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Samuele Finetti per www.corriere.it
Una giornata, ogni giornata, in dodici tweet. Aleksej Navalny, il dissidente numero uno del regime di Vladimir Putin, ha voluto far conoscere al mondo, attraverso il suo profilo Twitter gestito dagli attivisti, come trascorre le ore nel carcere dove è rinchiuso per scontare una condanna a nove anni per frode. Non si sa dove sia, perché il 14 giugno è stato trasferito dal carcere di Pokrov, non lontano da Mosca, a un penitenziario imprecisato. Ora, però, si sa come spende il tempo dietro le sbarre.
«Io vivo come Putin e Medvedev». Così esordisce nel primo dei dodici post, con ironia evidentemente non scalfita dalla reclusione: «O almeno, così mi viene da pensare quando guardo la recinzione che circonda la mia baracca. Tutti qui stanno dentro una normale recinzione, con aste per appendere il bucato. La mia recinzione, invece, è alta sei metri: di simili ne ho viste solo attorno ai palazzi di Putin e Medvedev su cui abbiamo investigato».
navalny in aula alla lettura della sentenza 2
Eccolo, il primo paragone con lo Zar: «Putin vive e lavora in un posto del genere. E anche io vivo in un posto simile». Poi, il secondo: «Putin lascia che i ministri siedano in sala d’attesa per sei ore, e anche i miei avvocati devono aspettare cinque o sei ore per vedermi di persona». E il terzo: «Nella mia baracca c’è un altoparlante, trasmette canzoni come “Gloria all’Fsb” (l’Fsb è il servizio di sicurezza interna di Mosca, ndr) e credo che anche Putin ne abbia uno».
navalny con la moglie in tribunale 2
«Ma è qui che le similitudini finiscono». Il prigioniero scandisce la sua routine, ora per ora: «Putin dorme fino alle dieci, poi fa una nuotata in piscina e fa colazione con formaggio e miele. Per me, alle dieci c’è la pausa pranzo. Perché il lavoro comincia alle 6:40». La sveglia suona quaranta minuti prima: «Ore 6, sveglia, poi dieci minuti per rifare il letto, lavarsi e radersi. Ore 6:10, esercizio fisico. Ore 6:20, scortato alla colazione. Ore 6:40, perquisito e poi a lavorare».
Al Cremlino, Putin dirige la sua Operazione speciale in Ucraina; in prigione, Navalny ha altre occupazioni: «Dentro la mia baracca, c’è una stanza speciale con tre macchine da cucire. È una zona speciale industriale della mia “prigione dentro la prigione”. Strano che non abbiano messo una macchina da cucire anche vicino alla mia cuccetta». «Lavoro» significa «sette ore alla macchina da cucire, seduto su uno sgabello di legno che non arriva alle ginocchia».
Ci si alza alle 10:20, per una pausa pranzo di 15 minuti. Poi di nuovo seduti «qualche ora su una panca di legno, sotto a un ritratto di Putin. La chiamano “attività disciplinare”: non so chi potrebbe venire “disciplinato” da una cosa simile, se non uno storpio con la schiena malandata». Questo da lunedì al venerdì. E il sabato? «Cinque ore di lavoro, poi di nuovo seduto sulla panca, sotto al ritratto». La domenica è libera: «O almeno, sarebbe il giorno di riposo. Ma chiunque abbia pensato alla mia routine, nell’amministrazione di Putin, è un esperto di relax. Per questo la domenica stiamo seduti dieci ore su una panca di legno».
Eppure Navalny assicura di non avere perduto l’ottimismo. «Sapete, cerco sempre un lato positivo, anche in un’esistenza triste come la mia», scrive, «tento di divertirmi il più possibile: mentre cucio, recito a memoria il monologo dell’Amleto in inglese. Ma i detenuti che lavorano nel mio turno mi dicono che quando chiudo gli occhi e bisbiglio qualche passo in inglese shakesperiano, come “Nelle tue preghiere siano ricordati tutti i miei peccati”, hanno l’impressione che io stia evocando un demone». Ma il prigioniero assicura, sempre con una punta di sarcasmo: «Non ho intenzioni del genere: evocare un demone violerebbe il regolamento interno».
Alexei Navalnyalexei navalny in carcerealexei navalny in carcere Navalny 5
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