DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Elena Stancanelli per “la Repubblica”
«Qualsiasi incontro sessuale tra adulti consenzienti, ottenuto senza violenza, coercizione minacce e manipolazione, dovrebbe essere escluso dal controllo dello Stato. Criminalizzare il commercio sessuale è servito soltanto a incrementare molestie e violenza nei confronti dei lavoratori del sesso, compresi gli abusi commessi per mano della polizia».
Per questa ragione - secondo quanto ha spifferato CATW, la Coalition Against Trafficking in Women - Amnesty International, cioè la più grande organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, proporrà tra un mese, in un incontro a Dublino, la depenalizzazione della prostituzione. Un passo gigantesco, che metterebbe in discussione le politiche repressive di tutti questi anni, e che si accoda a proposte simili su consumo e vendita di droghe.
Legalizzare significa, se prendiamo per buona questa teoria, sconfiggere il traffico, impedire che si arricchiscano organizzazioni criminali, far emergere e quindi essere nelle condizioni di poter controllare.
«Mai!» hanno risposto quattrocento attivisti di organizzazioni per i diritti delle donne, avvocati, intellettuali, artisti, scrittori, attori. Una lettera aperta firmata, tra gli altri, da Meryl Streep, Angela Bassett, Emily Blunt, Jonathan Demme, Lena Dunham, Anne Hathaway, Sarah Jones, Kevin Kline, Lisa Kudrow, Kyra Sedgwick, Emma Thompson, Kate Winslet.
E talmente forte è stata la risposta emotiva che l’appello è diventato pubblico e può essere firmato da chiunque sul sito change.org.
In Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Ungheria, Lettonia, dove si è tentato un esperimento di legalizzazione - scrivono i quattrocento firmatari - lo sfruttamento non è diminuito. Nei bordelli lavorano ancora ragazze in fuga da povertà e disperazione, senza documenti e senza possibilità di scelta.
Senza considerare che, moralmente, la relazione tra prostituta e cliente, include una tacita sopraffazione e, peggio ancora, un consenso a violenze che possono diventare vere torture. Ma la cosa più importante è che il commercio sessuale determina sempre una disparità di genere.
Su questo punto, sulla libertà di scelta delle donne, i due fronti si dividono clamorosamente. Non ci sarebbe nessun libero arbitrio nella prostituzione, secondo i proibizionisti, mai, neanche quando l’impresa sembrerebbe autogestita. E oltre tutto anche dal punto di vista economico, il commercio sessuale non agisce sul welfare con la forza che ci saremmo immaginati. L’esempio della Germania insegna: su circa quattrocentomila prostitute stimate sul mercato, solo quarantamila si sarebbero infatti iscritte a un ente previdenziale.
Gloria Steinem, storica femminista americana, scrittrice, giornalista e fondatrice della rivista Ms, ha aggiunto a commento della lettera dei quattrocento, che la prostituzione non è diversa da altre forme di sfruttamento economico del corpo, come per esempio il commercio di organi. Legalizzarla, significa soltanto permettere a tenutari di bordelli, magnaccia e schiavisti di arricchirsi.
Ma dal momento che criminalizzarla significa soltanto mettere in galera le prostitute, pratica inefficace oltre che ingiusta, bisogna trovare una terza via. O meglio, adottarla. La terza via c’è già, dice Steinem, e si chiama modello nordico. Introdotto in Svezia Norvegia e Islanda e ripreso dalla Francia di Hollande, il modello nordico equipara il commercio sessuale a una violenza tout court e per questa ragione considera reato, sanzionabile, quello del cliente.
Il Parlamento Europeo ha adottato nel 2014 questa risoluzione, non vincolante per i governi nazionali. In Italia la prostituzione è regolamentata dalla legge Merlin del 1958, secondo un modello abolizionista (repressione di sfruttamento e favoreggiamento e proibizione di ogni forma di regolamentazione).
Ma qualche mese fa un gruppo di 70 parlamentari ha presentato un manifesto col quale chiedeva l’abolizione di quella legge e la riapertura delle case chiuse. In un paese che non riesce neanche a darsi una legge per regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso… Meglio star fermi al via, vedere quello che fanno gli altri, e poi accodarsi.
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