro di mediazione diplomatica» ha detto. «Ringrazio nuovamente Maduro per l’interessamento e auspico che si possa giungere a una rapida scarcerazione del connazionale ».
La telefonata di Trentini è stata il primo gesto concreto del disgelo: negli scorsi mesi erano arrivate altre prove sul fatto che il cooperante italiano fosse vivo. Ma non gli erano stati concessi quelli che nella «diplomazia degli ostaggi» vengono considerati i passi basilari per l’avvio di una trattativa: la chiamata a casa, appunto. E poi la possibilità di incontrare l’ambasciatore in carcere o di ricevere corrispondenza […]
È necessario però, come dice la madre, «fare in fretta». Alberto deve essere liberato prima che vengano formalizzate accuse che la nostra intelligence ha bollato come “inesistenti”. Trentini era lì per lavoro da pochi giorni, non aveva alcun rapporto reale né con oppositori politici né tantomeno con servizi di sicurezza di paesi esteri. […]
Alberto Trentini
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