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Alfredo Romeo esce dal carcere
F.Grignetti e E.Izzo per la Stampa
Alfredo Romeo ha scelto di non rispondere alle domande del giudice e si affida al tribunale della Libertà. Attraverso i legali, però, l'imprenditore napoletano lancia messaggi. Il primo: «Non ho mai incontrato Tiziano Renzi». E comprensibilmente il «babbo» a Rignano sull'Arno esulta in quanto è confermata la sua versione (esultanza doppia dopo che il presunto mister X dell' incontro di Fiumicino è venuto allo scoperto. È effettivamente Alessandro Comparetto, titolare della Fulmine Group, società di poste private). Sembra rinfrancato anche il figliolo.
«Se qualcuno - scriveva ieri sera Matteo Renzi, annunciando la kermesse che si terrà a Torino - pensa che da queste parti ci sia gente che si intristisce o si impaurisce o si rassegna, beh: quel qualcuno ha sbagliato indirizzo». I Renzi, insomma, padre e figlio, sono pronti allo scontro. E c'è una gran bagarre attorno a Luca Lotti, renziano e ministro dello Sport. Sinistra italiana potrebbe votare la mozione di sfiducia individuale presentata dai grillini. Anche gli scissionisti del Pd, pronti a presentare un loro documento pur dopo che Gentiloni ha difeso il suo ministro, mandano segnali ostili. «C' è un problema - dice Cecilia Guerra, capogruppo Mdp al Senato - di opportunità politica. Sarebbe meglio un passo indietro di Lotti».
INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO
Ma intanto anche Romeo è pronto al contropiede. «Altro che corruttore, è stato fregato più volte», spiega l' avvocato Giovan Battista Vignola. Ribadisce di sentirsi la vittima in un gioco politico e mediatico più grande di lui. E torna prepotente la sua ossessione dell' ultimo anno e mezzo: essere sbattuto fuori dal giro grosso dai renziani a beneficio della concorrenza. Perciò i legali ieri hanno allegato alla memoria difensiva anche un esposto presentato da Romeo nell' aprile del 2016 alla Consip «dove denunciava i raggruppamenti illeciti delle grosse imprese per aggiudicarsi gli appalti».
I gruppi concorrenti, secondo Romeo, avrebbero vinto aggirando le regole e grazie a «valutazioni discrezionali» mentre lui veniva «bidonato». «Ad aprile invitava la Consip a essere rigorosa negli accertamenti e nei controlli sui grossi raggruppamenti illeciti, rappresentati da quei gruppi imprenditoriali che sono i veri "padroni" del mercato».
Romeo fa nomi e cognomi di chi sarebbe stato favorito dal potere: le coop rosse, Manutencoop, Cofely. «Ecco - conclude il suo avvocato - in questo caso, a nostro parere, si possono condurre indagini di maggiore spessore rispetto alla contestazione di corruzione».
Eppure c' è un dirigente della Consip, Marco Gasparri, che ha confessato di avere ricevuto 100 mila euro da Romeo. «Si tratta di una corruzione, se mai c' è stata, non dico da quattro soldi ma quasi», sminuisce il legale. Per chi è abituato a muovere milioni di euro, i 100mila euro al dipendente infedele di Consip erano spiccioli. «La contestazione per cui Romeo è in carcere - insiste l' avvocato Vignola - è marginale: parliamo di cinquemila euro ogni due mesi per avere consulenze private sul perfezionamento dei calcoli per presentare delle offerte». Che ad incassare fosse un dirigente che doveva redigere le gara d' asta, beh, è un particolare secondario.
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